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Home » CLARE CHAMBERS RACCONTA “PICCOLI PIACERI” E GRANDI TEMI DELLA LONDRA DEGLI ANNI CINQUANTA

CLARE CHAMBERS RACCONTA “PICCOLI PIACERI” E GRANDI TEMI DELLA LONDRA DEGLI ANNI CINQUANTA

La copertina del libro "Piccoli piaceri" di Clare Chambers (Neri Pozza)

Piccoli piaceri
Autrice: Clare Chambers
Editore: Neri Pozza
Traduttore: Massimo Ortelio
Anno edizione: 2021
Anno prima edizione: 2020 (Inghilterra)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 304

Consigliato a chi cerca un libro che gli tenga compagnia con leggerezza, ma senza cadere in eccessive frivolezze: preparatevi a rimanere di stucco.

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di Elisa Vuaran

Tutto ha inizio nell’estate del 1957, quando alla redazione del North Kent Echo giunge una cartolina che porta con sé la promessa di una storia sensazionale: una certa Gretchen Tilbury afferma inequivocabilmente di aver generato, dieci anni prima, la propria figlia per partenogenesi, senza aver nemmeno mai baciato un uomo, e invita scienziati e giornalisti a indagare più a fondo sul suo caso.

Al giornale è Jean Swinney a raccogliere la sfida: quarantenne, nubile, vive ancora con la madre, un’anziana esigente e non sempre facile da accudire; si occupa delle rubriche destinate al pubblico femminile scrivendo soprattutto ricette e consigli di giardinaggio. I colleghi, divertiti dalla storia ma poco inclini a credere alle dichiarazioni della signora Tilbury, sono ben felici di lasciare a lei l’incombenza di investigare sulla presunta “immacolata concezione”.

La signora Tilbury non sembra essere una bugiarda e la bambina, Margaret, pare esserne una copia identica; anche Howard, il marito della donna, non mostra di avere dubbi sulla veridicità del racconto. Jean, pur cercando di mantenere la dovuta imparzialità, inizia presto a provare simpatia per quella curiosa famiglia e prende a cuore il caso, accompagnando madre e figlia a sottoporsi a ogni sorta di test medico e allo stesso tempo scavando nel passato di Gretchen.

Si nasconde forse qualcosa dietro all’apparentemente perfetta e inscalfibile felicità della famiglia? Cosa sarà davvero successo alla clinica femminile in cui era stata ricoverata la signora Tilbury durante l’anno del concepimento? Cosa ne è stato delle altre pazienti che l’hanno conosciuta, e qual è la loro versione dei fatti?

L’indagine porta la giornalista a viaggiare per l’Inghilterra per rispondere a queste domande, ma soprattutto impone alla sua vita, fino a quel momento scandita con estrema regolarità dai rituali di cura della madre, una decisa svolta verso strade sentimentali non ancora battute e non prive di rischi: varrà la pena di lasciare la sua vita tranquilla, punteggiata di modesti ma sicuri piaceri, per farsi scuotere dalle gioie travolgenti e dai tormentosi dubbi che una passione inaspettata porta con sé?

Piccoli piaceri è il primo romanzo storico di Clare Chambers e anche il primo dei suoi scritti a essere tradotto in italiano, per l’esattezza da Massimo Ortelio per Neri Pozza. La lettura scorre in un lampo, tenendo compagnia al lettore che, fin dalla prima pagina, ha la sensazione di ritrovarsi immerso nella vita dei sobborghi londinesi: merito di uno stile narrativo fresco e piacevole, caratterizzato da nitide raffigurazioni di paesaggi di campagna, vie cittadine e interni abitati da una variegata umanità. È proprio attraverso le magnifiche descrizioni del luccichio del marciapiede al mattino sul lato rimasto in ombra, del refolo gelato di vento che scompiglia le foglie e fende le caviglie, o ancora del sole battente in una giornata estiva, che si entra in contatto quasi fisicamente con le sensazioni dei personaggi, con le preoccupazioni di Jean o con l’entusiasta curiosità della piccola Margaret.
La penna dell’autrice riesce così a dare corpo a sentimenti universali: l’invidia, l’esaltazione dell’innamoramento, il rimorso, il confortante tepore delle piccole gioie trovano una rappresentazione materiale così vivida che riporterà di sicuro alla memoria del lettore almeno un’occasione in cui si sia sentito allo stesso modo.

L’ambientazione, particolarmente curata, è frutto di un’attenta ricerca storica, e frammenti di fatti realmente accaduti si confondono con gli eventi nati dall’inventiva della scrittrice; un divertente esempio di questa felice commistione sono i trafiletti di giornale con i consigli di economia domestica, tratti da reali numeri di periodici locali degli anni Cinquanta, che costellano un po’ tutto il testo, radicando ancor di più la figura immaginaria di Jean nella sua epoca.

Non si pensi però che alla leggerezza dello stile corrisponda una frivolezza vuota di contenuti, anzi: grazie alla narrazione briosa, Clare Chambers riesce a toccare anche temi inattesi, dolorosi e complessi, come l’aborto, la moralità e l’identità sessuale senza appesantire la storia.

Il risultato è un romanzo che intrattiene senza essere scontato… anche per il suo finale imprevedibile, che lascerà sicuramente impietrito chi vorrà farsi coinvolgere dalle sorti dei personaggi.

Il libro in una citazione
«Jean guardò l’orologio ed ebbe un sussulto: le quattro! Non sarebbe riuscita ad arrivare a casa prima delle cinque. Forse anche più tardi. Immaginava già l’accoglienza che le avrebbe riservato sua madre. Howard la condusse fra strade nebbiose fino allo Strand, dove il traffico procedeva a passo d’uomo, i fari delle automobili che creavano coni di luce lattiginosa. Si salutarono in fretta. Il treno era ancora più lento del solito, si fermava così a lungo nelle stazioni da fare pensare a un guasto, e poi ripartiva con indolenza, senza mai prendere davvero velocità. Ma nemmeno l’ansia colpevole poteva offuscare lo splendore di quella giornata, un altro ricordo da custodire con cura ed estrarre ogni tanto dallo scrigno della memoria.»

18 giugno 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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