di Elisa Vuaran
Un indovino mi disse
Autore: Tiziano Terzani
Editore: TEA
Anno edizione: 2020
Anno prima edizione: 1995
Genere: Memoir
Pagine: 430
Consigliato a chi ama viaggiare, scoprire le culture lontane e riscoprire quelle vicine.
Nel 1976 Tiziano Terzani riceve un avvertimento da parte di un indovino cinese: non dovrà assolutamente volare per tutta la durata del 1993. Il giornalista accetta divertito questa sfida; non sarà facile portare avanti il suo mestiere di corrispondente dall’Asia senza potersi spostare in aereo, ma sarà un’ottima occasione per riscoprire un viaggiare più lento e meditativo e per avvicinarsi ancor di più alle culture locali. Nel corso dei viaggi spesso avventurosi in cui lo accompagniamo, Terzani cerca di incontrare un indovino in ogni posto in cui si ferma, trascorrendo un anno incredibile tra bonzi, ciarlatani e altri curiosi personaggi.
Con il suo inconfondibile stile intriso di ironia e schiettezza, eredità fiorentina di cui era orgoglioso, l’autore racconta di un Estremo Oriente che si sta pericolosamente avvicinando all’Occidente.
Terzani riflette in modo appassionato sul modo in cui le tradizioni che rendono l’Asia unica e variegata stiano scomparendo per lasciar posto a modelli economici e culturali che non le appartengono, e mostra come l’esportazione del capitalismo si intersechi con le credenze locali: così, prima di costruire un grattacielo è bene consultare un esperto di feng shui, prima di acquistare un’automobile bisogna assicurarsi che sulla targa compaiano certi numeri beneauguranti e prima di mettersi in affari si cerca l’approvazione di un chiaroveggente.
Dal memoir emerge un quadro complesso che abbraccia più popoli: dai pratici cinesi ai misteriosi birmani, dai musulmani della Malesia ai buddhisti del Tibet, dai monaci alle prostitute, ciascuno con una diversa visione del mondo, ma sempre con un occhio rivolto alla sua dimensione spirituale.
Quel che resta impresso una volta chiuso il libro non è dunque solo il ricordo di un anno di viaggi in compagnia di un grande giornalista del secolo scorso, ma anche un caloroso invito a guardare al futuro cercando soluzioni personali nelle proprie radici culturali, senza accettare in modo acritico ogni imposizione della modernità.
Il libro in una citazione
«Appena si decide di farne a meno, ci si accorge di come gli aerei ci impongano la loro limitata percezione dell’esistenza; di come, essendo una comoda scorciatoia di distanze, finiscano per scorciare tutto: anche la comprensione del mondo. Si lascia Roma al tramonto, si cena, si dorme un po’ e all’alba si è già in India. Ma un Paese è anche tutta una sua diversità e uno deve pur avere il tempo di prepararsi all’incontro, deve pur fare fatica per godere della conquista.»
22 settembre 2020
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