I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Il detective Kindaichi”
“Ambientato nel Giappone degli anni Trenta, questo romanzo narra un tipico delitto in camera chiusa. Esotico quanto basta, lambiccoso nella soluzione, a volte un po’ noioso, è interessante e nulla più.”
@BooksPrincess su twitter (11 agosto 2019)
“Bel giallo, stile ‘inglese’, con qualche spunto brillante. Il protagonista dell’indagine appare dopo molte pagine e un paio di scoperte arrivano un po’ all’improvviso, ma questo non rovina assolutamente il piacere della lettura.”
@angeloambrosell su twitter (8 giugno 2019)
Il detective Kindaichi
Autore: Yokomizo Seishi
Titolo originale: Honjin satsujin jiken
Traduttore: Francesco Vitucci
Editore: Sellerio
Genere: Gialli & Noir
Collana: La Memoria
Anno edizione: 2019
Pagine: 208
Cosa scrive l’editore
Un enigma della camera chiusa. Doppio omicidio nella dépendance della grande magione degli Ichiyanagi, ricchi e influenti possidenti. Il primogenito Kenzō, assieme alla giovane moglie, è ritrovato sgozzato, immersi i due corpi in un lago di sangue, nello stesso giorno delle nozze. L’ambiente dove è avvenuto il delitto è ermeticamente chiuso dall’interno, e l’arma del delitto, una spada tradizionale giapponese, giace a terra fuori dalla porta. Un brivido di terrore in più, che raggela gli abitanti della dimora, viene dal suono inspiegabile, nelle tardissime ore della notte, di un antico strumento a corde, il koto (il narratore della vicenda si riferisce a essa come al “caso del koto stregato”). E nei dintorni si aggira uno strano personaggio, il viso sfregiato e solo tre dita nella mano, le cui impronte si trovano dappertutto.
Yokomizo Seishi, massimo esponente del crime nipponico, attivissimo nei decenni di metà secolo scorso nell’epoca d’oro del giallo deduttivo, aveva una passione per il sottogenere della camera chiusa, tanto da essere soprannominato il “John Dickson Carr giapponese”. In comune con il suo omologo anglosassone, aveva la capacità di tinteggiare le atmosfere di un terrore che sfiorava il soprannaturale, oltre al talento di ideare “miracoli criminali”.
Gli ingredienti essenziali di questo sottogenere sono tre. La tensione del mistero inspiegabile che si scioglie con la scoperta del geniale marchingegno dell’assassino. L’ambientazione suggestiva: come è appunto quella inusuale, tenebrosa, alquanto esotica del mondo dei grandi ex feudatari nipponici. E infine il fascino del bizzarro investigatore: e quello di Yokomizo Seishi, il detective privato Kindaichi Kōsuke, è giovanissimo, un ventenne, di piccola statura, trasandato nel vestire quasi oltre la decenza, presuntuoso a rasentare lo sprezzo.