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Home » “L’ARTISTA DELL’ANIMA”, MASI RITRAE GIOTTO A TUTTO TONDO

“L’ARTISTA DELL’ANIMA”, MASI RITRAE GIOTTO A TUTTO TONDO

La copertina del libro "L'artista dell'anima. Giotto e il suo mondo" di Alessandro Masi (Neri Pozza)

L’artista dell’anima. Giotto e il suo mondo
Autore: Alessandro Masi
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2022
Genere: Arte
Pagine: 186

Consigliato a chi ama la storia dell’arte e desidera approfondirne una delle figure più significative.

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di Sabrina Bergamini

La tradizione vuole che il celebre pittore fiorentino Cimabue, camminando tra i campi del Mugello nei pressi di Vicchio, incontrò casualmente un fanciullo che stava disegnando una pecorella e, stupito dal suo talento immaturo ma già notevole, chiese a suo padre di affidarglielo come allievo. Probabilmente questo racconto è solamente una leggenda, tuttavia è noto che, a un certo punto della sua vita, il giovane Angiolotto o Ambrogiotto (da cui Giotto), figlio del fabbro e contadino Bondone, lasciò la casa paterna per trasferirsi a Firenze nella bottega di Cimabue, al fine di apprendere l’arte della pittura. Così inizia la carriera di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi e così inizia anche la storia che Alessandro Masi ci racconta in L’artista dell’anima. Giotto e il suo mondo, recentemente pubblicato da Neri Pozza nella collana I Colibrì.

Cimabue possedeva un laboratorio molto rinomato e lì il giovane Giotto imparò dal migliore dei maestri i trucchi, le astuzie e soprattutto le tecniche del mestiere. Riconoscendo nel ragazzo il vero talento, a sua volta Cimabue lo elesse allievo prediletto. Giotto imparò talmente in fretta che intorno al 1290, poco più che ventenne, dipinse in Santa Maria Novella la sua prima opera rivoluzionaria, un Crocifisso che lasciò tutti a bocca aperta per quanto era innovativa la sua visione nel dipingere il sacro. Giotto riteneva infatti che un pittore dovesse rendere il Vangelo accessibile a tutti e mostrare, oltre all’aspetto divino, anche la dimensione umana di Cristo.

Il suo approccio alla pittura non prendeva spunto dalla cultura classica, come era sempre accaduto fino a quel momento, ma segnò l’inizio di un nuovo modo di concepire l’arte. Lo stile del tutto innovativo, che poneva particolare attenzione alla prospettiva e alla proporzione, procurò a Giotto consensi anche tra gli alti prelati, tanto che gli vennero affidati incarichi sempre più prestigiosi. Prova ne abbiamo ad Assisi, nella Basilica Superiore, dove, insieme al suo maestro, dipinse alcune scene raffiguranti episodi della vita di Francesco. D’altra parte, il suo legame con il poverello di Assisi, di cui viene considerato il più grande interprete, fu del tutto speciale, quasi ci fosse un vincolo spirituale tra i due.

In breve tempo Giotto divenne molto noto: persino Dante Alighieri era tra i suoi ammiratori e arrivò a volerlo coinvolgere nel movimento che stava nascendo intorno a sé e ad altri poeti del tempo, lo Stil Novo. Anche se Giotto rifiutò di unirsi al gruppo dei giovani artisti fiorentini, il legame con il divino poeta non si spezzò mai, fino all’esilio di questi. Una conferma della loro amicizia ci è data dal fatto che Giotto, sul finire della propria vita, realizzò un ritratto di Dante, raffigurando il poeta nel Paradiso, all’interno del Giudizio universale nella Cappella del Podestà al Palazzo del Bargello di Firenze. È poi interessante ricordare che Giotto è l’unico pittore citato nella Divina Commedia.

Masi ci porta con Giotto a Roma, a Napoli, a Milano, a Rimini e, naturalmente, a Padova. Qui Enrico Scrovegni, facoltoso esponente della borghesia locale, gli affidò la realizzazione degli affreschi nella celeberrima cappella che porta il suo nome. Ormai era chiaro a tutti che l’allievo aveva superato il maestro. Cimabue, pur provando una feroce invidia, non poté che riconoscere il valore del rivale.

L’artista dell’anima. Giotto e il suo mondo ha sì l’accuratezza di un documento storico, ma allo stesso tempo non manca di narrarci la vita privata del pittore e alcuni curiosi aneddoti che lo riguardano.

Innamoratosi della giovane Ciuta (Ricevuta), Giotto la sposò nel 1287. La coppia fu benedetta con una prole molto numerosa benché non particolarmente – come dire – “attraente”. Non ci sorprenderemo dunque del fatto che il legame spirituale con il Poverello di Assisi non impedì all’artista, una volta arricchito, di essere ossessionato dal denaro al punto di divenire un usuraio, un tirchio uomo d’affari, ben lontano dall’ideale di vita francescana, e ancor più motivato a impoverire i suoi fittavoli perché terrorizzato dal non avere abbastanza liquidità per procurare una dote alle sue non bellissime figlie.
E che dire dello scherzo tirato a Cimabue, quando dipinse una mosca su una tela e il maestro – credendola veramente un insetto – tentò di cacciarla dal dipinto?
Non poteva mancare neppure l’episodio di quando Giotto inviò a Roma un disegno per dimostrare il proprio talento, su richiesta di papa Bonifacio VIII: un cerchio perfetto realizzato a mano libera, la famosa O di Giotto!

Masi, docente di storia dell’arte, segretario generale dell’Associazione Società Dante Alighieri, giornalista nonché autore di numerosi testi di divulgazione culturale, scrive con uno stile estremamente ricercato. Ciò non impedisce a noi lettori di godere di una storia molto piacevole, quasi il testo fosse un romanzo di avventura, grazie anche ai numerosi dialoghi in fiorentino che si trovano all’interno dell’opera. L’autore – con questa sorta di “saggio narrativo” – ci  fa immergere non solo nella vita e nelle opere, ma anche nei pensieri del geniale pittore e architetto che – al pari di Dante e San Francesco –  ha gettato il seme di quello che negli anni avvenire sarebbe stato uno dei periodi più affascinanti della nostra storia: il Rinascimento.

Masi descrive le scene con tale realismo, che il lettore ha talvolta la sensazione di osservare con i propri occhi il grande pittore mentre crea i suoi capolavori. Ci vengono spiegati in maniera talmente vivida i particolari degli affreschi al punto che di tanto in tanto siamo indotti a interrompere la lettura per andare a ricercare i dipinti citati, magari con l’aiuto di internet e riuscire così a godere ancor meglio di tanta bellezza. L’esperienza di lettura che ne ricaviamo è davvero emozionante.

L’artista dell’anima. Giotto e il suo mondo è un libro da consigliare non solo a chi ama l’arte ma anche a tutti coloro che desiderano andare oltre il pittore e conoscere il Giotto-uomo, in cui convissero la fragilità umana e la genialità, la contraddizione e l’immenso talento; quel talento che irrompe talvolta nella storia dell’umanità e la migliora, avvicinandola a Dio.

Il libro in una citazione
«Dopo Dante, ma soprattutto subito dopo la parola di Francesco, per Giotto in arte non aveva più ragion d’essere l’astrazione dei greci, la ieraticità dei santi, la freddezza geometrica delle madonne, il gelo dei corpi, la teofania di Dio, la distanza del cielo dagli uomini. In pittura, come nella vita, pensava il pittore, aveva ragione Francesco, occorreva far scendere tutti i santi tra gli uomini, piantare sulla terra l’intero empireo, praticare il miracolo della parola evangelica, darle uno spazio, un peso, una casa.»

6 maggio 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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