

Il Conte di Montecristo
Autore: Alexandre Dumas (padre)
Editore: Einaudi (collana ET Classici)
Traduttrice: Margherita Botto
Anno edizione: 2014
Anno prima edizione: 1845-1846 (Francia)
Genere: Classici
Pagine: VIII-1240
Consigliato a chi cerca una sorprendente avventura esotica e a chi, guardando una serie tv, si affeziona sempre ai personaggi.
di Elisa Vuaran
È il 1815 quando Edmond Dantès, abile marinaio prossimo alla promozione a capitano, rientra in nave a Marsiglia, dove lo aspetta la promessa sposa Mercedès. La vita del giovane sembra procedere con il vento in poppa, ma la sua felicità attira le invidie di alcuni concittadini che, con una sinistra macchinazione, lo fanno arrestare con l’accusa di sostenere Napoleone (allora in esilio all’Elba e ritenuto una minaccia per il re di Francia).
A causa di una serie di circostanze sfavorevoli Dantès, innocente, rimane rinchiuso nelle segrete per anni; ne uscirà come un uomo del tutto diverso, concentrato esclusivamente sul suo ingegnoso piano di vendetta.
Il Conte di Montecristo, in parte ispirato a una storia vera, ha una narrazione straordinariamente incalzante: fin dalle prime pagine si assiste a sagaci scambi di battute e a vertiginosi colpi di scena (d’altronde inizialmente, tra 1845 e il 1846, fu pubblicato a puntate come romanzo d’appendice e l’autore doveva mantenere alta la tensione per spingere il pubblico ad acquistare le uscite successive). Il fatto che Alexandre Dumas fosse pagato non solo per la quantità di copie vendute ma anche in base al numero di parole rende conto della ridondanza di alcuni temi (per esempio all’inizio di qualche capitolo si riportano alla memoria del lettore certi eventi già raccontati, prima di mostrarne le conseguenze), ma tutto ciò contribuisce a creare attesa e a familiarizzare meglio con i personaggi, senza dimostrarsi fastidioso.
In un certo senso, i personaggi sono volutamente caricaturali: ci si affeziona presto al povero Dantès e si empatizza subito con lui per le ingiustizie che subisce e poi si è irrimediabilmente portati a subire il suo fascino, che corrisponde all’archetipo del superuomo; allo stesso modo non si può fare a meno di odiare gli antagonisti, presentati attraverso tutti i loro peggiori difetti caratteriali (un ubriacone o un avaro non suscitano istintivamente simpatia) e fisici (con un certo riferimento alla fisiognomica di Lombroso, secondo il quale era possibile riconoscere un uomo malvagio già dai suoi connotati − per esempio, dai tratti aspri del volto).
Dumas sfrutta i personaggi per muovere una pesante critica alla superficiale società parigina dell’epoca, rappresentandone tutti i vizi nei soggetti negativi, e offre (anche attraverso le descrizioni di vie, palazzi, usi e costumi) un brillante spaccato della quotidianità nella Francia dell’Ottocento.
Proprio per l’universalità dei suoi temi, il romanzo è stato d’ispirazione a numerosi registi che ne hanno proposto altrettante trasposizioni cinematografiche, televisive e teatrali, ma anche ad alcuni fumettisti giapponesi (esistono sia un manga che un anime − cioè rispettivamente un fumetto e una versione animata − dedicati all’affascinante Conte).
Prima di avventurarsi nella lettura di questo tomo è bene però fare attenzione all’edizione che si possiede perché non tutte le traduzioni italiane sono altrettanto valide: quella di tale Emilio Franceschini è fortemente censurata e rivista e non consente di godere appieno del romanzo. La traduzione di Margherita Botto è accurata, piacevole e ricca di note storiche che aiutano a contestualizzare i numerosi riferimenti agli eventi dell’epoca.
Nonostante la mole imponente, Il Conte di Montecristo è un’avventura entusiasmante in grado di rapire il lettore già con le sue primissime battute: le oltre 1200 pagine scorrono veloci e quando si giunge alla fine se ne vorrebbero leggere ancora!
Il libro in una citazione
«Ci vuole la sventura per scavare certe miniere misteriose nascoste nell’intelligenza umana. Ci vuole la pressione per far esplodere la polvere. La prigionia ha concentrato in un unico punto tutte le mie facoltà che fluttuavano liberamente. Si sono scontrate in uno spazio ristretto e, come sapete, dall’urto delle nubi scaturisce l’elettricità, dall’elettricità il lampo, dal lampo la luce.»
13 ottobre 2020
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