I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Cosa rischiano i nostri figli”
“Un libro così e così, che tratta un argomento già noto, cose dette e ridette, e presenta pochi spunti di riflessione. Carina la prima parte, che descrive il concetto di scheggia nella tasca di ognuno, scheggia in senso anche figurativo, come punto di riferimento per la vita reale e non virtuale.
Tuttavia, ho apprezzato molto di più il libro scritto da un amico operatore di polizia locale, in cui sono ben spiegati il fascino e i pericoli della Rete, trattata in senso molto più ampio.
A ogni modo, come qualcuno mi ha fatto giustamente notare, è brutto che sia necessario un libro per rendersi conto di quanto il mondo ormai sia proprio caduto nella Rete.”
@Anto962 su twitter (30 dicembre 2019)
Cosa rischiano i nostri figli. L’incertezza di una generazione
Autore: Paolo Del Debbio
Editore: Piemme
Genere: Attualità
Anno edizione: 2019
Pagine: 176
Cosa scrive l’editore
Nell’epoca dell’incertezza, tra i giovani serpeggia un grande malessere, mascherato da benessere. Un segnale chiarissimo è la dipendenza digitale: l’abuso dello smartphone può portare a disturbi del sonno, a stati di panico e di ansia, a isolarsi dagli amici, dalla famiglia e da ogni attività sociale o sportiva. Una vera e propria malattia che in Italia coinvolge ormai un adolescente su dieci.
Paolo Del Debbio ci invita ad aprire gli occhi. Ci racconta le storie di ragazzi la cui esistenza virtuale è arrivata a confondersi con quella reale e ci insegna a riconoscere i campanelli d’allarme della dipendenza. Anche senza contare i casi patologici, troppo spesso la vita dei “nativi digitali” è tanto ricca di stimoli social quanto apatica, priva di slanci e di interessi reali: un viaggio senza meta e senza bussola. Precarietà del lavoro e mancata indipendenza economica si sommano alla crisi di valori fondanti come quelli cristiani o delle grandi ideologie politiche.
E se la Rete finisce per sostituire le tradizionali fonti di approvvigionamento culturale e sociale, il rischio più grande è quello di allevare generazioni deboli nelle capacità di scelta, privata e pubblica. Non è un fenomeno inesorabile, ma i divieti e i rimproveri non servono a contrastarlo.
Dobbiamo invece sforzarci di far immergere i nostri figli nella vita vera, perché crescano a contatto con la strada, la natura e la gente in carne e ossa, non con le foto “filtrate” su instagram; perché sentano la pelle d’oca dell’empatia profonda, non le emozioni artefatte dei social network. Più liti vere e più riappacificazioni vere, più amori folgoranti, più successi e più smacchi. Una volta provata la bellezza della vita, persino le sue inevitabili asperità la renderanno preferibile alla sua copia virtuale, povera e sbiadita.