di Ilaria Marani
Sangue giusto
Autrice: Francesca Melandri
Editore: Rizzoli
Genere: Moderna e contemporanea
Anno edizione: 2017
Pagine: 528
Consigliato a chi non disdegna i saggi di storia e le saghe famigliari atipiche e, più in generale, a chi vuole riflettere.
Vincitore nel 2018 del Premio Sila 1949 nella sezione Letteratura e candidato nello stesso anno al Premio Strega, Sangue giusto di Francesca Melandri è un romanzo nel quale una storia di famiglia s’intreccia con la storia d’Italia.
Protagonisti del romanzo sono Ilaria Profeti, quarantenne romana single che di mestiere fa la professoressa, e la sua famiglia allargata, nella quale spicca la figura carismatica del padre Attilio, ormai novantenne con sintomi di demenza senile.
La storia inizia a Roma, nell’agosto 2010 quando Ilaria torna a casa e trova ad attenderla sul pianerottolo un giovane africano: dice di chiamarsi Shimeta Ietmgeta Attilaprofeti e di essere suo nipote, il figlio di un suo fratellastro a lei sconosciuto, nato da una relazione tra suo padre Attilio e una giovane etiope. Questo evento spingerà Ilaria a mettere in dubbio la figura paterna e a indagare sul suo passato per scoprire la verità. Da questo punto in poi, il romanzo si dipana su due piani temporali principali, alternando le vicende del presente a quelle del passato, ovvero gli anni dell’occupazione italiana in Etiopia.
Un po’ saggio di storia, un po’ saga famigliare, Sangue giusto attraversa tre periodi storici cruciali della storia d’Italia (il colonialismo, l’epoca che lo ha seguito e l’era berlusconiana) e si configura come un romanzo di forte critica sociale, sferzata sia contro l’epoca passata sia contro quella attuale. I temi che affronta sono molteplici, ma possono essere ricondotti a due: razzismo e ipocrisia. In un intreccio tra passato e presente, sfera privata e politica, il romanzo di Francesca Melandri narra dell’attuale immigrazione clandestina, del razzismo subdolo che l’accompagna e di un’Italia multietnica non ancora pronta a esserlo; narra del passato colonialista dell’Italia, raccontando le peggiori vergogne e atrocità commesse: la guerra d’Abissinia e i genocidi a essa connessi, l’occupazione italiana e il madamato, le leggi razziali e il razzismo scientifico, e lo fa con il chiaro intento di spingere il lettore a mettere in rapporto l’uno con l’altro. Il quadro che ne esce è quello di un’Italia cieca, dominata dall’ipocrisia.
Spostandosi con abilità da un’epoca all’altra senza interrompere il flusso della narrazione e dosando sapientemente suspense e colpi di scena, con questo romanzo Francesca Melandri dimostra ancora una volta il proprio talento di scrittrice. Degno di nota è già anche solo l’inizio di Sangue giusto, lungo ben quattro pagine. In esso l’autrice presenta al lettore il contesto dell’Esquilino e Ilaria stessa, che si destreggia tra pensieri e digressioni di varia natura nel tempo che le occorre per rincasare dopo una lunga e faticosa giornata e salire le scale del proprio condominio.
Narrato in terza persona da un narratore onnisciente e scritto con una prosa precisa e allo stesso tempo scorrevole, Sangue giusto porta alla ribalta una parte spesso taciuta della storia italiana, che non si studia sui banchi di scuola, ma che proprio nelle scuole dovrebbe essere letta, perché intrisa di atti ignobili che non vanno dimenticati per non essere replicati.
Un’ultima nota per i lettori che apprezzano le curiosità: all’interno di Sangue giusto non mancano piccole perle riferite all’etimologia di vocaboli – sia volgari che non – ampiamente in uso ancora oggi, uno su tutti… “ambaradan”. Se ancora non ne conoscete il vero significato, è molto probabile che bandirete questa parola dal vostro vocabolario dopo averlo scoperto leggendo Sangue giusto.
Il libro in una citazione
«“Noi siamo bianchi, Ilaria. Nostro padre è bianco. Se veramente avesse un quarto del nostro sangue sarebbe, diciamo, beige. E invece è marrone.”
“Beige? Marrone? Ma come parli, Attilio! Vuoi misurargli la tinta della pelle con il pantone?”
“Non mi serve il pantone. Lo vedo con i miei occhi che è troppo scuro.”
“Io con i miei occhi ho visto un documento etiopico, che sopra ha il nome di mio padre che è anche il tuo. E questo è un fatto.”»
19 gennaio 2021
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