di Enzo Palladini
La filosofia è un esercizio
Autori: Pier Aldo Rovatti, Nicola Gaiarin
Editore: La nave di Teseo
Anno edizione: 2020
Genere: Filosofia
Pagine: 239
Consigliato non solo a chi ha un’infarinatura della materia ma anche a chi vuole fare un ripasso della filosofia negli ultimi sessant’anni.
Piccola nota doverosa: Pier Aldo Rovatti è uno dei più grandi filosofi contemporanei, docente all’Università di Trieste, editorialista e autore di numerosi testi di fondamentale importanza. Nicola Gaiarin è stato un suo allievo e in questo saggio ha il compito di riordinare l’immensa quantità di idee che Rovatti ha disseminato nella sua lunga carriera.
La filosofia è un esercizio è una specie di lunghissima intervista, domande e risposte che attraversano gli ultimi sei decenni di filosofia, non solo italiana.
Si parte dagli anni Sessanta, quando Rovatti incontra Enzo Paci, direttore della rivista filosofica aut aut, e inizia il suo percorso, organizzando anche dei tour nell’hinterland milanese con l’altro filosofo Salvatore Veca per diffondere cultura dove ce n’è bisogno. Gli anni Settanta sono quelli del grande lavoro su Karl Marx, ma anche su Franco Basaglia, che stava iniziando il suo lungo percorso verso la chiusura dei manicomi. Negli anni Ottanta, insieme al collega Gianni Vattimo, scrive Il pensiero debole, che oggi si può sintetizzare così: “Se la filosofia deve essere dubbio, come hanno sempre fatto i filosofi, da Socrate in poi, allora chiederei: come si scrive il dubbio? Allora dovrò scrivere il dubbio con una scrittura che non è del tutto affermativa”.
Più avanti, nel 2007, uscirà un altro dei libri fondamentali di Rovatti, Abitare la distanza. È la condizione dell’uomo, caratterizzata dal paradosso: egli è dentro e fuori, vicino e lontano, ha bisogno di un luogo, di una casa dove “stare” ma poi, quando cerca questo luogo, scopre il fuori, la distanza, l’alterità. Nello scenario del pensiero contemporaneo, l’autore interroga i filosofi che guardano in questa stessa direzione: Heidegger, Derrida, Lacan, ma anche Merleau-Ponty, Ricœur.
L’ultima creazione di Rovatti in ordine di tempo è la Scuola di Filosofia, “una scuola che non è una scuola, un richiamo a quelle che secondo me dovrebbe essere la vera idea di scuola”.
Il libro di Rovatti e Gaiarin non è facilissimo da affrontare, ma – come dice il titolo – è un ottimo esercizio per entrare (o rientrare) nel mondo della filosofia contemporanea. Sicuramente la forma colloquiale e i moltissimi aneddoti della carriera del filosofo, che vengono raccontati con una giusta dose di autocritica e autoironia, spezzano il ritmo della narrazione e aiutano la comprensione dei vari passaggi. Certo, ci sono delle pagine in cui serve una seconda lettura per afferrare alcuni concetti, per esempio: “Gli autori si autosolidificano, sapendolo o non sapendolo”. Però dove si parla di Basaglia e della sua battaglia per la chiusura dei manicomi ci sono passaggi molto interessanti: “Chiudere i manicomi significa attribuire soggettività a quei ‘sottouomini’ che non erano più considerati come soggetti”.
Nell’introduzione, Gaiarin dice che nel momento della stesura finale de La filosofia è un esercizio, Rovatti ha chiesto esplicitamente di realizzare un libro leggibile, dicendo cose sensate che riescano a non annoiare il lettore. È il primo passo per iniziare l’esercizio della filosofia e in buona parte i due autori ci sono riusciti.
Il libro in una citazione
«Noi siamo impastati con l’assoluto e dobbiamo fare in modo che il doppio legame venga affrontato, vissuto e risolto.»
3 maggio 2022
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