Davide Bruno è il giovane avvocato protagonista del legal-thriller La corrente invisibile, esordio letterario di Salvino Muscarello, 44enne siciliano di fatto e milanese di nascita.
Docente di scuola superiore e anch’egli avvocato, Muscarello ben conosce le dinamiche della professione di Davide, chiamato a difendere il cavalier Graziano Galvani, un tempo amico del suo defunto padre e ora indagato per la morte della giornalista Virginia De Falco.
Tra indagini e dubbi, Davide vedrà riemergere una verità che affonda le radici in un passato lontano. Scoprirà inoltre un lato nascosto di sé, esperienza in cui molti lettori potrebbero riconoscersi.
LA VOCE DELLO SCRITTORE
Salvino Muscarello racconta
La corrente invisibile
Salvino Muscarello, com’è nata l’idea di scrivere La corrente invisibile?
«L’idea è nata qualche anno fa. Era da tempo che cercavo la storia giusta per un romanzo, e d’un tratto mi è comparsa davanti agli occhi la scena di una notte piovigginosa con due uomini, così diversi e comunque attratti l’uno dall’altro, legati in qualche modo da una storia segreta. Intorno a questa immagine ho costruito la trama.»
A che tipo di lettore consiglierebbe il suo libro?
«Sicuramente al lettore che io sono, amante delle storie di mistero, ma al tempo stesso attento alle dinamiche psicologiche dei personaggi e all’influsso dell’ambiente. Non pretendo di dire che sia un testo per tutti, ma in questo caso l’etichetta “libro di genere” potrebbe essere riduttiva.»
Perché andrebbe letto?
«È una bella domanda. Da un lato c’è un’attenzione particolare alle dinamiche investigative, che incuriosiscono sempre, dall’altro ho cercato di non tralasciare lo stile e la rotondità dei personaggi. Andrebbe letto perché può fare compagnia al lettore e magari fargli ritrovare alcune dinamiche di relazione ricorrenti nella vita di tutti i giorni.»
Qual è il messaggio che voleva trasmettere?
Sin dalle prime pagine, e dal titolo stesso, emerge quale tema dominante il lato nascosto di ognuno di noi, quella parte di ogni uomo che a volte ci spinge a oltrepassare i limiti pur di affermare noi stessi. A questo aspetto sono legati l’inganno e anche l’ambizione, che talvolta ci acceca.
Com’è arrivato al titolo?
«Nel libro c’è un forte parallelismo tra le correnti dello Stretto e quello che nascondiamo dentro. Mi è sembrato il titolo più giusto, anche per la connessione col finale della storia.»
Lei è avvocato e ha scritto un legal-thriller. Quanto ha influito la sua professione sulla scelta del genere?
«Trattandosi del mio primo romanzo, ho preferito muovermi in un terreno conosciuto. In quanto avvocato, mi affascinano molto il rapporto con la verità, in senso sia assoluto sia relativo, che si può vivere nelle aule dei tribunali, e quello con il cliente, connesso con i segreti che sei tenuto a custodire e la responsabilità di prendere decisioni che condizionano la vita altrui. È un tema molto letterario, a mio parere.»
Lei è anche docente di scuola superiore e nel libro ci sono capitoli introduttivi che narrano il percorso di crescita umana e professionale di Davide. Possiamo arrivare a definire il suo legal-thriller anche romanzo di formazione?
«Certamente sì. Il romanzo gioca molto sulla carriera di Davide, sul suo rapporto col padre, celebre principe del Foro. Davide sa inconsciamente che c’è qualcosa che non va in tutta la vicenda e, a un certo punto, si lascia trasportare pur di abbracciare il successo. I capitoli introduttivi tendono anche a fare un parallelismo tra la teoria, che Davide ha studiato con profitto, e la pratica della professione, in cui non sempre è facile applicare gli astratti insegnamenti appresi durante gli studi.»
Da dove ha tratto ispirazione per la storia?
«Mi ha sempre affascinato il tema del doppio, che ricorre nel libro, anche attraverso alcune citazioni, per esempio di Alfred Hitchcock. La storia è inventata, ma l’ispirazione proviene dai grandi maestri del mistero e del noir, sia letterari sia cinematografici.»
Dunque quali sono i suoi autori di riferimento?
«Come maestri del noir, a livello letterario, potrei citare Patricia Highsmith, Raymond Chandler e John Connolly. Considero importanti anche altri autori generalisti che hanno scritto “storie di atmosfera” come Javier Marías e Leonardo Sciascia. A livello cinematografico, oltre che da Hitchcock, elementi di ispirazione provengono sicuramente da Brian de Palma, Billy Wilder e Orson Welles.»
Quali tecniche narrative ha prediletto per alimentare la suspense?
«Ho fatto largo uso del cliffhanger (interruzione brusca in corrispondenza di un momento culminante caratterizzato da ansiosa attesa, ndr) alla fine dei capitoli, quando la conclusione di una vicenda o una fase di relativa serenità vengono messi in dubbio da frasi sibilline e contraddittorie. Anche i dialoghi sono stati costruiti per rilasciare graduali informazioni che instillano dubbi al lettore.»
Come ha espresso la sua personale voce di scrittore nel testo? In che modo l’ha reso “suo”?
Ho optato per la narrazione in prima persona e, pur non immedesimandomi totalmente in Davide, questa scelta mi è servita per prestargli la mia voce, soprattutto per sottolineare l’ambientazione. Ho voluto poi dare un ritmo alternato, accelerando e rallentando nei punti opportuni, con momenti d’introspezione e altri squisitamente narrativi.
Dunque Davide è anche il personaggio in cui lei si rivede, perlomeno in parte?
«All’inizio Davide mi assomigliava. Poi, a mano a mano che scrivevo, ha cominciato a vivere di vita propria e me ne sono allontanato. Ho provato una forte attrazione per la sua nemesi, il cavalier Galvani, ma per fortuna quest’ultimo è molto diverso da me.»
Prevede un seguito per La corrente invisibile?
«Non so, forse. La storia è autoconclusiva, ma chissà se l’avvocato Bruno non sia pronto per un nuovo caso.»
Le vicende che ci narra sono ambientate tra Messina e provincia. Come definirebbe il ruolo dell’ambientazione nel suo libro?
«È molto importante, anzi. Direi che è uno dei temi del libro. La mia è una Sicilia diversa da quella solitamente rappresentata. La città di Messina e la sua provincia vivono da sempre una dissociazione: da un lato custodiscono il carattere silenzioso e fiero dei siciliani, dall’altro guardano al Nord, sono pronte a farsi contaminare. È una bella miscela, a volte esplosiva.»
Lei è nato in Lombardia, a Milano per l’esattezza, ma vive in Sicilia da tempo. In pratica, è un emigrato controcorrente. Quali sono, a suo parere, pregi e difetti di queste due regioni spesso contrapposte?
«Ho vissuto poco a Milano, ma ci sono tornato spesso e tempo fa per quasi un anno. Per chi vive in un piccolo centro la sensazione può essere spiazzante, perché Milano ti dà tutto ma non ti regala niente. Lì sei un numero, ma l’anonimato può anche aiutarti a riscoprire te stesso senza farti ingabbiare dal ruolo che spesso la provincia ti appiccica addosso e dal quale è difficile liberarti.»
Quanto è durata la gestazione del testo e qual è stata la parte della lavorazione più faticosa?
«Qualche anno fa scrissi un’ottantina di pagine, ma poi mi fermai per mancanza di tempo. Però la storia mi girava sempre in testa e così l’anno scorso l’ho ripresa e l’ho completata in circa due mesi. La fase più faticosa è stata sicuramente quella della revisione, perché essendo le due parti del libro state scritte in momenti diversi, ho dovuto impegnarmi molto per uniformare lo stile. Dunque ho fatto un lavoro di editing e correzione massiccio, anche grazie ai suggerimenti dei miei beta lettori (lettori appassionati che esprimono una valutazione amatoriale sull’opera nel suo complesso, ndr).»
Come ha selezionato i suoi beta lettori?
«Mi sono semplicemente rivolto ad amici amanti della lettura. In particolare, ringrazio Paola, per le critiche costruttive, e Pinella, per l’entusiasmo dimostrato in un mio momento di sfiducia nella storia.»
Lei ha pubblicato in self. Ha provato a proporre il testo a editori tradizionali prima di farlo?
«No. In realtà, avevo intenzione di rivolgermi a un editore tradizionale, ma poi è stato bandito il concorso Amazon Storyteller 2020 e ho tentato la via del self publishing per parteciparvi.»
Ritiene che i pareri di coloro che hanno letto il libro rispecchino il suo lavoro?
«In parte sì. Qualcuno mi fa notare particolari cui non avevo nemmeno pensato, sia in negativo sia in positivo. Questo conferma che le storie, una volta uscite dalla penna dell’autore, vivono di vita propria. Mi piace anche ci siano pareri discordanti su un personaggio o su un passaggio del testo. Era proprio quello che cercavo di ottenere.»
Ci dice tre titoli di libri che consiglierebbe a un suo amico lettore?
«A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, Il senso di una fine di Julian Barnes e Un cuore così bianco di Javier Marías.»
25 agosto 2020
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La corrente invisibile
Autore: Salvino Muscarello
Libro autopubblicato
Genere: Gialli & Noir
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 234
Versioni disponibili: Cartaceo, eBook
Il libro sui social: La Corrente Invisibile – pagina facebook
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