I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “16 ottobre 1943”

“Tra le atroci pagine dell’invasione nazista dell’Italia e del collaborazionismo fascista, la deportazione degli ebrei di Roma spicca per il volume e, purtroppo, per la sorte che toccò a quelle persone.
1024 ebrei, di cui oltre 200 bambini, furono caricati sui treni alla stazione Tiburtina e arrivarono ad Auschwitz due giorni dopo. Solo quindici uomini e una donna fecero ritorno. Nessun bambino.
Questo piccolo, ma denso di contenuti, libro di Giacomo Debenedetti è il mio consiglio per questa giornata, che troppo spesso non viene celebrata come dovrebbe. Una vicenda che ci ricorda come il fascismo non sia un’opinione né una linea di pensiero, ma la cancellazione di ogni libertà e di ogni atomo di dignità umana.”
@libri_saggi_viaggi su instagram (16 ottobre 2020)
“Un libro piccolo, conciso ma che ha dentro tutta la tragedia del rastrellamento del ghetto di Roma. Una cronaca, chiara e cruda, degli avvenimenti così come si sono svolti in quel triste giorno e nei due successivi fini alla partenza per una destinazione ignota.”
@raf_rob su twitter (16 ottobre 2019)
16 ottobre 1943
Autore: Giacomo Debenedetti
Editore: Einaudi
Genere: Classici
Collana: Einaudi. Tascabili
Anno edizione: 2015
Anno prima edizione: 1945
Pagine: 90
Cosa scrive l’editore
Questo breve scritto, ormai considerato un classico della letteratura post-clandestina, racconta della retata nazista nel Ghetto di Roma, che nel volgere di una mattina si concluse con la deportazione di mille ebrei.
Lettori e critici lo hanno giustamente accostato ai primi capitoli della Storia della Colonna Infame per la qualità dello stile che si accompagna al valore documentario.
Come scrisse Alberto Moravia, “Debenedetti riesce a darci tutto ciò che avremmo potuto aspettarci da uno scrittore della famiglia di Defoe e Manzoni: sgomento della ragione di fronte alla furia irrazionale, carità religiosa, pietà storica, strazio esistenziale”.
Con una prefazione di Natalia Ginzburg.