di Marco Pisan
La quinta stagione
Autrice: N. K. Jemisin
Editore: Mondadori
Traduttrice: Alba Mantovani
Genere: Fantascienza
Anno edizione: 2019
Anno prima edizione: 2015 (Usa)
Pagine: 490
Pubblicato anche su Urania Jumbo – luglio 2020
Consigliato agli amanti della fantascienza e del fantasy, e a chi piace scoprire e fantasticare su nuove e strane società possibili.
In un mondo continuamente squassato da sommovimenti tellurici e dalle loro conseguenze si è formata una società dove gli Immoti, persone comuni, temono e odiono gli Orogeni, individui con grandi e terribili poteri; i Custodi sono gli unici a riuscire a tenerli sotto controllo e a usare le loro abilità a beneficio del pianeta. Ma le cose raramente sono quello che sembrano.
La quinta stagione è il libro primo della trilogia La terra spezzata, che è proseguita con Il portale degli obelischi e Il cielo di pietra. Tutti i volumi che ne fanno parte hanno vinto, dal 2016 al 2018, il prestigioso Premio Hugo per il miglior romanzo, assegnato dalla World Science Fiction Society a opere di fantascienza o fantasy. La sua autrice, Nora K. Jemisin, è stata inoltre la prima scrittrice afroamericana a vincerlo nella suddetta categoria.
Lo stile della Jemisin è scorrevole, mai pesante o ripetitivo, e si distingue per la capacità di passare dal pensiero di un personaggio a quello di un altro: in effetti, a ogni capitolo, la voce narrante viene sostituita o coperta dalla voce interiore della protagonista di turno e chi legge vede e pensa insieme a lei. Il lettore e l’attore della storia sono quindi la stessa persona, grazie a una scrittura che si potrebbe definire… interiorizzata.
Detto ciò, di cosa narra questo libro? Narra di un mondo in cui regna sovrana l’ingiustizia, un mondo diviso in caste (anche se questa parola non viene mai citata), un mondo ormai convinto, da se stesso e con se stesso, che questa società, per quanto sbagliata, sia la sola a poter assicurare un certo grado di ordine e di stabilità.
Stabilità: è proprio ciò che manca nell’Immoto − l’unico continente del pianeta, la nostra “Pangea”, per capirci − sia nel senso fisico del termine sia in quello metaforico.
Persino la Storia tramandata, che è evidentemente incompleta e piena di buchi, sembra giustificare questo stato di cose e così nel continente regna la paura per alcuni, l’umiliazione e la sopraffazione per altri e, come sempre accade, c’è anche una piccola élite che ne trae vantaggio, più o meno direttamente.
Colpisce il fatto che si trae questa conclusione solo dopo aver letto una buona parte del libro perché, a uno sguardo superficiale, la società non sembra poi così male. Piano piano, però, tutti i nodi vengono al pettine: i segreti iniziano a trapelare e noi lettori cominciamo a scoprire qual è il pesante scotto che deve pagare una minoranza per la (falsa) sicurezza della maggioranza.
In particolare, seguiamo le peripezie di tre donne: una bambina, una giovane − allevata e indottrinata a considerare se stessa un mostro e a credere che la propria esistenza può essere tollerata solo se usata da altri per “far del bene alla società” − e una madre, che semplicemente cerca vendetta per l’assassinio del figlio. La storia di questi tre personaggi è legata da un unico filo narrativo, che si dipanerà solo alla fine.
A tutto questo si aggiungono strani esseri, che non sembrano umani, e strani oggetti volanti, costruiti da popolazioni ormai scomparse da secoli e secoli e il cui uso e significato sono andati persi tra le nebbie del tempo.
Una “quinta stagione”, proprio quella che dà il titolo al romanzo, altro non è che una piccola o grande Fine del mondo, un evento che accade sovente nell’Immoto. Ed è proprio così che inizia il libro, con una Fine con i fuochi d’artificio, una con la F maiuscola, capace di spezzare in due quel che è e quel che è stato, quel che sembrava eterno e inamovibile come la pietra, con la possibilità, si suppone, che ogni fine possa portare poi a un nuovo inizio. Dopotutto ogni rivoluzione altro non è che questo, no?
Il libro in una citazione
«Pensi che forse dovresti essere qualcun altro. Chi, non lo sai bene. […] Forse potresti diventare una persona diversa. Lo hai già fatto in passato: è sorprendente quanto è facile. Cambi nome, cambi prospettiva, poi fai le prove della nuova personalità per calibrarla alla perfezione. Pochi giorni e ti senti come se non fossi mai stato nessun altro. Ma.»
15 settembre 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA