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Home » “ADESSO CHE SEI QUI” AFFRONTIAMO INSIEME IL “DOTTOR ALZHEIMER”

“ADESSO CHE SEI QUI” AFFRONTIAMO INSIEME IL “DOTTOR ALZHEIMER”

La copertina del libro "Adesso che sei qui" di Mariapia Veladiano (Guanda)

Adesso che sei qui
Autrice: Mariapia Veladiano
Editore: Guanda
Anno edizione: 2021
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 272

Consigliato a coloro che in un romanzo cercano non solo un racconto avvincente ma anche un messaggio di speranza.

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di Sabrina Bergamini

Ci troviamo a Starniglio, un piccolo paese agricolo del Trentino. Un giorno la signora Camilla si presenta nella piazza principale, quella di fronte alla chiesa di San Michele Arcangelo. Come di consueto, l’anziana donna è vestita di tutto punto: il cappotto con l’immancabile sciarpa rossa, il cappello, i guanti, le scarpe eleganti. C’è qualcosa che non va in tutto questo: i compaesani, vicini e amici, si preoccupano e chiamano immediatamente la nipote di Camilla, Andreina, perché venga in aiuto della zia. Il fatto è che siamo in agosto e il caldo torrido non permette di respirare, eppure Camilla si è vestita come se fosse inverno.

Subito Andreina si accorge che qualcosa di grave sta accadendo all’amatissima zia. Camilla non solo non sa più distinguere gli indumenti adatti da indossare ma, addirittura, non sembra più la stessa persona. Anche la casa è un disastro: disordine ovunque, sporcizia… proprio in casa di Camilla, che è sempre stata una persona pulita e rigorosa nello svolgere le faccende!

Andreina deve fare i conti con la realtà: la zia Camilla è ammalata di Alzheimer. La diagnosi è impietosa e non lascia scampo. Andreina, però, non si arrende e trova in sé la forza di affrontare la situazione. D’altra parte, lei ama zia Camilla, che l’ha cresciuta come se fosse stata sua madre. Considerando che zia Camilla non ha avuto figli ed è vedova, l’unica soluzione proposta dai parenti è quella di ricorrere a una casa di cura. I medici, da parte loro, prescrivono a Camilla dei farmaci per mantenerla tranquilla e farla dormire. Visto che non può guarire, che almeno sia gestibile!

Andreina non riesce però ad accettare questa soluzione, che le sembra di comodo: anche grazie al marito, che è molto comprensivo, e al fatto che i loro due figli sono ormai adulti e indipendenti, si trasferisce nella grande casa di campagna della zia, dove peraltro ha già vissuto per tanti anni.

Andreina si organizza col suo lavoro d’insegnante, cerca volontari nelle associazioni, ricorre ad alcune badanti che via via si alternano nella casa e nella vita della zia. Si crea in questo modo un ambiente sereno, allegro, favorevole all’amicizia e alla confidenza. Un ambiente in gran parte femminile, dove tra una partita a carte e una seduta di ginnastica fioriscono e poi crescono sentimenti forti e genuini. Così aiutare Camilla non è più un peso! Vivere ancora si può!La zia non ricorda? Allora tiriamole su il morale cantando canzoni del passato! La zia è demoralizzata? Facciamo venire subito una massaggiatrice che le dia sollievo e allo stesso tempo la coccoli! La zia ha nostalgia di un suo vecchio cane? Ecco che in casa arriva un altro cucciolo.

Trascorrono alcuni anni, faticosi ma assolutamente degni di essere vissuti, ricchi di esperienze e straripanti di amore reciproco. Sì, perché quello che Camilla prende in termini di fatica e pazienza lo rende al prossimo una, dieci, mille volte.

L’epilogo di Adesso che sei qui è inevitabile, ma il messaggio che se ne ricava è di grande speranza. Certo, non speranza di guarigione, ma speranza che la fine di ogni vita possa e debba essere dignitosa, serena e, perché no? Felice! Felice, nonostante l’arrivo del “dottor Alzheimer”.

Con questo suo ultimo romanzo, premiato pochi giorni fa con il Flaiano 2021 per la narrativa Over 35, Mariapia Veladiano ci accompagna per mano nel mondo dei malati che dimenticano, che non riescono più a svolgere le azioni quotidiane, che lentamente e inesorabilmente si spengono.

Con uno stile molto diretto l’autrice – che già avevamo apprezzato in altri libri come La vita accanto, vincitore del prestigioso premio Calvino nel 2010; Il Tempo è un dio breve e Lei – affida il racconto ad Andreina e ci scuote quasi con violenza benché il ritmo della narrazione sia disteso. Il suo messaggio è chiaro: non abbandoniamo i nostri anziani! Pensiamo a qualcosa, reinventiamoci, non arrendiamoci!

Tra un flashback e l’altro ci immergiamo in vivide scene casalinghe e passaggi molto commoventi, che ci fanno conoscere zia Camilla da giovane, quando era una donna piena di energia, e ci aiutano a capire il motivo per cui tra lei e Andreina sia nato un rapporto materno così solido benché quest’ultima di madre ne avesse già una. Godibili le frasi in dialetto trentino – rigorosamente tradotte per chi non lo comprende – che rendono bene il carattere forte e pratico della protagonista.

La Veladiano lo ammette: non è facile, anzi. È difficilissimo. Zia Camilla è privilegiata rispetto ad altri, perché non ha problemi economici e vive in una grande casa in campagna, con l’orto, il giardino, tanto spazio. Inoltre, la nipote svolge una professione che le permette di tenere sotto controllo la situazione e poi badanti di culture diverse portano una ventata d’energia nella quotidianità della paziente.

Consapevole dell’esistenza di ben altre situazioni, l’autrice non vuole di certo minimizzare la gravità delle condizioni di chi si ammala di Alzheimer. Lancia piuttosto una provocazione, un invito a non arrendersi di fronte a difficoltà che sembrano insormontabili, perché c’è sempre la possibilità che possa nascere qualcosa di buono.

Il libro in una citazione
«C’è questa idea, mito, folle autoconvinzione che la vita sia vita solo se si riesce a ignorare la sua fragilità. Ma la fragilità, con tutto il suo disordine, è la verità delle nostre vite. La vita è sempre fragile e disordinata.»

8 luglio 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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