di Sabrina Bergamini
Gelosia
Autore: Jo Nesbø
Editore: Einaudi
Traduttrice: Eva Kampmann
Edizione: 2021
Genere: Gialli & Noir, Racconti
Pagine: 264
Consigliato a chi ama il genere crime e, in particolare, a chi predilige il giallo scandinavo raffinato. Lettura ideale per chi in un thriller apprezza l’indagine psicologica dei personaggi.
Sette racconti con ambientazioni molto differenti l’una dall’altra, ma accomunati da un unico denominatore: la passione che sfocia in ossessione e raggiunge inimmaginabili esiti di sofferenza, dolore e violenza. Ecco, in sintesi, cos’è Gelosia, ultima fatica letteraria del norvegese Jo Nesbø. In questa raccolta Nesbø, uno degli autori di thriller più amati al mondo – che nel 2008 è stato anche insignito del prestigioso Norwegian Booksellers’ Prize per L’uomo di neve – conferma le sue capacità di indagine psicologica dei personaggi. E non solo.
In Londra due sconosciuti si trovano seduti uno accanto all’altra su un aereo diretto nella capitale inglese. Shaun, psicologo e voce narrante, incontra così Maria, una donna tradita dal marito che sta meditando una vendetta davvero sconvolgente. Tra i due compagni di viaggio si instaura un rapporto molto intimo e sul più bello il maestro del giallo scandinavo riesce a sorprendere noi lettori regalando loro un finale assolutamente inaspettato.
Oltre a dare il titolo alla raccolta, Gelosia è il racconto più lungo e complesso. Nelle sue 117 pagine – un vero e proprio romanzo breve, dunque – l’investigatore greco Nikos Balli è inviato dal commissariato di Atene sull’isola di Kalymnos, meta ambita dai turisti perché offre la possibilità di compiere spettacolari scalate. Nikos viene incaricato di far luce sulla scomparsa di un turista tedesco, Julian Schmid, la cui sparizione è stata denunciata dal fratello gemello Franz. Che Nikos non sia un poliziotto comune lo si evince anche da come racconta la storia. Lo chiamano infatti l’Uomo della Gelosia perché riesce a cogliere immediatamente quando un caso nasconde un movente passionale. Noi lettori non possiamo evitare di domandarci cosa renda Nikos così sensibile, così percettivo proprio riguardo a questo sentimento: ciò che scopriremo sarà ancor più inquietante della scomparsa di Julian. Un’indagine sorprendente, che intreccia passato e presente.
Di odio e amarezza leggiamo in La fila, storia di una giovane rifugiata nera che lavora come cassiera in un supermercato e che un giorno viene insultata da un bianco che pretende di saltare la fila e non risparmia di rivolgerle epiteti razzisti. Questa volta, però, la frustrazione e il desiderio di rivalsa avranno la meglio sulla consueta gentilezza della donna.
In Spazzatura il netturbino Ivar, alcolizzato e d’indole violenta, si presenta al lavoro con una vistosa ferita al volto. Non ricorda assolutamente cosa sia accaduto la notte precedente. Come lui stesso racconta, teme di avere fatto del male all’amata moglie Lisa. Grazie all’aiuto del collega Pijus – un personaggio straordinario e surreale – viene a capo del mistero, ma la spazzatura non sarà l’unica cosa di cui dovrà liberarsi.
Il fotografo Arne è il protagonista del quinto racconto, La confessione. Interrogato dalla polizia in merito al ritrovamento del cadavere dell’ex moglie Simone, ricca e bellissima ereditiera, Arne condurrà noi lettori a scoprire i suoi pensieri più oscuri e reconditi, fino a farci comprendere la verità.
Odd è invece l’affascinante storia di uno scrittore, Odd Rimmen per l’appunto. Una sera, mentre sta per essere introdotto sul palcoscenico di un teatro per la presentazione del suo ultimo best seller, l’uomo decide di andarsene all’improvviso. Questo fatto farà molto clamore, tanto che Odd diventerà celebre in tutto il mondo proprio grazie all’eco dei media, che interpretano la sua fuga come l’atto di un uomo integro e intellettuale; un autore integerrimo non disposto a vendere la propria immagine in cambio della celebrità. Da quel momento, però, la vita di Odd si tinge di noir. Come in ogni racconto di Nesbø, niente è come sembra.
Conclude la raccolta L’orecchino. Un giorno, mentre trasporta una passeggera, il taxista norvegese Amund trova sul sedile posteriore della macchina un orecchino. Stranamente il gioiello assomiglia a quelli che lui stesso aveva donato tempo prima all’amatissima moglie Wenche. Il tarlo della gelosia e del sospetto s’insinuano nella mente dell’uomo. Amund descrive se stesso mentre fruga tra gli oggetti della moglie per ritrovare gli orecchini, che sembrano non esserci più. L’ossessione del tradimento si impossessa quindi di lui e nella sua mente si fanno strada le più squallide congetture. Ma è davvero tutto frutto dell’immaginazione?
Con Gelosia Nesbø – che ha abituato i suoi ammiratori a libri molto corposi, alcuni superiori alle ottocento pagine – avrebbe potuto smarrire lo stile inconfondibile che lo contraddistingue per la frammentazione tipica del genere scelto. Noi lettori temevamo di non ritrovare gli approfondimenti psicologici, le analisi dei personaggi cui eravamo abituati e che ci appassionavano: con Nesbø è infatti sempre stato particolarmente stimolante seguire i pensieri dei protagonisti, il modo in cui le azioni prendono forma nella loro mente.
Nonostante la brevità di questi testi – peraltro di lunghezza molto variabile tra loro – Nesbø riesce a conservare perfettamente il suo stile unico.
A dire il vero, Gelosia non è che una conferma di quanto abbiamo già avuto modo di constatare leggendo Siero, storia di un rapporto padre-figlio ad altissima tensione che è stato pubblicato sempre da Einaudi nel 2016 in Stesso sangue, raccolta di quattro racconti noir sul tema della vicinanza del male in cui la sua firma compare accanto a quella di Loriano Macchiavelli, Francesco Guccini, Marcello Fois e Joe R. Lansdale. Dunque, ancora una volta il creatore di Harry Hole – il celeberrimo poliziotto investigatore norvegese che ha conquistato lettori di tutto il mondo con la sua arguzia – fa pienamente centro, regalando ai suoi numerosi estimatori sette piccole e inquietanti perle della narrativa gialla.
Il libro in una citazione
«Può sembrare strano che un sentimento soggettivo come la gelosia possa andare a braccetto con un’oggettività tanto fredda. L’unica spiegazione di cui sono capace è che in preda alla gelosia feci delle cose in cui non mi riconoscevo tanto da costringermi a diventare un osservatore spaventato di me stesso.»
Tratto dal racconto Gelosia
29 settembre 2021
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