di Enzo Palladini
Il principio del dolore
Autore: Adam Haslett
Traduttrice: Giovanna Granato
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2003
Anno prima edizione: 2002 (Usa)
Genere: Racconti, Moderna e contemporanea
Pagine: 222
Consigliato a chi non ha paura di immedesimarsi nel dolore del prossimo.
Ognuno di noi ha un proprio limite di percezione del dolore. A qualcuno basta un minimo contrattempo per soffrire in maniera inverosimile, altri riescono a sopportare fino ai confini dell’umano. Però tutti proviamo un dolore, fisico o morale che sia. Tutta la nostra sofferenza ha un’origine, di cui possiamo essere consapevoli o meno. Il principio del dolore raccoglie nove racconti di Adam Haslett, all’epoca della pubblicazione giovane studente americano, che vanno proprio ad analizzare il “vulnus”, il punto focale da cui ogni dolore trae origine.
In Devozione i protagonisti sono Owen e Hillary, fratello e sorella, innamorati dello stesso uomo da tanti anni. Il loro dolore deriva dal fatto che Ben, l’oggetto dei loro desideri, non si è legato a nessuno dei due, ma è sposato e con figli. In Un bravo medico, Frank percorre moltissimi chilometri in condizioni estreme per occuparsi di una paziente molto depressa, che però rifiuta le cure perché è perfettamente consapevole di quale sia l’origine delle sue sofferenze: la perdita precoce di un figlio. Nel racconto che dà il titolo al libro, un adolescente sotto shock, dopo aver perso la madre per suicidio, si innamora di un coetaneo, dal quale riceve violenze di ogni tipo, sia sotto forma di percosse sia sotto forma di abusi sessuali. Poi c’è Samuel, un ragazzo che vive delle premonizioni, “sente” la morte di qualcuno prima che questa avvenga, indovinandone le circostanze come se vedesse l’evento con i suoi occhi. La sua sofferenza deriva dal non riuscire a farsi ascoltare, ma se non viene ascoltato, è solo perché anche il padre ha lo stesso dono e non vuole ammetterlo. Ted è un orfano che, per provare a curare i suoi traumi, presta servizio come volontario in una casa di riposo per anziani, ma finisce per affezionarsi troppo a Elizabeth, una paziente che è non esattamente facile da gestire.
Non ci sono autocensure in queste pagine, ci sono storie che possono avere una componente fantasiosa ma che si basano indubbiamente su fatti reali, su un vissuto originale. Tra le righe si legge una fortissima immedesimazione tra l’autore e i suoi personaggi. Mentre racconta la sofferenza di qualcuno, Haslett diventa totalmente quel qualcuno, vede la vita attraverso altri occhi, analizza tutto quello che alla sofferenza porta. Le malattie psichiatriche sono un problema molto serio nella società contemporanea, anche perché quel genere di pazienti spesso non ha diritto d’asilo e di cura nelle strutture ospedaliere. Molti vengono abbandonati al proprio destino, scaricati sulle famiglie anche quando le loro condizioni necessiterebbero palesemente di assistenza continua.
Non è un libro sulla follia o sulle malattie psichiatriche, ma una specie di trattato in cui viene analizzato tutto quello che può fare del male all’anima umana e che può indurre conseguenze anche sulla salute fisica vera e propria.
In Il principio del dolore – che quando uscì conquistò un posto da finalista al Premio Pulitzer e al National Book Award – si racconta tutto questo con uno stile elevato, con un talento decisamente superiore alla media, con una capacità di coinvolgere il lettore (ovviamente grazie anche all’ottima traduzione di Giovanna Granato), che è caratteristica di pochi scrittori contemporanei.
Il libro in una citazione
«Tu e tutti gli eredi della ricchezza, convinti che la vita sia una questione di sentimenti affinati. Vi sbagliate.»
10 giugno 2022
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