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Home » “LA MIA STORIA SUONA IL ROCK”, E TU NON PERDERE L’OCCASIONE DI ASCOLTARLO

“LA MIA STORIA SUONA IL ROCK”, E TU NON PERDERE L’OCCASIONE DI ASCOLTARLO

La copertina del libro "La mia storia suona il rock" di Luca Pollini (Tempesta)
5 stelline

La mia storia suona il rock. Da Elvis ai Dj set: suoni, musiche e canzoni tra mode e movimenti
Autore: Luca Pollini
Editore: Tempesta
Anno edizione: 2021
Genere: Musica  
Pagine: 307

Consigliato non solo a chi ha già una passione per il rock ma anche e soprattutto a chi ha sfiorato questo mondo per tanto tempo e vuole entrarci con decisione e competenza.

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di Enzo Palladini

Il titolo può trarre in inganno. La reazione potrebbe essere: “Ma sì, sarà una delle solite storie del rock scritte in modo un po’ manieristico e di mestiere”. Niente di tutto questo. È un’opera ricca e composita. È l’insieme di tante storie che compongono gli ultimi cinquant’anni di musica. Non solo rock, anzi. L’interpretazione del titolo La mia storia suona il rock va intesa così: è la storia di un uomo nato negli anni Sessanta che ama il rock e che ha attraversato le mille trasformazioni di una società squassata da cambiamenti epocali. Un libro in cui vengono abbattuti molti luoghi comuni, in cui certe figure artistiche vengono rilette in una maniera molto più chiara e caratterizzata, liberate da stereotipi impolverati. Lo stesso vale per i generi musicali che si susseguono. Non sono “mode” come altri li hanno etichettati nel corso degli anni, ma sono veri e propri fenomeni culturali e sociali, che hanno un inizio, delle origini ben precise, e una fine dettata da motivazioni altrettanto chiare. Almeno se le si vuole leggere in maniera attenta, senza condizionamenti estetici.

Il libro è diviso in due parti. La prima è dedicata all’America e alla nascita di alcuni fenomeni che poi sono stati importati in Europa. Si parte da Elvis Presley e dal suo estremo potere rivoluzionario, si passa per il movimento hippy californiano con il suo motto “peace and love”, tutto il lungo periodo disco music governato dalla scena newyorkese e la stagione del punk per arrivare infine al nuovo millennio con la house music prima e la techno poi. Tutto raccontato con grande accuratezza, con basi sociologiche ben precise e con spiegazioni elevate dei fenomeni. La seconda parte invece riguarda la musica italiana, non solo il suo passaggio dalla canzonetta all’impegno dei testi, la sua politicizzazione, ma anche il periodo in cui in Italia era impossibile fare concerti perché erano diventati semplicemente delle scuse per arrivare a scontri tra potenziali partecipanti e polizia. C’è anche l’analisi di un fenomeno che viene etichettato come “trasformismo”, la capacità che alcuni artisti italiani hanno mostrato di saper cambiare il loro repertorio e le loro idee musicali in base al gusto del momento. Impresa non sempre riuscita.

Lo stile di Luca Pollini è davvero molto fruibile: si rifà infatti a un linguaggio giornalistico al quale viene applicata la precisione e la ricchezza di fonti della saggistica. Sono oltre 300 pagine che volano via senza accorgersene, che potrebbero essere anche 600 senza pesare minimamente sul gusto della lettura: pieni di riferimenti al momento politico e sociale parallelo al fenomeno musicale di cui si parla, pieni di nomi, di date, di eventi successi nella musica e non solo in quella. Righe da cui traspare una chiara passione per il rock, sublimata all’inizio e alla fine dell’opera.

In esergo c’è questa dedica: “Ai Millennials, con l’augurio di pensare al futuro e provare le stesse emozioni dei Baby Boomers”. Si conclude invece con una citazione un po’ drastica del critico Michele Monina: “La musica pop è lo specchio di una società e una società in crisi non può che avere una musica di merda”. Ecco, meglio dire subito qual è la conclusione, tanto in questi casi non è spoilerare.

Non è un romanzo. I Millennials non devono rinunciare a leggerlo solo perché l’autore, che si autodefinisce un Baby Boomer, non gradisce i fenomeni musicali contemporanei. È questione di gusti, poi toccherà alla storia futura dire se ha ragione o meno.

Il libro in una citazione
«Un mondo senza una colonna sonora popolare fatta di canzoni che tutti conoscono, grazie alle quali può nascere un’amicizia o un amore, è sicuramente un mondo più triste e più povero.»

20 aprile 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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