di Vincenzo Milani

La frontiera
Autore: Alessandro Leogrande
Editore: Feltrinelli
Genere: Reportage
Anno edizione: 2015
Pagine: 320
Consigliato a chi non si ferma alle apparenze, a chi ama capire prima di esprimere un giudizio.
Quando ci arriva la notizia di un naufragio avvenuto nel Mediterraneo oppure di uno sbarco sulle nostre coste di uno dei tanti barconi carichi fino all’inverosimile, ognuno di noi ha una sua reazione: c’è chi avverte pietà, chi solidarizza e, non raramente purtroppo, c’è anche chi prova indifferenza, se non addirittura compiacimento. Ma quanti di noi si chiedono perché? Indipendentemente dai sentimenti, quante volte ci siamo fatti questa semplice domanda, proprio quella che di solito i bambini rivolgono in maniera insistente agli adulti? Perché? Perché partono? Perché affrontano questi viaggi così pericolosi? Da cosa scappano?
La frontiera – romanzo con cui nel 2016 il compianto Alessandro Leogrande vinse il Premio Pozzale Luigi Russo e rientrò tra i finalisti del Premio internazionale Tiziano Terzani – inizia proprio da qui, da queste domande tanto semplici nella loro formulazione, ma terribilmente capaci di mettere in difficoltà chi vuole anche solo tentare di dare una risposta. Con questo libro Leogrande prova a farlo ragionando, raccontando storie.
Gabriele ha combattuto in Eritrea, ha fatto parte di un movimento rivoluzionario in cui credeva e per il quale ha sacrificato vita e affetti. Col tempo ha visto il movimento sgretolarsi e diventare come e peggio del regime che voleva combattere. E così deve andar via, fuggire dal suo Paese per evitare di essere travolto da una tirannia che anche lui, inconsapevolmente, ha contribuito a instaurare.
Raghad ha undici anni, è diabetica e affronta la traversata con i genitori. Portano con loro insulina in abbondanza, per essere sicuri di non avere problemi. Due zaini pieni. Il primo si bagna perché l’imbarcazione si trova a un centinaio di metri dalla riva e deve essere raggiunta a guado: il medicinale diventa perciò inservibile. Il secondo viene buttato a mare dagli scafisti, poiché per loro è solo zavorra. Il viaggio verso la salvezza diventa dunque un tragico calvario.
Storie terribili, dure, agghiaccianti. Che non possiamo, non riusciamo a comprendere fino in fondo.
La frontiera è una linea reale che separa due territori, ma è anche una linea ideale che separa due fasi della vita, anzi. Separa due esistenze totalmente differenti: noi pensiamo di sapere qualcosa della seconda, ignoriamo totalmente la prima. Non sappiamo niente della vita prima del viaggio. E anche il viaggio non è quello che crediamo, così superficialmente, di conoscere. Non è solo la traversata del Mediterraneo: è un’odissea che spesso inizia mesi, anni prima. Viaggi interminabili durante i quali bisogna attraversare confini, deserti e fronteggiare ostacoli di tutti i tipi, tra repressioni e centri di accoglienza (accoglienza?!?).
Chi parte dall’Eritrea, per esempio, prima di raggiungere la Libia, deve arrivare al confine con il Sudan, attraversarlo e rimanere in quel Paese per un periodo spesso lunghissimo. Se riesce a ripartire, può quindi arrivare in Libia per dirigersi verso le coste settentrionali e solo da lì imbarcarsi. Una volta in Libia, il calvario non è certo un ricordo: centri di detenzione, attese interminabili per l’imbarco, dignità annullata.
Due vite differenti, si diceva: da una parte, guerra, miseria, soprusi, diritti negati; dall’altra, il sogno di un’esistenza diversa, normale, con un lavoro, la famiglia e anche il successo, perché no? Visto che si sogna, perché non farlo in grande? Quando parti è proprio questo che credi e speri di trovare, è proprio questo per cui decidi di affrontare una traversata così rischiosa, senza sapere se arriverai a destinazione.
Se poi sarai tra i fortunati che portano a termine l’impresa, ti accorgerai ben presto che i sogni che cullavi rimarranno tali. Perché le condizioni che dovrai sopportare saranno il più delle volte drammatiche e perché dovrai anche fare i conti con la reazione cavalcata e alimentata dai movimenti razzisti e xenofobi sviluppatisi in Europa, di cui La frontiera traccia un quadro disarmante, scioccante.
Eppure questa “fortuna” è solo per chi sopravvive. Tante, parecchie volte, invece, la linea immaginaria assume la forma delle onde e in troppi, al di là di questa linea, hanno trovato la morte.
Il libro in una citazione
«La frontiera è un termometro del mondo. Chi accetta viaggi pericolosissimi in condizioni inumane, attraversando i confini che si frappongono lungo il suo sentiero, non lo fa perché votato al rischio o alla morte, ma perché scappa da condizioni ancora peggiori. O perché sulla sua pelle è stato edificato un mondo che gli appare inalterabile.»
2 febbraio 2021
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