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Home » “LE NOZZE” DI DOROTHY WEST, EPOPEA DEI NERI D’AMERICA TRA CONFLITTI E IPOCRISIE

“LE NOZZE” DI DOROTHY WEST, EPOPEA DEI NERI D’AMERICA TRA CONFLITTI E IPOCRISIE

La copertina del libro "Le nozze" di Dorothy West (Mondadori)

Le nozze
Autore: Dorothy West
Editore: Mondadori
Traduttrice: Monica Capuani
Anno edizione: 2021
Anno prima edizione: 1995 (Usa)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 242

Consigliato agli amanti della narrativa nordamericana moderna e contemporanea, con particolare attenzione alle problematiche legate ai matrimoni misti.

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di Sabrina Colombo

Estate 1953, Martha’s Vineyard. Nella splendida cornice di quest’isola non lontana da Boston, la nuova borghesia di colore, fatta di uomini d’affari, insegnanti universitari e professionisti affermati, è in fermento.

L’Ovale è il nome che da sempre viene dato al comprensorio di villini di vacanza, di antica costruzione, disposti strategicamente in modo da disegnare un anello intorno a un grande parco che degrada verso la spiaggia. I villeggianti che li occupano sono la prima generazione nera benestante, fatta di uomini e donne che – con lo studio e il lavoro – hanno saputo emanciparsi dalla schiavitù nelle piantagioni del Sud.

Shelby è la pupilla della famiglia Coles, stirpe di medici di successo, e sta organizzando il proprio matrimonio con Meade, musicista jazz bianco, spiantato e sognatore, decisamente inadatto a garantire alla giovane quel tenore di vita a cui è stata abituata.
La carnagione pallida e gli occhi chiari di Shelby hanno da sempre costituito motivo di imbarazzo per la famiglia e fonte di turbamento per la ragazza, facendola vivere in bilico fra due mondi paralleli ma reciprocamente indifferenti.

Shelby ricorda un episodio della prima infanzia, un colloquio con nonna Carolyne avvenuto subito dopo essere stata ritrovata da una squadra di ricerca a seguito del suo allontanamento dal comprensorio, sulle tracce di un cagnolino:

«“Nonnina […] io sono di colore?” L’espressione di Nonnina non mutò. “Sì” disse, perché non c’era altra risposta, una qualsiasi precisazione non avrebbe alterato il fatto ma solo confuso una bambina che preferiva la pura verità. Il petto di Shelby si alzò per il semplice sollievo, non perché fosse nera, ma perché era qualcosa di definito, e adesso sapeva cos’era. Ma le venne un pensiero in mente, e si sentì di nuovo angosciata. “Liz è di colore?” “Sì.” “E mamma?” “Sì.” […] “Anche tu sei di colore?” “Io sono la tua nonnina.”.»

Il disappunto del clan per le nozze imminenti è palpabile. Da un lato Clark – il padre di Shelby – è imbarazzato, ritiene di averla “spinta” inconsapevolmente a una scelta scellerata perché – come genitore – non ha saputo essere figura di riferimento: sposando Meade la giovane prenderebbe le distanze dalla comunità a cui non ha mai sentito di appartenere pienamente.

«Gli occhi di Clark si strinsero […] “Ma non ti ho mai visto dare fiducia a un uomo di colore e non posso impedirmi di pensare che forse è perché hai visto nell’uomo che conosci meglio al mondo un uomo di cui non ci si può fidare. E non ti ho mai visto dare il tuo amore a un uomo di colore, e non posso impedirmi di pensare che il motivo sia questo: l’uomo che dovrebbe essere il più importante della tua vita non ha mai trovato il tempo di dimostrarti che ti ama. E non ti ho mai visto dare il tuo rispetto a un uomo di colore, e non posso impedirmi di pensare che sia una manifestazione distorta dello snobismo sociale di questa famiglia[…]”.»

Nonna Carolyne invece è segretamente soddisfatta; Carolyne è erede di latifondisti bianchi caduti in povertà e si è ritrovata, suo malgrado, a vestire i panni della matriarca in una famiglia afro-americana a causa dei matrimoni misti dei suoi discendenti. Ritiene che questa unione permetterà alla nipote di chiudere il cerchio della sua stirpe che – nata bianca – tornerà a essere bianca.

Ma a sparigliare le carte giunge sull’isola Lute McNeill, rude parvenu, imprenditore nel settore dei mobili, semianalfabeta e pluridivorziato, con tre figlie piccole cresciute senza madre, che si invaghisce di Shelby e la corteggia con spudoratezza: la tensione sensuale fra i due è palpabile e il matrimonio è in pericolo. Come si comporterà Shelby? Scegliere Meade al posto di Lute significa rinnegare le proprie radici?

“GiGi si era confidata con Emmaline riguardo all’attrazione di Lute per Shelby, ed entrambe approvavano la sua corte, o comunque la disapprovavano meno dell’idea di un matrimonio misto.”

Attorno a questo racconto scritto in terza persona – che costituisce la traccia principale del romanzo – si snoda una serie di personaggi che rappresentano il passato dei protagonisti, fatto di predicatori, proprietari terrieri decaduti, ereditiere zitelle, schiavi liberati, studenti ambiziosi, tutti inconsapevoli attori del lungo e travagliato cammino verso l’affermazione della pari dignità.

È molto interessante lo sguardo sociologico dell’autrice, che focalizza l’analisi introspettiva sulla questione del razzismo esistente non solo nei confronti dei neri da parte della comunità bianca, ma anche fra neri di carnagione scura e neri nati da coppie miste, una sorta di discriminazione nella discriminazione.

Dorothy West celebra l’epopea dei neri d’America ma lo fa senza enfasi, evidenziando le ipocrisie dei nuovi ricchi e i conflitti tra classi sociali replicati all’interno della comunità afro-americana.

La scrittura è elaborata e introspettiva, sulla scia della grande narrativa americana: i periodi complessi e il fraseggio corposo – alla William Faulkner – impongono una lettura accurata che, grazie alla musicalità, non perde mai di ritmo.

Dorothy West, nata a Boston nel 1907, è figlia di quella borghesia che così acutamente descrive nel suo romanzo. È anche esponente di spicco del movimento artistico culturale – sorto negli anni Venti – denominato Harlem Renaissance, che si propose di celebrare la creatività e la cultura emersa dall’esperienza della schiavitù, approfondendo i legami con l’Africa. Dopo avere vinto alcuni premi con i suoi racconti, nel 1948 pubblica il primo romanzo The Living Is Easy. La West scrive Le nozze negli anni Sessanta, ma il manoscritto viene stampato solo nel 1995 – con la supervisione di Jacqueline Kennedy Onassis. Le due si conoscono proprio a Martha’s Vineyard e sarà Jackie – editor della casa editrice Doubleday, colpita dal valore dell’opera – a favorirne la tardiva pubblicazione, quando Dorothy ha ottantotto anni.

Il libro in una citazione
«Erano al Nord. Basta corde per linciarli, basta croci in fiamme, basta camminare nel canaletto di scolo per lasciare tutto il marciapiede a “Mr. Charlie”. Basta “Ziette” basta “Zii”. Basta morire perché non c’era un dottore, basta bambini al lavoro nei campi con la schiena piegata mentre la campanella della scuola suonava per il figlio dell’uomo bianco. Su al Nord, un uomo poteva imparare che leggere e scrivere non faceva male a nessuno. Una donna poteva imparare a sperare in qualcosa di più di quello che aveva. Se anche vivevano vicino ai binari della ferrovia e l’aria del Nord era carica di fumo e sudiciume, tuttavia riempiva i loro polmoni di libertà.»

15 giugno 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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