di Marco Pisan
Dormire in un mare di stelle
Volumi 1 e 2
Autore: Christopher Paolini
Editore: Rizzoli
Traduttrice: Maria Concetta Scotto di Santillo
Genere: Fantascienza
Anno edizione: 2020
Pagine: volume 1, 660; volume 2, 475.
Consigliato agli amanti della space opera e dell’hard sci-fi, ma anche a chi, appassionato di fantasy, vuole allargare i propri orizzonti di lettura facendo un giro nel mondo della fantascienza.
Su un potenziale pianeta colonizzabile, Kira Nàvarez scopre per caso un manufatto alieno, il secondo mai trovato nella storia dell’umanità: e questo cambierà ogni cosa per lei, i suoi amici, la razza umana e l’intera galassia.
Inizia da qui la storia di Dormire in un mare di stelle, opera sci-fi in due volumi scritti dallo statunitense Christopher Paolini e pubblicati in Italia a distanza di un solo mese l’uno dall’altro, che narrano vicende senza soluzione di continuità e immergono in un intreccio di ampio respiro.
La trama è un classico dal punto di vista del filone letterario al quale l’opera appartiene, con astronavi che viaggiano tra le stelle, dove la razza umana cerca di espandersi colonizzando e terraformando, ove possibile, nuovi mondi.
La protagonista del romanzo, Kira, è una scienziata che nella sua ultima missione s’imbatte in una creazione aliena, una creazione molto molto avanzata, di origine tanto biologica quanto tecnologica. All’inizio, Kira non avrà molta scelta: sopraffatta dai rapidi avvenimenti, cambierà completamente vita e sarà costretta dalla Lama morbida − questo il nome che darà al particolare oggetto-essere alieno − a fare cose di cui si pentirà. Di certo perderà molto, ma guadagnerà altrettanto: una nuova famiglia e nuovi, strani e fedeli amici, pronti a seguirla in quelle peripezie che la porteranno decisamente lontano, verso stelle non ancora studiate dall’uomo.
Sulla scena compare presto una nuova razza di alieni senzienti – i primi scoperti dagli umani – che non sono per niente pacifici e purtroppo sono anche più avanzati tecnologicamente dei terrestri. Li chiameranno “le Meduse” a causa della forma (o meglio, delle varie forme) che assumono.
La simultaneità tra la comparsa delle Meduse e la scoperta di Kira non può essere certo casuale, ma inizialmente nessuno capisce né come né perché le due cose siano collegate. Si scatena una guerra tra due civiltà tecnologiche che coinvolgerà pianeti, astronavi e stazioni spaziali. Ma non è ancora abbastanza. A un certo punto salteranno fuori, sì, praticamente dal nulla, altri esseri, così strani e diversi da tutto il mondo conosciuto e così spaventosi da essere soprannominati “gli Incubi”. Sono proprio loro che, senza spiegazioni, vogliono semplicemente distruggere tutto: Umani, Meduse e qualsiasi altra forma di vita… e tutti, proprio tutti, daranno la caccia a Kira e ai suoi nuovi amici dell’astronave Wallfish.
La domanda sorge spontanea: il manufatto alieno vivente che tutti vogliono è solo quel che sembra, un’arma? O è di più? Potrebbe addirittura essere la chiave per porre fine alla guerra che Kira stessa crede ormai di aver causato? E chi l’ha creato? Se vogliamo trovare la risposta, non ci resta che iniziare un viaggio nello spazio ricco di colpi di scena.
Dormire in un mare di stelle, che in due libri riempie più di mille pagine, è una lunga, coinvolgente e inarrestabile corsa contro il tempo. La caratteristica forse più rimarchevole di quest’opera è la potenza scenica della scrittura. Le battaglie, in particolare, sono veri capolavori di montaggio: il lettore ha l’impressione di guardare un film al rallentatore, mentre passa da una scena all’altra e da un’azione a quella successiva, in una girandola di diapositive colorate.
Ben noto al pubblico per l’enorme successo della saga letteraria di Eragon, che oltretutto iniziò a scrivere quando era solo un ragazzino, Paolini aveva da tempo il desiderio di esplorare nuovi immaginari con la propria scrittura e ha così deciso di passare dal fantasy alla fantascienza. E si è messo a studiare duro. Alla fine del secondo volume troverete infatti una sessantina (!!!) di pagine dedicata ad appendici varie, nelle quali l’autore racconta le difficoltà riscontrate nella stesura dell’intero romanzo.
Paolini si è messo a studiare scienza di alto livello perché non voleva che la sua fantascienza ricadesse nel fantasy… quindi niente teletrasporto, niente viaggi di anni luce in pochi giorni, niente che le attuali conoscenze scientifiche vietino – con un po’ di elasticità ovviamente – e tutto giustificato con grafici e spiegazioni dettagliate. Corredano il romanzo anche un glossario dei termini usati e una breve cronologia degli avvenimenti principali dai tempi nostri al XXIII secolo, epoca in cui si svolgono le vicende. Per facilitare al lettore la comprensione degli spostamenti tra stelle e pianeti, entrambi i libri presentano anche mappe disegnate addirittura in modo tridimensionale, che chiariscono distanze e posizioni relative dei vari luoghi in cui si svolgono i fatti.
Insomma, se siete dei nerd, questa dialogia fa al caso vostro perché Paolini vi dà la possibilità di sfogarvi e fantasticare quanto vi pare. Non solo ha creato una razza aliena con la propria cultura e il proprio sistema di comunicazione, ma anche un intero microcosmo in cui inserire la sua trama, proprio come hanno fatto i più grandi scrittori di space opera… chissà, forse un giorno Paolini deciderà di proseguire questa storia o magari di scrivere racconti ambientati nello stesso universo narrativo!
A Paolini ci sono voluti ben nove lunghi anni e molte riscritture per ottenere ciò che voleva e, signori, il risultato è un affascinante e corroborante viaggio in un remoto futuro, pieno di misteri, pieno tanto di atrocità quanto di meraviglie.
Una cosa è certa: se vi piace il fantasy, Paolini vi farà conoscere un nuovo e diverso livello di scrittura che non vi deluderà e vi porterà, speriamo, a esplorare una branca della fantascienza che forse poi non mollerete più!
Il libro in una citazione
«“Il significato della vita, Kira, consiste nel muovere le cose dal punto a al punto b. Tutto qui. In buona sostanza è quel che facciamo tutti quanti.”
“E quando parliamo?” Aveva chiesto lei, confusa.
“Sempre di movimento si tratta. Spostiamo un’idea da qui”, e le aveva puntato l’indice sulla fronte, “al mondo reale.”»
4 dicembre 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA