di Sonia Vaccaro

Un giorno la giovanissima Ally Mills riceve la visita di Lord Ormerod Richardson. Il segretario del primo ministro della Regina Vittoria vuole sapere perché sono sparite le nuvole che suo padre Grover, il più grande disegnatore di tutta l’Inghilterra, traccia quotidianamente nel cielo di Londra con la White Wings, un coloratissimo aerostato biposto a vapore. Così Ally, che non vede suo papà da un giorno intero, capisce che deve essere successo qualcosa di davvero preoccupante.
Dopo aver ritrovato la White Wings abbandonata sul lago di Wilstone, Ally e i suoi fratelli iniziano a cercare Grover e si ritrovano coinvolti in una vicenda dai risvolti inimmaginabili.
Districandosi tra indizi, strani codici e misteriosi amici, i cinque ragazzini giungono alla scoperta di una terribile verità: la scomparsa di Grover è solo il primo tassello di un intrigo che tiene in scacco una Londra vittoriana fantastica, oppressa dai fumi delle fabbriche e popolata da carrozze a vapore, dirigibili grandi quanto balene, cani meccanici e macchine umane.
È questa la storia che Giorgia Simoncelli, 42enne romana, ci racconta in Il disegnatore di nuvole, romanzo con cui Edizioni Piuma ha inaugurato la collana I Codici, rivolta agli under 14. Una storia che coniuga sapientemente azione, avventura, suspense e distopia e s’inserisce alla perfezione nel filone dello steampunk, di cui i britannici Conan Doyle e H. G. Wells e il francese Jules Verne furono grandi maestri.

Giorgia Simoncelli, lei ci insegna che “avere la testa tra le nuvole” non è poi così male. Ci spiega perché?
«Ho sempre amato guardare le nuvole. Lo facevo da bambina e lo faccio ancora adesso insieme a mio figlio. Nella White Whings abbandonata, Ally ritrova un biglietto con un messaggio di Grover che viene poi ripetuto più volte nella storia: “Tutti hanno diritto ad alzare la testa e a sognare e siamo noi a doverlo ricordare alle persone, noi disegnatori di nuvole”. Le nuvole sono dunque il simbolo dei sogni e l’idea che ci sia un mestiere che consenta di dar loro una forma è un modo per dire che tutto si può fare, basta volerlo.»
Secondo lei i bambini di oggi hanno la possibilità di sognare?
Tutti i bambini sognano. Però credo che oggi i sogni spesso non siano i propri, ma il riflesso di quello che vogliono o desiderano altre persone. Il senso del libro è proprio questo: dare spazio all’immaginazione e provare a ricordare cosa amiamo davvero, indipendentemente dagli altri.
Oltre a ricordare l’importanza di avere il coraggio di realizzare i propri sogni, il suo romanzo invita a rispettare il pianeta che ci ospita, a valorizzare i legami famigliari, a non farsi trarre in inganno dalla pubblicità subliminale… Da dove nasce la necessità di lanciare tanti messaggi in un colpo solo?
«Essendo il mio libro scritto per i ragazzi, ho pensato che fosse giusto unire all’avventura anche dell’altro. I temi scelti sono di grande attualità: problemi e situazioni di cui si sente parlare spesso, come l’ambiente, o meno frequentemente, come la pubblicità subliminale, ma che impattano sulla vita di ognuno. Ho sempre creduto che avere consapevolezza di un problema sia il primo passo per decidere da che prospettiva guardarlo e poi magari risolverlo.»
In perfetto stile steampunk, la sua storia è ambientata in una Londra vittoriana popolata anche da automi…
«Anche questa mi sembrava una questione di grande attualità. Nel nostro quotidiano la componente robotica è sempre più evidente: possediamo telefoni che sono più potenti dei computer, elettrodomestici che si comandano a distanza o apparecchi come Alexa, che sono in grado di rispondere alle nostre domande quasi fossero umani. Penso che questo sia il futuro che ci aspetta, o meglio che aspetta molti ragazzi, e quindi perché non immaginarlo?»
Benché viva in un lontano passato, la famiglia di cui ci racconta è molto moderna. Ally, Duncan, Lucius, Olive e Quinnie sono legati da un affetto fortissimo pur non essendo fratelli e sorelle dalla nascita. In tutto ciò, papà Grover ha avuto un ruolo decisivo. Lui quale consiglio potrebbe dare a un neogenitore dei nostri giorni?
«Ally, Duncan, Lucius, Olive e Quinnie sono fratelli per volontà del destino. Si vogliono bene, ma come tutti i fratelli discutono e faticano a trovare in famiglia uno spazio che sia soltanto loro. Ho voluto che anche Grover fosse un papà dei nostri tempi, un uomo impegnato tutto il giorno, che lascia molto spazio ai suoi figli, guardandoli però sempre da lontano. Non mi sento di dare consigli. Ognuno credo faccia del proprio meglio nella difficile avventura di essere genitore, però la libertà − unita a uno sguardo protettivo − credo possa essere un buon modo per far esprimere i bambini.»
Ally è una ragazzina coraggiosa e responsabile, che evidentemente è dovuta crescere in fretta. Si è ispirata a qualcuno in particolare per caratterizzarla?
«Non sono partita da nessuna ispirazione in particolare. La verità è che non lo faccio mai. Seguo la storia e sono i personaggi a crescere e trasformarsi insieme a lei. All’inizio, Ally era solo un abbozzo, una ragazza di cui mi piaceva far risaltare il coraggio oltre all’affetto profondo verso suo padre; tutto il resto è venuto scrivendo.»
Lei che bambina è stata?
«Sono stata e sono ancora una persona timida e introversa, da bambina lo ero in modo esasperato. Forse il personaggio del libro che mi somiglia di più è Lucius: un grande osservatore, appassionato di fotografia, che vorrebbe con tutte le forze essere coraggioso, come suo fratello Duncan. Ally, invece, è la ragazzina che avrei voluto essere: testarda, “tosta” e pronta a tutto per seguire il futuro che vede chiaramente davanti a sé.»
Le manovre della White Wings sono descritte con dovizia di particolari. Lei ha esperienza di volo oppure è tutto frutto del lavoro di ricerca propedeutico alla stesura?
«Non conoscevo niente delle manovre di volo. Ho studiato molto per capire il funzionamento di un aereo, ma l’ho fatto anche per tante altre situazioni del testo. Avevo dei vaghi ricordi della storia inglese del tempo e ho dovuto riprendere i manuali e leggere cosa veniva scritto allora. Sono stati preziosi Charles Dickens e, soprattutto, Jack London con il suo Il popolo dell’abisso. Più che un romanzo, questo libro è una cronaca giornalistica dalla lucidità spiazzante, che mi ha portato proprio in mezzo agli operai inglesi e alla loro disperazione. Ho cercato anche di muovermi in uno spazio reale, facendo riferimento a una cartina dell’epoca, che poi è stata inserita all’inizio del libro per tutti coloro che vogliono divertirsi a capire dove avvengono gli eventi narrati. Fatto questo, ho liberato la fantasia.»
Se dovesse essere lei a partire con la White Wings, quale disegno di nuvole ci regalerebbe?
Oggi disegnerei tante persone che si abbracciano e si tengono per mano. Credo sia un po’ quello che vorrebbero disegnare tutti.
Questo è il suo romanzo d’esordio. Prevede altri libri per ragazzi nel suo futuro?
«È la prima volta che mi rivolgo a un pubblico di ragazzi ed è stato stimolante scrivere cercando di mantenere sempre alta la tensione e, allo stesso tempo, di creare un immaginario coinvolgente e fantastico. Ho un bimbo piccolo e so bene che, dopo venti secondi di descrizione e zero azione, ho già perso il suo interesse… Lo steampunk mi ha aiutato tanto, perché già di base propone un contesto straniante e fantastico, in grado di stimolare l’immaginazione. Comunque la risposta è sì: mi piacerebbe molto scrivere altri libri per ragazzi. È stata una bellissima esperienza e sarei felice di ripeterla.»
Dunque non è un caso se le ultime pagine del Disegnatore di nuvole lasciano pensare a un possibile seguito. Leggeremo altre avventure di Ally e i suoi fratelli?
«La verità è che mentre scrivevo mi sono profondamente appassionata al mondo di Ally e Grover e ho volutamente lasciato alcuni spiragli per altre possibili storie. Perciò, sì, immagino altre avventure per Ally e i suoi fratelli.»

E invece quando è iniziata la loro storia? Com’è nata l’idea del Disegnatore di nuvole?
«Il disegnatore di nuvole è nato più di tre anni fa, quando una cara amica scrittrice, Emanuela Valentini, mi chiese di partecipare a un concorso per racconti steampunk di sua organizzazione. Ero mamma da poco e ancora facevo a cazzotti con la stanchezza e la scarsezza di tempo da dedicare ad altro e non riuscii a buttar giù molto. Però mi si accese la lampadina: poter disegnare le nuvole come se fosse un vero mestiere. L’anno dopo, per un altro concorso, il Trofeo Rill, scrissi i primi due capitoli della storia, ma erano ancora solo un abbozzo con Grover, Ally e un paio di altri personaggi. L’organizzatore del premio, Alberto Panicucci, mi scrisse che l’idea era davvero bella e che sarebbe stato giusto svilupparla in un romanzo. Poi, lo scorso anno, Laura Scaramozzino − autrice di Dastan, altro titolo pubblicato da Edizioni Piuma nella collana I Codici, ndr − ha proposto il mio nome con una generosità senza pari alla editor Virginia Villa. Ricordo la prima chiacchierata in cui mi ha spiegato cosa volevano fare con Edizioni Piuma: lo spirito del progetto, l’ambientazione, il target di pubblico… Il mio disegnatore è come riemerso da un angolino del cervello, ed eccoci qui.»
La cover del romanzo si trasforma in un poster ed è stata realizzata da Paolo d’Altan, illustratore ben noto nel campo dei libri per ragazzi. Ha avuto modo di confrontarsi con lui?
«La copertina è bellissima! Paolo d’Altan è stato capace di cogliere allo stesso tempo la bellezza e la forza delle nuvole. Ovviamente c’è stato un confronto, ma ho voluto che avesse grande libertà, un po’ per curiosità, un po’ perché non sono un’illustratrice e non avrei saputo che orientamento dare.»
A quale bimbo consiglierebbe di leggere Il disegnatore di nuvole? E a quale invece consiglierebbe di non farlo?
La storia si rivolge ai ragazzini dai dieci ai quattordici anni, ma in fondo anche a tutti coloro che vogliono vivere una bella avventura. Mi piacerebbe pensare a questo libro come a un momento di condivisione tra mamma, papà e figlio/a, ma anche tra nonno/a e nipote. ‘Il disegnatore di nuvole‘ è una storia che può parlare a molti livelli: per ritrovare suo padre, scomparso insieme a tutti gli altri disegnatori del Regno d’Inghilterra, Ally deve affrontare molte prove e dare fondo a tutto il suo coraggio. Sinceramente non saprei dire a quale bambino non lo consiglierei, perché un’avventura a caccia di sogni penso possa piacere un po’ a tutti.
Se un genitore di una bimba o di un bimbo, che ha apprezzato il suo libro, le chiedesse un consiglio di lettura, cosa proporrebbe?
«Sinceramente non saprei. Ogni bambino è diverso e sono tante le storie belle da proporre. Mi sento invece di consigliare di accompagnarlo in una libreria per scoprire insieme la prossima avventura di cui essere parte.»
Qual è il libro che ha amato di più da piccola?
«Ricordo ancora con immensa emozione Il Gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach. Il perché credo sia legato al grande senso di libertà e unicità che si respira dalla prima all’ultima pagina. Jonathan è un “diverso”, che guarda al cielo e al volo non come mezzo di sopravvivenza bensì come forma di libertà e arte. Questo lo porterà a essere respinto dal branco, a sopportare la solitudine, ma anche a scoprire il senso profondo della sua esistenza. La dedica, poi, mi è rimasta nel cuore: “Al vero gabbiano Jonathan che vive dentro ognuno di noi”.»
Ha uno scrittore/una scrittrice di riferimento che l’ha ispirata anche nel corso della stesura del Disegnatore di nuvole?
«Sono tanti gli scrittori che amo, dai grandi romanzieri dell’Ottocento e del Novecento fino ai più contemporanei, e credo che chiunque scriva metta sempre dentro alle proprie pagine un po’ di ciò che ha letto in precedenza. Ultimamente ho scoperto Tiffany McDaniel, una giovane scrittrice americana con un modo di raccontare sorprendente.»
Alcuni elementi del suo romanzo ricordano l’immaginario del regista Hayao Miyazaki. Le piacerebbe se il suo libro diventasse un manga?
«Me lo hanno già detto diverse persone che la White Wings e il mondo di Ally hanno forti richiami all’immaginario del regista Miyazaki. Anche in questo caso, devo dire di non averlo voluto. Ho dato grande spazio alla fantasia e a mano a mano le cose si sono composte sulla carta. Però, in effetti, è vero: ci sono dei richiami forti. E certo, sarebbe stupendo se il libro diventasse un manga. Sarebbe un altro modo per raggiungere nuovi lettori e far conoscere la storia di Ally e di Grover.»
13 novembre 2020
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Il disegnatore di nuvole

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Autrice: Giorgia Simoncelli
Editore: Edizioni Piuma
Copertina poster: Paolo d’Altan
Genere: Avventura
Collana: I Codici
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 193
Età di lettura: da 10 anni
In questo libro trovi: coraggio, legami famigliari, solidarietà nelle difficoltà.