I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Da leggersi all’imbrunire”

“Considerato il romanziere più popolare dell’età vittoriana, forse non tutti sanno che Charles Dickens si è cimentato − con un discreto successo − in racconti di fantasmi. Dickens è un osservatore molto acuto e tale resta anche nella sua produzione ‘soprannaturale’, che varia dal macabro al sentimentale, dal folcloristico al gotico, pur sempre restando distaccato e rimettendosi al lettore per la veridicità o meno delle storie narrate.
I racconti che ho preferito sono: ‘Da leggersi all’imbrunire’, in cui cinque accompagnatori turistici si ritrovano su una panchina in Svizzera e si raccontano, scettici, altrettante storie di fantasmi e di strane apparizioni; ‘Il Barone Koëldwethout e l’apparizione’, inframmezzato da una serie di giochi di parole spassosissimi, ma intraducibili in italiano; ‘La casa infestata’, in cui un uomo affitta una casa abbandonata della quale si dice, appunto, che sia abitata dai fantasmi, ma lui, scettico, invita sette amici fidati e ne fa dormire uno per stanza al fine di smentire la leggenda degli spettri. Tuttavia, ogni sera uno degli ospiti riceve la visita di un fantasma.”
@theinsta_reader su instagram (25 ottobre 2019)
Da leggersi all’imbrunire. Racconti di fantasmi
Autore: Charles Dickens
Curatore: Malcolm Skey
Editore: Einaudi
Genere: Classici, Horror & Gotico, Racconti
Collana: ET CLassici
Anno edizione: 2018
Pagine: 338
Cosa scrive l’editore
“Tra le cose buone di Dickens non bisognerebbe dimenticare il suo modo di raccontare le storie di fantasmi”, così John Forster, amico e biografo del grande romanziere.
L’esuberante inventiva di Dickens caratterizza anche la sua produzione “soprannaturale”, quanto mai varia. La gamma dei registri va dal macabro al sentimentale, dal folclorico al gotico, dal granguignolesco allo scettico-positivistico. Né mancano qua e là quei velati riferimenti autobiografici che sono la delizia del lettore di oggi.
La ricca scelta curata da Malcolm Skey si chiude con un’appendice – Padri, precursori, teorici – che illumina gli anni della formazione di Dickens e le letture (Lord Byron, Mary Shelley, Walter Scott, e altri ancora) che lo influenzarono.