di Elisa Vuaran
Per niente al mondo
Autore: Ken Follett
Editore: Mondadori
Traduttrice: Annamaria Raffo
Anno edizione: 2021
Genere: Gialli & Noir
Pagine: 699
Consigliato a chi è incuriosito dalle intricate dinamiche della società e della politica internazionale e a chi ama le storie d’azione e di spionaggio.
Pauline Green, la presidente degli Stati Uniti d’America, ripassa come da routine le procedure di sicurezza da mettere in atto nell’improbabile eventualità di una futura terza guerra mondiale, ma la sua mente è rivolta anche ai grattacapi molto più terra terra che le procura la figlia adolescente in piena fase di ribellione.
In Ciad, i servizi segreti americani e quelli francesi collaborano per stanare un sanguinario gruppo di terroristi nascosto nel deserto: è qui che si incrociano, sul lavoro e in amore, le strade della spigliata Tamara e del misurato Tabder, e dove si intrecciano, sulla rotta di una tratta di migranti disperati, i complessi destini del temerario e misterioso Abdul e della risoluta Kiah.
Nel frattempo, anche i servizi segreti di Pechino sono in fermento: il giovane viceministro progressista Chang Kai deve contemporaneamente tenere d’occhio la precaria situazione nelle due Coree e guardarsi le spalle nei subdoli giochi che manovrano il partito e in cui è stata suo malgrado coinvolta anche la moglie, la bellissima e popolare attrice Ting.
Ciascuno di loro pensa soltanto a come portare a termine il proprio compito al meglio, senza prevedere né di certo desiderare l’inizio di una guerra nucleare: come potrebbe l’orgoglio umano spingersi – di nuovo – a tanto?
Per niente al mondo, trentatreesimo romanzo di Ken Follett, amatissimo autore britannico del ciclo de I pilastri della Terra e della trilogia The Century, nasce proprio dalle ricerche storiche compiute durante la stesura di quest’ultima. Lo spunto deriva dagli studi fatti scrivendo La caduta dei giganti: Follett, rendendosi conto di come la prima guerra mondiale sia stata non voluta da nessuno dei leader né dell’uno né dell’altro schieramento, si è chiesto se simili circostanze avrebbero potuto verificarsi ancora una volta. In Per niente al mondo, opera (per il momento) autoconclusiva e slegata dalla trama delle altre saghe, ha infilato una dopo l’altra una tragica serie di logiche, ponderate decisioni all’apparenza di entità poco significative, le cui conseguenze però oltrepassano puntualmente le aspettative e la buona fede di chi le ha prese, sfuggendo al controllo dei singoli fino a sfociare in catastrofi. A differenza di quanto accade in altri libri dello stesso scrittore, non vi è una netta contrapposizione tra protagonisti positivi e personaggi marcatamente negativi: ci sono solo individui (alcuni con più pregi che difetti, altri con cui si empatizza meno) messi di fronte alle loro scelte e alle ripercussioni di queste.
Il romanzo, ambientato ai giorni nostri, presenta tra le righe avvincenti una lucida analisi delle sfide politiche e sociali contemporanee: l’economia e gli investimenti della Cina nel continente africano, e gli ingranaggi che muovono il partito comunista; le tensioni tra Corea del Nord e del Sud; il terrorismo islamico e il dramma dei migranti; l’eterna contrapposizione tra democratici e repubblicani e la nuova sensibilità dei giovani americani nei confronti delle controversie storiche. La trattazione di questi temi, sebbene in certi casi solo accennata, trasforma la lettura di questa classica storia di spionaggio, d’azione e d’amore in un’occasione di approfondimento e riflessione sulla situazione globale attuale, sui complicati processi nascosti alla sua base e sulle possibili derive di alcune scelte oggi del tutto plausibili e realistiche. Nel corso della narrazione, piacevole fin dall’inizio, si perde tuttavia l’affondo su alcuni protagonisti: noi lettori non possiamo far altro che augurarci l’uscita di un seguito!
Il libro in una citazione
«Dopo Kai era rimasto sveglio a lungo. Da giovane aveva cercato di comprendere chi detenesse realmente il potere. Era il presidente, che era a capo dell’esercito, oppure i membri della direzione del partito nella loro collegialità? O il presidente americano, i media americani, o i miliardari? A poco a poco aveva capito che erano tutti vincolati, ognuno a suo modo. Il presidente americano era vincolato dall’opinione pubblica, quello cinese dal Partito comunista. I miliardari dovevano realizzare profitti, i generali dovevano vincere battaglie. Il potere non risiedeva in un unico luogo, ma in un sistema estremamente complesso, formato da un gruppo di persone e istituzioni chiave, senza una volontà collettiva, che premevano in direzioni diverse.
E lui ne faceva parte. Quello che accadeva sarebbe stato colpa sua come di chiunque altro.»
4 gennaio 2022
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