di Ilaria Marani
Furore
Autore: John Steinbeck
Editore: Bompiani
Traduttore: Sergio Claudio Perroni
Genere: Classici
Anno edizione: 2013
Anno prima edizione: 1939 (Usa)
Pagine: 633
Consigliato a tutti! È una pietra miliare della letteratura, un libro intramontabile che merita di essere letto almeno una volta nella vita. Imperdibile per chi apprezza i romanzi di viaggio, quelli storici, quelli d’inchiesta e di lotta sociale.
Edito per la prima volta in America, nell’aprile del 1939, Furore (il cui titolo originale è The Grapes of Wrath) riscosse un immediato successo di pubblico e l’anno seguente ricevette il prestigioso Premio Pulitzer per la narrativa. Nella sua prima edizione italiana, datata gennaio 1940, l’opera di John Steinbeck fu oggetto di tagli e censure, sebbene le autorità del regime lo avessero reputato un perfetto esempio a sostegno della propaganda fascista, in quanto si credeva contribuisse a diffondere l’immagine di una America primitiva, violenta e barbarica.
Furore narra le vicende dei Joad, una famiglia di mezzadri originari di Sallisaw nella Contea di Sequoyah in Oklahoma, che al pari di molte altre famiglie contadine si vide costretta a lasciare la propria terra, perché resa infertile dalle tempeste di polvere (Dust Bowl) che negli anni Trenta, quando la Grande depressione era già avviata, interessarono gli Stati delle Lower Plains: Texas, Arkansas, Missouri e, per l’appunto, Oklahoma.
Quella dei Joad è una vera e propria odissea, la storia di una famiglia resa orfana della propria terra, quasi privata della propria identità, che come migliaia e migliaia di americani in cammino lungo la Route 66 — quando ancora questa strada non rappresentava nessun “mito” — si trova costretta a una penosa marcia verso un futuro incerto. Quella che racconta John Steinbeck nelle pagine di Furore è la trasformazione di un’intera nazione e un memorabile affresco del sogno americano.
Sin dalle prime pagine trasuda il desiderio di un futuro migliore in California, una terra che nell’immaginario dei migranti appare come una “Valle dell’Eden”, proprio come recita un altro titolo di Steinbeck. Per questo motivo, l’impatto con la realtà sarà ancora più amaro. Non è oro tutto quello che luccica in California. La manodopera è sfruttata e malpagata. La fame delle persone è strumentalizzata in una vile guerra al ribasso che rende i poveri schiavi. Ogni immigrato porta con sé la propria miseria quasi fosse un marchio d’infamia.
Scritto con una prosa semplice e scorrevole, senza risultare mai banale, questo romanzo è stato composto e bilanciato alla perfezione. Narrato in terza persona, Furore vede l’alternarsi di capitoli che raccontano le vicende con protagonista la famiglia Joad ad altri descrittivi dei luoghi e del contesto storico economico e sociale, che già da soli costituiscono piccole perle.
Furore è il frutto romanzato di storie reali. John Steinbeck, Premio Nobel per la letteratura nel 1962, scrisse questo capolavoro dopo aver compiuto un viaggio attraverso le baraccopoli della California rurale. Nel 1936, tre anni prima della pubblicazione, il celebre autore statunitense fu ingaggiato dal San Francisco News per redarre una serie di articoli giornalistici che mostrassero le condizioni di vita nelle baraccopoli degli immigrati, dette “Hooverville” e “Little Oklahoma”.
Profondo, commovente e potente, Furore è un romanzo epico che racconta la lotta dell’uomo contro l’ingiustizia e, proprio per questo motivo, non è invecchiato di una sola virgola e, a distanza di più di ottant’anni, mantiene immutata tutta la sua freschezza.
Il libro in una citazione
«La sto imparando ogni momento, tutt’i giorni. Quando stai male o magari hai bisogno o sei nei guai… va’ dalla povera gente. Soltanto loro ti danno una mano… soltanto loro.»
16 ottobre 2020
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