di Marco Pisan

La fine dell’uomo
Autore: Giuseppe Menconi
Editore: Acheron Books
Genere: Fantascienza
Anno edizione: 2020
Pagine: 338
Consigliato agli appassionati di fantascienza, a chi è attirato dalle domande esistenziali, a chi crede o meno in Dio.
A un certo punto ci siamo: l’intera umanità, anzi l’intero Universo, volge alla fine. Misteriosamente qualcosa sta facendo sparire l’energia oscura e questo provoca il cosiddetto “Grande Strappo”: intere galassie sono ormai scomparse, alla nostra rimangono sì e no una settantina di anni e poi… il nulla. Gli esseri umani vogliono quindi usare ogni risorsa a loro disposizione per costruire un portale, la Porta stellare, che li condurrà nel Nuovo mondo, ovvero un altro Universo. Come spesso accade, però, non tutti sono d’accordo.
Da una parte c’è la Federazione che, con tanto di ministro della Propaganda e di sostegno del Papa, si rifà alla spiegazione religiosa dell’evento: ciò che sta accadendo è la volontà di Dio e, solo costruendo il portale, il genere umano potrà salvarsi. Dall’altra c’è l’Unione, che non è dello stesso avviso: pensa che per gli umani sia semplicemente arrivato il tempo dell’estinzione.
In questo contesto si svolge la storia di Landon Banes, minatore che vive con sua moglie e i suoi tre figli in una colonia dove si estrae il Taunuxanio, il raro minerale che serve a costruire il portale, ed è convinto che il suo lavoro gli assicurerà il passaggio nel nuovo mondo. Quando però la colonia viene attaccata, tutte le sicurezze e perfino i principi cardine della sua vita vengono messi a dura prova.
La fine dell’uomo di Giuseppe Menconi è un romanzo pieno della fantascienza più classica, diciamo di genere hard sci-fi, a parte qualche libertà che l’autore si è preso qua e là, preferendo quindi seguire i dettami della pura scienza: niente teletrasporto, niente gravità artificiale bensì quella ottenuta per rotazione e forza centrifuga, niente messaggi istantanei tra una stella e l’altra bensì lunghi voli a velocità superluminale – ovvero superiore a quella della della luce – ben dosati. Nel testo ci imbattiamo anche in piccoli robot da difesa o guerra e giganteschi mecha, come Daltanius o Mazinga per intenderci. Tutti dettagli su cui Menconi stesso si sofferma nella postfazione e nelle note editoriali che corredano il testo.
La lettura è veramente gradevole, non ci si annoia mai: la scena si sposta continuamente da una colonia a un’astronave, da un pianeta a una stella. La scrittura di Menconi è fatta di cambi repentini e mira a presentare il livello di cinicità raggiungibile dagli esseri umani se solo riescono a trovare una qualsiasi giustificazione “morale” per quel che fanno. Cos’è infatti giusto e cosa è sbagliato? Meglio avere la certezza di salvare una minoranza o prendersi i rischi più grandi per mettere in salvo tutti? Tutto o niente? Esiste davvero qualche cosa che non faremo in determinate circostanze? A questo si aggiunga che, data la religiosità della Federazione, il narratore – e con lui il protagonista – si sofferma spesso su vari esempi tratti dalla Bibbia e alla fine si chiede e ci chiede: ma voi siete sicuri di averla letta o di sapere di cosa parla veramente?
La risposta a molte di queste domande che ci viene data nel romanzo potrebbe non piacervi affatto: dipende dal vostro punto di vista su questioni morali e da quello sugli esseri umani in genere. La conclusione è sicuramente atipica e controversa ma, anche solo per questo, degna di nota.
Se volete leggere un bel libro scorrevole ma non superficiale, che vi metta ansia per il desiderio di sapere come la storia va a finire ma allo stesso tempo vi faccia pensare per cercare di capire di chi è la ragione – sempre che qualcuno ce l’abbia – La fine dell’uomo fa per voi.
Il libro in una citazione
«Tu pensi di sapere cosa sia possibile e non possibile fare in un multiverso formato ipoteticamente da miliardi di altri universi? Ragioni secondo la tua prospettiva, la prospettiva di una creatura appena tridimensionale.»
25 maggio 2021
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