Le parole nei libri

ROSARIO
«Gli occhi mielati della famiglia Sannia su di lei tendono al verde infido della serpe, ma a inquietarla tanto è il rosario di plastica traslucida che tiene sempre attorno al polso. Lo sgrana di continuo, anche adesso che le rivolge un cenno del capo portando le dita fini e nervose alla croce argentata.»
Le donne del fiume di Tala Masca. PubMe, 2020. Pag. 110
In questo breve periodo semantico si evince il dualismo che l’autrice ha voluto donare alle parole. Inizia con una la descrizione di una parte del corpo rendendola al lettore piacevole, ma gradualmente le parole cambiano la prospettiva, apportando al testo un valore più profondo. L’autrice ha racchiuso in poche righe un pensiero arguto: lei prende, metaforicamente parlando, la mano del lettore e lo fa navigare nel senso e nella caratterizzazione di quel personaggio. Nella visione comune, il rosario invita alla santità di una preghiera ma le caratteristiche del personaggio rendono l’immagine crudelmente viva e controversa, non ispirando più alla religiosità, ma all’animo ignobile che lo utilizza ormai per abitudine e per dare una facciata puritana. Ho amato questo personaggio proprio per la sua caratterizzazione.
Valeria D’Alonzo
rosario
[ro-sà-rio] s.m. (pl. -ri)
La corona, filza di grani (per lo più 50 piccoli e cinque grandi) che serve per contare le Ave Maria, i Pater Noster e i Gloria: sgranare il r.
DIM. rosariétto, rosarìno.
Dal lat. rosarium ‘rosaio’, a cui nel sec. XIII si dette il sign. devoto perché le preghiere formano come una corona di rose alla Madonna || sec. XVII.
Il Devoto-Oli 2009. Vocabolario della lingua italiana, 2008. Le Monnier
15 aprile 2022
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