di Enzo Palladini
Le ricette della Signora Tokue
Autore: Durian Sukegawa
Traduttrice: Laura Testaverde
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2019
Anno prima edizione: 2013 (Giappone)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 180
Consigliato a chi crede in un’amicizia senza limiti di età e a chi vuole leggere qualcosa sui buoni sentimenti.
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Il protagonista principale si chiama Sentarò. È un uomo non più giovane, che vive solo e che ha un passato burrascoso. Per pagare i debiti che ha accumulato, gestisce una piccola bottega di pasticceria a Tokyo, su un viale alberato con prevalenza di bellissimi ciliegi. Una professione che svolge tanto per farla, perché non ha alternative. Vende solo “dorayaki”, dolcini formati da due dischi di pan di Spagna tenuti insieme da uno strato di “an”, una confettura di fagioli rossi azuki e zucchero. Quelli che vende non sono particolarmente buoni, ma si accontenta che vada così.
Un giorno arriva alla bottega una signora anziana, Tokue appunto. Dopo tante preghiere riesce a farsi assumere come aiutante con una paga oraria risibile. Però davanti agli occhi di Sentarò si apre un mondo: la signora prepara un “an” delizioso e appena i nuovi “dorayaki” iniziano a essere conosciuti nella zona, gli affari volano. Qualche tempo dopo la proprietaria della bottega scopre che la signora Tokue lavora lì, ma che soprattutto si tratta di una persona che in un lontano passato ha avuto la lebbra. Per la legge giapponese è costretta a vivere ancora in un gigantesco sanatorio. La proprietaria intima a Sentarò di mandare via la signora e, dopo una lunga resistenza, Tokue se ne torna nella sua casetta all’interno del sanatorio. Tra lei e Sentarò nasce però un’amicizia che va avanti per un po’ di tempo, fino alla conclusione della storia, che è triste, sì, ma non triste come ci si immaginerebbe: commuove ma regala anche una grande speranza.
Le ricette della Signora Tokue – su cui si basa il film di Naomi Kawase del 2015 – è un romanzo molto ben scritto da Durian Sukegawa, che nella vita ha fatto il poeta, lo scrittore e il clown, ha una laurea in filosofie orientali e una in… pasticceria, scrive con il cuore e racconta sentimenti che tutti i lettori possono condividere. Ottima anche la traduzione di Laura Testaverde, che aiuta a immergersi nella realtà giapponese e nella filosofia di vita di quel popolo. Alla fine del romanzo c’è un glossario con molti termini della gastronomia e della cultura giapponese. L’ideale sarebbe leggerlo prima di iniziare il romanzo, ma al di là di tutto la storia è comprensibile anche senza consultarlo.
La signora Tokue e la sua migliore amica del sanatorio sono due donne che hanno combattuto, sofferto, lottato per cercare di difendere i propri diritti, sono state discriminate ma non hanno mai perso la loro dignità e la loro voglia di vivere. E hanno tanto da insegnare ai lettori di tutte le età.
Il libro in una citazione
«Anche se ci sforziamo di vivere in maniera irreprensibile può succedere comunque che l’incomprensione della società ci annienti.»
15 febbraio 2022
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