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Home » “IL BORGHESE PELLEGRINO”, UN OTTIMO GIALLO È SERVITO

“IL BORGHESE PELLEGRINO”, UN OTTIMO GIALLO È SERVITO

La copertina del libro "Il borghese Pellegrino" di Marco Malvaldi (Sellerio)

Il borghese Pellegrino
Autore: Marco Malvaldi
Editore: Sellerio
Genere: Gialli & Noir
Anno prima edizione: 2020
Pagine: 272

Consigliato a chi cerca un libro non troppo impegnativo ma scritto bene, con trama e spunti interessanti.

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di Angelo Ambroselli

Un gruppo eterogeneo di politici, banchieri, imprenditori e commercianti, tutti desiderosi di fare affari con l’Impero turco, si ritrova riunito in un’avveniristica azienda agricola della Toscana.

Inevitabilmente ci scappa il morto e benché il decesso appaia, a prima vista, naturale, vengono subito sollevati dubbi. Pellegrino Artusi, con la sua insaziabile curiosità, non può fare a meno di partecipare alle indagini.

Il borghese Pellegrino è la seconda avventura scritta da Marco Malvaldi che vede protagonista il padre della gastronomia italiana, di cui quest’anno ricorre il secondo centenario della nascita. Già nove anni fa, in occasione del centenario della morte, Malvaldi aveva infatti posto Artusi al centro delle indagini di Odore di chiuso, altro giallo pubblicato sempre con Sellerio.

La trama di questo secondo omaggio ricalca, in buona parte, quella del primo, a partire dalla coppia di investigatori: oltre all’Artusi c’è infatti, nuovamente, l’ispettore Artistico.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a un delitto in “camera chiusa”, avvenuto nel 1900 all’interno di una comunità eterogenea e isolata, riunitasi per intessere e rafforzare le relazioni commerciali: l’assassino non può dunque che essere uno di loro.

Al contrario di quanto accade nel primo romanzo, qui il delitto, per buona parte della storia, non è nemmeno detto che sia realmente avvenuto. La necessità dell’autore di “assicurare” che si è realmente verificato è forse l’unica piccolissima pecca che il lettore appassionato di gialli può notare.

Il contesto storico − i rapporti commerciali con l’Impero turco agli inizi del secolo scorso − è molto interessante, quanto più se si pensa che solitamente è esclusivo appannaggio degli specialisti di storia dell’economia italiana.

Chi conosce le “regole del giallo classico” può convenire sul fatto che questo romanzo è una delle migliori esecuzioni di un autore non anglosassone.

Le modalità dell’omicidio, il movente, la violenza accuratamente centellinata e gli indizi disseminati molto abilmente sono perfettamente riconducibili al genere.

Azzardando un paragone, si potrebbe dire che Il borghese Pellegrino ricorda i romanzi polizieschi di Ellery Queen, pseudonimo dietro al quale si celavano gli scrittori newyorkesi Frederick Dannay e Manfred B. Lee, perché la lettura scorre altrettanto velocemente, i dialoghi sono altrettanto brillanti e c’è la giusta dose di ironia.

Malvaldi è uno scrittore italiano diverso da molti suoi colleghi, che non riescono ad andare oltre un investigatore (giornalista, poliziotto, avvocato, …) particolarmente tormentato dai fantasmi del passato e\o da debolezze di vario tipo, rischiando così di cadere in cliché e dar vita a personaggi che, invece di diventare più “reali”, si trasformano in stereotipi.

I personaggi di Malvaldi riescono invece a essere mossi da avidità, ego, curiosità, passioni, senza necessità di provare forti sentimenti autodistruttivi e senza cullarsi in un pessimismo privo di alcuna speranza.

Il libro in una citazione
«Invitare una persona a cena, diceva il grande Brillat-Savarin, significa occuparsi della sua felicità.»

4 settembre 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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