di Sabrina Bergamini
Vita nostra
Autori: Marina e Sergej Djačenko
Editore: Fazi
Traduttrici: Silvia Carli e Denise Silvestri
Anno edizione: 2021
Anno prima edizione: 2017 (Ucraina)
Genere: Fantasy
Pagine: 512
Consigliato ai lettori che amano la suspense e le forti emozioni.
La sedicenne Aleksandra Samochina, chiamata Saška, sta trascorrendo le vacanze al mare insieme alla madre. Saška è una ragazza dolce e semplice, che è stata abbandonata molti anni prima dal padre. È una brava studentessa e sogna di diplomarsi per poi frequentare la facoltà di Filologia nella cittadina in cui vive, non lontana da Mosca.
La sua esistenza viene improvvisamente sconvolta quando un giorno, passeggiando tra le vie della località marittima, nota uno strano uomo, che indossa abiti di città e occhiali scuri e la osserva insistentemente.
Nei giorni seguenti Saška si accorge di essere pedinata sempre dallo stesso personaggio e inizia ad avere paura: si sente perseguitata. Non le resta che affrontare il proprio inseguitore. Questi le impone uno strano patto: ogni mattina, alle quattro in punto, dovrà presentarsi da sola in spiaggia e nuotare completamente nuda fino alla boa per poi tornare a riva. Il rituale dovrà proseguire fino alla fine della vacanza.
L’oscuro individuo le fa comprendere che, in caso di rifiuto, potrebbe accadere qualcosa di terribile alle persone che lei ama. Temendo per l’incolumità della madre, Saška obbedisce. In cambio entra in possesso – in un modo a dir poco sorprendente – di alcune monete d’oro, su cui è inciso un simbolo sconosciuto.
Tornata in città, Saška viene nuovamente raggiunta dallo sconcertante Farit Kožennikov – questo è il nome dell’uomo dagli occhiali scuri – che le impone un compito ancora più bizzarro, ora da svolgere in un parco.
Trascorrono alcuni mesi. Alla vigilia del diploma, Kožennikov raggiunge di nuovo Saška e le spiega che non potrà dedicarsi agli studi classici ma dovrà laurearsi presso l’Istituto di tecniche speciali di Torpa, dopo aver frequentato un corso della durata di cinque anni. Se dovesse rifiutare, la madre, che nel frattempo si è risposata, potrebbe subire gravissime conseguenze. Non potendo opporsi, la ragazza comunica alla famiglia la decisione di trasferirsi a Torpa, una città pressoché sconosciuta, tanto da non apparire nemmeno sulle cartine geografiche. Tra lo stupore di tutti, una mattina la giovane si dirige in treno verso la nuova scuola. Il suo cuore è a pezzi, ma è consapevole di non avere altre possibilità.
Da questo momento Saška intraprende un percorso formativo a dir poco sconvolgente. Appena giunta all’Istituto, si rende conto che tutti gli studenti sono stati reclutati attraverso il ricatto e la coercizione. Probabilmente è accaduta la stessa cosa al giovane Kostja, di cui diventerà più che amica, e alle compagne di stanza Liza e Oksana.
Saška non tarda a scoprire che gli insegnanti sono inquietanti, a cominciare dal professore di tecniche speciali Oleg Borisovič Portnov. Le matricole sono terrorizzate perché si rendono conto che i compagni del secondo corso sono compromessi sia fisicamente sia a livello psicologico: alcuni zoppicano, altri non vedono, altri ancora sembrano completamente assenti, qualcuno non riesce neppure a parlare. Si chiedono se anche loro subiranno la stessa sorte.
Come se non bastasse, scoprono con orrore che a metà del terzo anno ogni studente viene sottoposto a un esame e, subito dopo, deve trasferirsi altrove. Destinazione sconosciuta!
Quanto ai libri di testo, sono davvero incomprensibili: parole e grafici non hanno apparentemente senso. Eppure, con molta perseveranza, Saška riesce a comprendere gli argomenti delle materie di studio. Diviene la migliore del proprio corso, con grande soddisfazione del suo magnetico mentore Farit, che le sta sempre accanto e la spinge a sperimentare ciò che lei mai penserebbe di poter fare. Anche gli insegnanti sono stupiti e compiaciuti dalle doti fuori dal comune che Aleksandra manifesta. Si preannuncia per lei un futuro al di là di ogni immaginazione.
Questo non è che l’inizio di Vita nostra, un romanzo che tiene incollati a ogni sua pagina.
La storia è suddivisa in tre parti, ognuna delle quali corrisponde a uno dei tre anni che Saška trascorre presso l’Istituto di tecniche speciali, prima che il suo percorso di studi subisca una svolta radicale. La vicenda è interamente raccontata da un narratore esterno, che rivela esclusivamente il punto di vista della protagonista.
Il titolo è emblematico: si tratta delle prime parole del Gaudeamus Igitur, l’inno universitario, che in latino recita: “Vita nostra brevis est” (“La nostra vita è breve”).
Noi lettori saremo facilmente catturati dall’atmosfera cupa e allo stesso tempo affascinante creata dall’ambientazione. Torpa, costruita dalla mente creativa degli autori, si rivela una città piccola e antica, immersa nella natura e nel mistero, sovente imbiancata dalla neve. Le strette vie sono percorse da anonimi abitanti silenziosi e solitari e gli unici punti di ritrovo sembrano essere la stazione ferroviaria e qualche piccolo emporio. Tutti elementi che contribuiscono a infittire il mistero della storia.
La vita all’Istituto di tecniche speciali è tutt’altro che noiosa. Gli esercizi cui i ragazzi vengono sottoposti sono davvero assurdi e paradossali: sarà impossibile per molti di noi lettori resistere alla tentazione di provare a risolverli. Ci lasceremo coinvolgere, affascinare, fino quasi a divenire noi stessi un po’ parte della storia.
Pagina dopo pagina l’ansia ci travolge, abbiamo costantemente l’impressione che qualcosa di terribile stia per accadere e ciò rende la lettura particolarmente avvincente. Il finale non è del tutto chiarificatore, molte domande rimangono in sospeso, ma una cosa è certa: la protagonista è destinata a un’esistenza straordinaria.
Vita nostra è un romanzo che non si lascia facilmente incasellare in un preciso genere letterario. Sicuramente si tratta di un immenso romanzo di formazione e cambiamento, in cui Saška affronterà difficoltà e imprevisti che metteranno a dura prova la sua stabilità emotiva.
Non mancano però elementi di fantascienza e di psicologia né tratti del fantasy, benché non di quello propriamente detto: non siamo in una scuola di magia bensì in un mondo parallelo, una dimensione differente.
Insieme alla protagonista anche noi lettori ci trasformiamo lentamente. Da detrattori degli insegnanti, iniziamo a comprenderne le motivazioni, fin quasi ad apprezzarli.
Primo volume della trilogia Metamorfosi, scritta dai coniugi ucraini Marina e Sergej Djačenko, Vita nostra è per ora il loro unico libro a essere stato tradotto in italiano. Tre anni dopo la versione inglese, che ha contribuito a renderlo bestseller internazionale, arriva nel nostro Paese grazie a Fazi, che ha affidato a Silvia Carli e Denise Silvestri il compito di tradurre l’edizione russa.
La scrittura dei Djačenko, autori alquanto prolifici, è raffinata e assolutamente coinvolgente.
Non ci resta che sperare che anche il secondo e il terzo volume delle Metamorfosi possano presto essere disponibili nella nostra lingua in modo da poter continuare a seguire il misterioso viaggio di Aleksandra Samochina.
Il libro in una citazione
«Meglio così. I complessi di superiorità non ci servono. Comunque, Aleksandra Samochina, questo è il suo momento. Lei non è solo la nostra studentessa migliore, lei è anche un talento raro, diciamolo pure, è un dono. Un futuro grandioso l’aspetta.»
21 ottobre 2021
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