di Elisa Vuaran
Le gioie del sanscrito
Autrice: Giovanna Ghidetti
Editore: Neri Pozza
Anno edizione: 2021
Genere: Linguistica
Pagine: 185
Consigliato a curiosi, di qualsiasi tipo; amanti dell’Oriente, delle lingue, della musica, della scienza, dei rompicapi…
Viene facile pensare al sanscrito quando si vogliono evocare concetti particolarmente astrusi: una lingua per nerd, basata su un’architettura baroccheggiante con una miriade di regole comprensibili solo a una ristretta cerchia di esperti un po’ fissati. Oppure la si associa alle filosofie di certi guru (sì, è una parola in sanscrito) o allo yoga (eccone un’altra!). A qualcun altro invece sarà stato insegnato, probabilmente durante i primi approcci al latino o al greco, che praticamente tutti gli idiomi derivano da un antenato comune, il misterioso indoeuropeo, e certi avranno immaginato che il sanscrito, lingua antichissima, ci si potesse avvicinare molto.
Per diradare le nebbie che ammantano questa disciplina, Giovanna Ghidetti ci invita, sotto la sua esperta guida, a imbarcarci per un viaggio pazzesco che parte da ricordi e aneddoti tratti dai suoi primi studi linguistici, attraversa generazioni di saggezza indiana e approda talvolta in acque più conosciute – quelle delle parole e delle regole grammaticali che usiamo tutti i giorni senza renderci conto del loro inscindibile legame con il sanscrito.
Le gioie del sanscrito è un saggio leggero, ironico e accessibile a tutti, in cui l’illustrazione di concetti di filosofia orientale e la presentazione di antiche opere letterarie si intrecciano agilmente con la cultura cinematografica e musicale contemporanee, con citazioni che spaziano dai miti della creazione al Siddharta di Hermann Hesse fino a Lo shampoo di Gaber, la trama di Matrix, i Beatles e le intelligenze artificiali.
Il testo è breve e di facile lettura, anche grazie all’impaginazione e alla comoda divisione in paragrafi, e al fondo del volumetto sono riportate alcune tavole per la traslitterazione, la bibliografia completa di tutti i testi citati, e una sorta di vocabolario di approfondimento dei termini usati (in sanscrito, in italiano o in altre lingue).
Ogni capitolo mira a far luce su un diverso aspetto della cultura che ruota attorno a questa lingua: si parte da parole che usiamo quotidianamente e che in realtà sono proprio mediate dal sanscrito (abbiamo già detto di yoga e guru, ma anche avatar – con gli ovvi riferimenti cinematografici – karma o… gangia!); si passa poi a prendere in esame i principali scritti (tra cui i veda anche il famoso kamasutra… che non è proprio quel che si pensa comunemente) e le figure di spicco della letteratura e, una volta presa abbastanza confidenza, si affronta ormai senza timore – anzi, con divertimento, come si affronta un gioco di enigmistica – qualche basilare regola di grammatica, presentata per analogie con l’italiano.
Il sanscrito diventa così, come dice l’autrice stessa, un piacevole “argomento da salotto”, senza cadere mai nella trappola delle semplificazioni eccessive né, ancor peggio, di sconclusionati misticismi da santoni: una lingua precisa, quasi una scienza esatta, dal fascino senza tempo né luogo.
Il libro in una citazione
«Nella bacheca di indologia della Statale di Milano c’era questa vignetta – non so chi fosse l’autore, chiedo scusa, cito a memoria – di un monaco tibetano al telefono con un disegno in mano: “Buddha, posso mandarti in allegato una rappresentazione geometrica dell’universo?” e il Buddha, all’altro capo del telefono: “Mandala”.»
8 aprile 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA