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Home » “IT”, KING E L’HORROR CHE FA VINCERE LA PAURA

“IT”, KING E L’HORROR CHE FA VINCERE LA PAURA

It
Autore: Stephen King
Traduttore: Tullio Dobner
Editore: Sperling & Kupfer
Genere: Horror
Anno edizione: 2019
Anno prima edizione: 1986 (Usa)
Pagine: 1216

Consigliato agli amanti dell’horror, a chi ha Paura e a chi vuole vincerla. 

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di Marco Pisan

Sette ragazzini scoprono che la loro città, Derry, nel Maine, nasconde un segreto: un mostro, che uccide soprattutto bambini. Lo sconfiggono, ma circa un quarto di secolo dopo il mostro ritorna e loro, oggi adulti, all’epoca avevano giurato di finire il lavoro. D’altra parte, sono i soli a poter sconfiggere It. 

It è anche il titolo del romanzo considerato, non a torto e insieme alla saga della Torre nera, con cui ha molti punti di contatto, il capolavoro di Stephen King. È un tomo di 1200 pagine, ma non c’è motivo di farsi scoraggiare: la lettura è scorrevole e, dopo i primi assaggi, si ha solo voglia di averne di più, e di più ancora… 

Non è di certo un caso se ne sono stati tratti l’omonima e famosissima serie televisiva diretta da Tommy Lee Wallace nel 1990 e il film in due parti (It – Capitolo uno e It – Capitolo due) girate entrambe da Andy Muschietti, nel 2017 e nel 2019. 

E non è un caso nemmeno il fatto che il protagonista cattivo, il famoso pagliaccio, è ormai una figura quasi iconica del Male, spesso nascosto sotto mentite spoglie ma pur sempre presente nella realtà. Il Male, che cambia solo aspetto ma conserva la medesima sostanza, non guarda in faccia a nessuno indipendentemente dal fatto che la vittima sia un bambino innocente oppure un adulto con tanti scheletri nell’armadio. 

La struttura del libro è particolare per gli spostamenti temporali della trama, la quale balza continuamente dal 1957-’58 al 1985, ovvero da quando i protagonisti erano bambini al loro ritorno a casa da adulti. Il fatto che le date siano quasi sempre segnate a inizio capitolo rende più facile seguire il lungo labirinto che si dipana da Derry per poi ritornare a… dove erano partiti. Nel libro ci sono scene che non si vedono nei film, utili ad approfondire il carattere dei personaggi e a consentirci di capire perché sono quel che sono e si comportano in un certo qual modo. Il finale è poi molto più grandioso e fantascientifico delle versioni cinematografiche, con una spiegazione ben più chiara, che collega direttamente questo romanzo al mondo della Torre nera. 

Lo stile è quello del King dei tempi migliori: un lungo, continuo fil rouge che passa da mente a mente, dalla parola al pensiero, dalla volontà al desiderio, dall’impasse all’azione in una corsa. Anzi, una maratona, che lascia il lettore sfinito sì, ma felice di avercela fatta ad arrivare alla fine. 

It è prima di tutto un romanzo di formazione. La quotidianità di sette ragazzini, ognuno con i propri problemi e i propri sogni, viene sconvolta da un elemento soprannaturale e loro sono costretti a crescere velocemente. Contemporaneamente scoprono anche sentimenti profondi che rendono la vita degna di esser vissuta, la potenza della vera amicizia e la forza dell’amore, capace di sormontare qualsiasi ostacolo nello spazio e nel tempo. 

Quando, 27 anni dopo, devono tener fede al giuramento, solo uno di loro rammenta ciò che era successo, perché i ricordi sono stati rimossi per poter riemergere quando fosse arrivato il momento. Ora adulti, si rendono conto che la loro esistenza è stata notevolmente segnata dall’incontro con It e devono ritornare i ragazzi che erano, riscoprire i valori dell’amicizia e dell’amore da capo per poter avere una possibilità di sopravvivenza. 

Uno dei temi centrali del romanzo è la memoria, intesa come ciò che crea quel che siamo e ciò che ci ricorda quel che eravamo. La memoria è anche quel che ci mostra cosa avremmo potuto essere se avessimo preso strade e decisioni differenti ed è, di conseguenza, ciò che ci invita a diventare ciò che forse potremmo ancora divenire. 

Un altro tema rilevante è la capacità squisitamente umana di far finta di non vedere, di non sapere e di non capire: tutto al solo scopo di proteggere se stessi. Nel romanzo questa facoltà è attribuita a un intervento di It, ma è sottointeso che esso approfitta solo degli “spazi lasciati vuoti” per poi riempirli e, se può farlo, è solo perché le persone decidono, più o meno consciamente, di lasciarlo entrare.  

La Paura questo fa, prima ti fa voltare dall’altra parte e poi si rivolge contro te stesso. Ecco cos’è It: uno specchio, dove il male che alberga in noi viene riflesso, ingrandito e distorto. 

In effetti, King ci dice che ognuno è responsabile delle proprie azioni e se facciamo del male a qualcuno − un amico a altro amico, un genitore a un figlio, un conoscente a un altro conoscente − la colpa finale non possiamo darla a It e a qualcosa di esterno, ma solo a noi stessi. Nella realtà, come anche nella fantasia, alla fine si pagano i propri errori. 

Bisogna ricordare, sapere e capire, e bisogna essere coraggiosi, molto, questo sì! Solo così si può vincere la Paura. 

Il libro in una citazione
È nel Signore degli anelli, mi pare, che un personaggio dice che “si va di sentiero in sentiero”; che cioè si può partire da un posto non più fantastico della porta di casa propria per raggiungere il marciapiede e da lì si può andare… be’, ovunque. Lo stesso è per le storie. Una storia porta a un’altra e poi a un’altra ancora e così via e forse si procede nella direzione desiderata, ma forse no. Forse alla fine conta più la voce che narra delle storie in sé.

29 settembre 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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