di Irene Stefanini

Mille splendidi soli
Autore: Khaled Hosseini
Editore: Piemme
Traduttrice: Isabella Vaj
Genere: Moderna e contemporanea
Anno edizione: 2014
Anno prima edizione: 2007 (Usa)
Pagine: 407
Consigliato a chi ha voglia di conoscere la storia di un popolo ricco di contraddizioni, quello afghano, ma anche a chi desidera leggere la storia di una vera amicizia.
Con Mille splendidi soli Khaled Hosseini prende per mano il lettore e l’accompagna lungo trent’anni di storia dell’Afghanistan, raccontando in particolare i trattamenti riservati alle donne.
Le protagoniste, Mariam e Laila, non potrebbero essere più diverse.
Nel 1974 Mariam ha 15 anni e vive nella “kolba”, una piccola casa di legno, con la madre. Jalil, il padre, non porterà mai Mariam a Herat, dove vive con le proprie mogli e i propri figli legittimi, perché lei è una harami, ovvero una figlia illegittima di cui vergognarsi. Eppure Mariam stravede per quel padre, uno degli uomini più ricchi di Herat, che ogni tanto va a trovarla portando con sé dei regali per lei.
Mariam è una ragazza che vorrebbe di più per se stessa, vorrebbe studiare, ma la madre la convince che l’unica cosa che le servirà nella vita è la sopportazione.
Laila nasce a Kabul la notte della rivoluzione, nell’aprile del 1978. I suoi fratelli maggiori di lì a poco si uniscono alla Jihad e muoiono, ma lei neppure se li ricorda. Laila trova così un fratello e migliore amico in Tariq, che ha perso sì una gamba su una mina antiuomo ma è comunque e sempre pronto a difenderla. Ma si sa, la guerra fa succedere strane cose e anche la vita di Laila ne è stravolta.
Un giorno Laila incontra Mariam e, benché in un primo momento le due siano astiose l’una verso l’altra, presto capiscono che l’una può essere la salvezza dell’altra.
Mariam e Laila hanno dunque storie completamente diverse eppure il destino le unisce e, a distanza di tanti anni, diventano spose dello stesso uomo, Rashid, un burbero, gretto, sostenitore dei talebani e del regime totalitario e maschilista. Per le due donne l’epilogo sarà opposto, ma complementare.
Mille splendidi soli – il cui titolo è tratto da un componimento del poeta Saib-Trabizi su Kabul risalente al XVII secolo – riesce a travolgerci con la drammatica storia dell’Afghanistan, del suo popolo e, in particolare, delle sue donne. Ci racconta come negli anni queste abbiano, a volte inutilmente, cercato di ribellarsi a un regime spesso intollerante e ostile nei loro confronti.
La parte più emozionante di tutta la narrazione è proprio la storia di queste due spose bambine, messe alle strette da un Paese in continuo conflitto. Un Paese fatto di padri-padroni, in cui l’unica eccezione è il buon genitore di Laila, che purtroppo muore durante un bombardamento e così le aspettative di vita di quest’ultima cambiano irrimediabilmente.
L’unica cosa che hanno in comune Mariam e Laila è il rapporto piuttosto burrascoso con le rispettive madri. Mariam, perché sua madre la vede come una proprietà e le spezza ogni barlume di speranza in una vita migliore. Laila, perché sua madre è troppo presa a pregare e piangere per i due figli maschi.
L’amicizia che nasce tra le due spose di Rashid è la prova provata che quando tra due donne c’è complicità queste riescono a mandare all’inferno pure la persona più cattiva sulla faccia della Terra, anche se le loro vite s’intrecciano alla Storia dei periodi più bui di un Paese come l’Afghanistan, in un arco di tempo che va dagli anni Settanta ai primi anni Duemila.
La potenza di questo romanzo sta anche nello stile diretto di Khaled Hosseini, che lo scrisse dopo il grande successo de Il cacciatore di aquiloni. Le immagini che evoca sono talvolta molto forti, ma riescono senza dubbio a rendere benissimo la realtà. L’autore riesce a farci vedere limpidamente quello che è stato in passato e che, purtroppo, è ancora.
Mille splendidi soli, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2007, è un libro che vale ogni centesimo speso, ogni minuto trascorso tra le sue righe. Sappiate che, voltata l’ultima pagina, vi ritroverete letteralmente in preda alle emozioni e tenterete, forse invano, di digerire le immagini di un Afghanistan distrutto dalla guerra.
Il libro in una citazione
«Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri.»
24 febbraio 2021
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