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Home » ALEX SCHWAZER E LA VOGLIA DI VIVERE DOPO IL TRAGUARDO

ALEX SCHWAZER E LA VOGLIA DI VIVERE DOPO IL TRAGUARDO

La copertina del libro "Dopo il traguardo" di Alex Schwazer (Feltrinelli)

Dopo il traguardo
Autore: Alex Schwazer
Editore: Feltrinelli
Anno edizione: 2021
Genere: Autobiografia
Pagine: 227

Consigliato a chi è appassionato di sport agonistico ma anche a chi semplicemente vuole conoscere la storia di un uomo che ha lottato soprattutto contro se stesso per ottenere certi risultati.

di Enzo Palladini

Il racconto di una passione. Forte, fortissima, infinita. La passione per lo sport ai massimi livelli agonistici. Non quello fatto tanto per fare qualcosa. Sempre un centimetro oltre il limite. La storia di Alex Schwazer comincia in Alto Adige ed è il profilo di un ragazzino che vorrebbe giocare a hockey, è molto forte, ma si rende conto che per diventare un vero campione dovrebbe preparare i bagagli e tentare l’avventura in America o in Canada. Troppo complicato. Allora inizia a correre a piedi, va anche benino, ma gli dicono che pesa troppo per fare gare di lunga distanza. Il suo fisico sarebbe più da velocista che da fondista. Poi arriva il ciclismo, in cui si presenta alle soglie del professionismo, ma una brutta caduta in allenamento lo condiziona nelle gare successive. Basta anche con la bici. Solo a quel punto decide di puntare tutto sulla marcia e a questo sport dedica corpo e anima, imponendosi sempre un supplemento di allenamento di nascosto dai tecnici che lo seguono. Il fisico e l’incredibile brachicardia di cui la natura l’ha omaggiato gli consentono quasi tutto.

C’è una parte davvero appassionante in questo libro, scritto in maniera molto fruibile e di facile lettura. È la parte in cui Alex racconta la sua ascesa, la sua voglia di arrivare, corredata dalle tante debolezze che poi gli sarebbero state fatali e dal divertente racconto di qualche marachella combinata tra un allenamento massacrante e uno ancora peggio. Tutto su questo piano fino al trionfo alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Poi prendono il sopravvento i demoni, la necessità di dover essere sempre all’altezza di quella medaglia d’oro, la decisione di dedicarsi in maniera autonoma a procedure dopanti che, raccontate a distanza di anni, fanno rabbrividire. Più difficile da digerire la parte in cui viene raccontata la battaglia legale, sia in sede sportiva sia in sede penale, per tentare di essere riammesso alle gare prima per Rio 2016 e poi per Tokyo 2020, con tanto di sentenza favorevole del tribunale, senza un seguito analogo da parte della giustizia sportiva. Ma è ovvio che in questa parte l’autore ha dovuto attenersi a una terminologia scientifica e legale dalla quale non poteva prescindere.

Dopo il traguardo si legge, si fa leggere. Scorre via quasi tutto, soprattutto quando Schwazer racconta la passione con cui ha affrontato le sfide della sua vita.

“Il mio vocabolario comprendeva solo due parole, allenamento e riposo. Non avevo un colore preferito o un piatto preferito. Non avevo un passatempo.”

E alla fine di tutta quella passione e di tutta quella fatica gli è rimasto poco. Una medaglia d’oro olimpica e forse tanta forza in più nel carattere per le battaglie affrontate in questi anni. Poi tante cose da insegnare ai suoi figli Ida e Noah, che adesso danno il vero senso della sua esistenza. Dopo il traguardo significa proprio questo. Significa che una volta sorpassata quella linea reale, ce ne sono altre immaginarie da raggiungere, magari con un po’ di serenità in più.

Il libro in una citazione
«In questi anni il mio organismo ha resistito per migliaia e migliaia di chilometri, decine di migliaia. La mia fragilità è altrove. Nella testa.»

11 gennaio 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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