di Sabrina Bergamini
L’uomo del Viceré
Autrice: Silvana La Spina
Editore: Neri Pozza
Anno edizione: 2021
Genere: Romanzo storico, Gialli & Noir
Pagine: 304
Consigliato a chi apprezza il romanzo storico immerso nel mistero e a chi, attratto dagli splendori della nobiltà, non teme però di conoscerne anche il lato più oscuro.
Nella Palermo del 1783 la nobiltà è in subbuglio per l’arrivo del nuovo Viceré, il marchese Domenico Caracciolo, che, essendo un illuminista, porta grandi cambiamenti nella sonnolenta città siciliana: è ben deciso a ridimensionare gli spropositati privilegi dei ricchi e potenti, imponendo anche a loro il pagamento delle tasse.
Caracciolo è un moderno intellettuale e questo non piace per nulla nemmeno al clero. Destituisce alcune pratiche aberranti, come le confessioni estorte con la violenza durante gli interrogatori, che troppo ricordano i metodi adottati in passato contro gli accusati di eresia. Non è dunque un caso che moltissimi nobili gli siano avversi e gli si oppongano in maniera molto feroce: c’è chi lo deride volendolo sminuire, c’è chi invece trama di nascosto contro di lui.
In questo complicato scenario politico accade che tre ragazzine del popolo vengano, una dopo l’altra, prima rapite e poi ritrovate uccise per strada. È evidente che le piccole abbiano subito indicibili torture, simili a quelle perpetrate dalla Santa Inquisizione. La situazione è talmente delicata che il Viceré non può che richiamare dall’estero il suo uomo di fiducia, il barone Maurizio di Belmonte – l’uomo del Viceré, appunto – perché venga a capo del mistero il più presto possibile e restituisca un po’ di tranquillità ai cittadini palermitani.
Il giovane di Belmonte è un grande estimatore di Caracciolo, di cui condivide la politica visionaria e innovativa e verso il quale prova profonda gratitudine. Tuttavia, per Maurizio si tratta di un ritorno doloroso: anni prima era stato costretto ad allontanarsi dalla propria città natale a causa di uno scandalo che aveva coinvolto la sua famiglia e aveva anche spinto la sua bellissima fidanzata Viola Inzerillo a lasciarlo.
Giunto a Palermo, il barone di Belmonte inizia immediatamente le indagini, coadiuvato dalle forze dell’ordine, messe a sua disposizione dal Viceré in persona. È un freddo gennaio e il clima insolitamente rigido non fa che contribuire a rendere cupa e sfavorevole ogni giornata del nostro protagonista.
Lo aiutano nelle indagini anche il giovane avvocato illuminista Francesco Paolo Di Blasi e Sofia Schulz, la “pittora dei morti”, che è probabilmente il personaggio più interessante del romanzo. Povera, orfana di padre, Sofia mantiene se stessa e la madre grazie al suo grande talento di pittrice. Essendo di origini popolane, la ragazza viene ingaggiata solamente per dipingere i ritratti dei defunti ma, proprio grazie all’abilità di saper osservare bene i volti dei morti, il suo contributo risulterà decisivo.
Inseguendo gli indizi nei quartieri più oscuri della Palermo di fine Settecento, anche noi ci ritroveremo insieme ai personaggi del romanzo a percorrere vie pericolose e vicoli misteriosi, dove incontreremo inquietanti figure. Non potremo fare a meno di domandarci chi abbia rapito quelle bambine che – scopriremo a poco a poco – “sapevano parlare coi morti” e sui cui cadaveri qualcuno ha fatto ritrovare medagliette raffiguranti l’Arcangelo Gabriele.
L’uomo del Viceré è un giallo storico straordinario che non potrà che affascinare un grande numero di lettori.
L’autrice, Silvana La Spina, che ha già pubblicato diversi libri – tra cui ricordiamo il volume di racconti Scirocco e i romanzi Morte a Palermo (con La Tartaruga), L’ultimo treno da Catania, Quando Marte è in capricorno (con Bompiani) e Uno sbirro femmina, La bambina pericolosa, Un cadavere eccellente (con Mondadori) – in questa sua ultima opera illustra con immagini vivide e realistiche una Palermo contraddittoria e corrotta grazie a una scrittura coinvolgente e ricca di dettagli. Con molta sincerità, contrappone lo splendore della Reggia alle case povere dei palermitani indigenti, senza trascurare di descrivere l’austerità e la freddezza dei conventi.
D’altra parte, Palermo è la vera protagonista della storia. La città non è solamente lo scenario della vicenda ma sembra letteralmente fondersi con i personaggi, cui noi lettori non potremo fare a meno di affezionarci. Sarà molto facile allora avvertire noi stessi il freddo e l’umidità nelle ossa quando La Spina descrive con tanta maestria le pareti gelide delle case, ancora segnate dalle impronte dei quadri venduti dai proprietari. E quando finalmente tutti i personaggi si ritroveranno nell’antica magione, prigione delle bambine, sarà impossibile non sentire un tuffo al cuore.
Scritto al passato e narrato in terza persona, il romanzo offre anche alcune intense pagine in carattere corsivo, che danno spazio al punto di vista e alle sensazioni sia delle bambine sia di chi le ha rapite. I capitoli sono brevi e ciò aiuta ad alleggerire la lettura di una narrazione talvolta troppo cupa. Vividi i dialoghi, arricchiti da espressioni dialettali palermitane.
Il finale dolce-amaro è la perfetta conclusione di un romanzo che inizia con un ritmo incalzante per poi, poco alla volta, rallentare d’intensità, fino ad accompagnare il lettore più sensibile in una sorta di abitudinaria malinconia, quasi a voler sottolineare che la soluzione dell’indagine porterà sì un sollievo momentaneo ai palermitani ma non cambiamenti significativi in una realtà dove l’ipocrisia e la miseria sono così profondamente radicati.
Il libro in una citazione
«Sofia non tollerava quei discorsi miserabili di dote e di denaro inframezzati da rosari e de profundis, il suo lavoro in quei momenti le sembrava persino meschino. Come se approfittasse della morte stessa.
Era già a metà del dipinto quando la suora si alzò e le si sedette accanto.»
24 gennaio 2022
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