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Home » “UNA VOCE SOTTILE”. LA SHOAH NON RISPARMIA NEANCHE L’ISOLA DELLE ROSE

“UNA VOCE SOTTILE”. LA SHOAH NON RISPARMIA NEANCHE L’ISOLA DELLE ROSE

La copertina del libro "Una voce sottile" di Marco Di Porto (Giuntina)

Una voce sottile
Autore: Marco Di Porto
Editore: Giuntina
Anno edizione: 2020
Genere: Romanzo storico
Pagine: 186

Consigliato a tutti, ma soprattutto a chi vuole conoscere meglio una pagina nera della nostra Storia: le politiche nazifasciste contro gli ebrei di Rodi.

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di Marta Peroni

Rodi, l’isola delle rose, perla del Mar Egeo. Un’isola dove la primavera con i suoi profumi e i suoi colori non sembra mai avere fine e in cui, prima dell’occupazione italiana, convivevano in pace tre diverse comunità: i turchi musulmani, i greci cristiani e gli ebrei sefarditi, discendenti della comunità ebraica cacciata dalla Spagna nel Quattrocento.

A Rodi gli ebrei vivevano nella juderia, in un clima felice, tra tradizioni, solidarietà, un’intensa componente spirituale e un legame forte e particolare, che li portava a essere una grande famiglia. Ma le fosche nubi di violenza del nazifascismo negli anni Trenta colpirono anche l’isola, spezzando e stravolgendo l’esistenza di quella parte di popolazione.

Marco Di Porto propone un romanzo perlopiù frutto di fantasia – a eccezione dei fatti storici realmente accaduti che colpirono la comunità ebraica – per raccontare la storia di suo nonno, Salomone Galante, uno dei pochi sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz. Un uomo che Di Porto non ha mai avuto occasione di conoscere, ma al quale ha voluto rendere omaggio, cercando di ricostruire con estrema sensibilità quella che era la vita degli ebrei sull’isola durante il nazifascismo.

“Solly” è un ragazzo sensibile e intelligente e ha un profondo legame con la sua famiglia. Vive felice su quell’isola, con la sua natura rigogliosa, i suoi profumi e colori, le sue profonde e splendide acque marine. Solly lavora in una libreria, aiuta la famiglia, partecipa alle domeniche sportive dei Fasci giovanili, e s’innamora.
Con la promulgazione delle leggi razziali, però, la vita serena di Rodi muta. I bambini ebrei vengono espulsi dalle scuole, si perde il lavoro, si inizia anche a soffrire la fame. Eppure la comunità non vacilla, perlomeno fino a quando non arriva un ordine spietato: tutti gli ebrei devono essere deportati nei campi di sterminio. A salvarsi sono solo coloro che hanno mantenuto la cittadinanza turca non acquisendo quella italiana.

Con Una voce sottile Marco Di Porto ci trascina nei tortuosi vicoli della juderia, tra le tradizioni ebraiche, le riflessioni sulla fede in Dio, ma anche tra i legami dei diversi personaggi.
Fra i tanti risaltano – oltre a Solly – soprattutto due di loro: da un lato, una sorta di antagonista, Giorgio Cutrera, e dall’altro Judith, la giovane cugina di Solly.

Giorgio Cutrera è figlio del suo tempo. Nato in pieno fascismo, cresce esaltando e credendo ciecamente in questa ideologia. Aderisce concretamente alle leggi razziali del 1938 e fa sua la propaganda assurda contro gli ebrei. Eppure, nel corso della narrazione, piano piano, suo malgrado, comprenderà la vera essenza della dittatura.

Judith è solo una bambina quando, all’improvviso, viene espulsa da scuola. Come Sami Modiano, uno dei più importanti testimoni della realtà degli ebrei di Rodi citato nel post scriptum del libro, rimane incredula davanti a un simile trattamento: perché è stata cacciata? Che cosa ha fatto di male? Diviene quindi l’emblema di tutti quei ragazzini e bambini allontanati dalle scuole, con l’unica “colpa” di essere ebrei. Ma diviene anche l’esempio degli effetti della violenza nazifascista sui più giovani.

Il romanzo si conclude con la deportazione degli ebrei verso i campi di sterminio, ma poi Di Porto ci permette di conoscere qualcosa in più di suo nonno, grazie a un’intervista all’uomo, in cui questo racconta ciò che accadde successivamente: dall’arrivo a Roma all’amore per sua nonna Rosa, a una nuova vita felice, spezzata da un destino impietoso.

Oltre a realizzare un’importante ricostruzione della vita della comunità ebraica del tempo, Di Porto fa anche profonde e interessanti riflessioni sulla fede in Dio, sulla sua reale presenza ed esistenza. Il titolo stesso del romanzo è connesso a una citazione biblica –  Haftarà di Pinechas, 1 Re, 19,9-13 – che diviene una sorta di metafora su uno degli interrogativi più frequenti non solo tra i sopravvissuti alla Shoah – un esempio è Primo Levi, il cui pensiero è citato all’inizio del libro – ma anche tra chiunque si ritrovi davanti ai grandi mali del mondo: come può esserci Dio se esiste anche Auschwitz? Quanto è difficile percepire la presenza di Dio nella nostra vita, quando nel mondo esiste tanto Male?

Basandosi su racconti di famiglia, ricerche condotte sia a Rodi sia in Argentina – dove vivevano già all’epoca dei fatti alcuni fratelli di Solly – sia in Israele, Di Porto ha provato a ricostruire un piccolo mondo antico e felice, con le sue atmosfere, la religiosità, gli odori e i colori, che il nazifascismo spazzò via quasi in maniera totale.

E l’ha fatto con uno stile semplice e scorrevole. Oltre alle descrizioni dell’isola di Rodi, dà ampio risalto anche alle emozioni umane dei vari personaggi cosicché il lettore stesso arriva ad avvertire malinconia e nostalgia per un periodo felice che immagina di aver vissuto anche lui, poi atrocemente spezzato dalla violenza e dall’odio.

L’autore fa uso di diversi termini ebraici o judeo-espanol – un mix di spagnolo, ebraico e arabo – ma anche di alcune frasi in tedesco, evitando talvolta di ricorrere alla traduzione. Se da un lato questa scelta linguistica fa immergere ancora di più il lettore nella storia, dall’altro delle note sarebbero potute tornare utili ai fini della piena comprensione del testo.

Una voce sottile è un libro che può essere letto da tutti, ancor di più da chi è più sensibile verso i temi connessi alla Shoah.

Il libro in una citazione
«Solly sentiva tutta la pienezza e la felicità di essere al mondo, e quando usciva di casa era circondato dalle persone amate e dalla luce di Rodi, e ogni cosa era al suo posto e lui era immerso nell’aria odorosa della macchia mediterranea, e il profumo era intenso, specie al mattino, quando si alzava dal letto e si apprestava a iniziare la sua giornata: lavorare, dare un abbraccio a sua madre, prendere in giro bonario suo fratello Aron, partecipare a quelle domeniche sportive dei Fasci giovanili, a cui la sezione locale del partito teneva così tanto.»

26 marzo 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  1. » Una voce sottile, di Marco Di Porto – Una Valigia ricca di Sogni ha detto:
    Marzo 27, 2021 alle 8:01 pm

    […] la richiesta. E così, potete trovare sul loro sito il primo frutto di questo “lavoro”: la recensione di Una voce sottile di Marco Di Porto, pubblicato da Giuntina che ringrazio per la copia […]

    Rispondi

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