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Home » SABRINA, «TUTTE LE COSE BELLE CHE DAVIDE MI HA LASCIATO»

SABRINA, «TUTTE LE COSE BELLE CHE DAVIDE MI HA LASCIATO»

Davide aveva 27 anni quando, la sera di Pasqua 2019, ha reso l’estremo sospiro. Benché soffrisse di tetraparesi spastica, era un ragazzo estremamente vivace e attivo. Sabrina Bergamini Vitali, sua mamma, ne ha raccontato la storia in Tutte le cose belle.
Con questo diario denso di emozioni e quotidianità, Sabrina, 52enne casalinga lombarda, ci fa capire quanto ogni persona, seppur fortemente condizionata da una grave malattia, abbia la possibilità di esprimersi al meglio grazie al sostegno della propria famiglia e di un’intera comunità.

LA VOCE DELLO SCRITTORE

Sabrina Bergamini Vitali racconta
Tutte le cose belle

Sabrina Bergamini Vitali e la copertina del suo libro "Tutte le cose belle" (ITL Libri)

Leggi un estratto del libro

Sabrina Bergamini Vitali, chi era il suo Davide?

«Davide era un bellissimo ragazzo moro, dagli occhi verdi. Il suo carattere era dolce e allo stesso tempo forte e determinato tanto che la sua vita è stata piena e ricca di esperienze intense, nonostante la malattia. La tetraparesi spastica è una patologia altamente invalidante, che gli impediva di coordinare i movimenti e non gli permetteva di parlare.»

Ci racconta l’esatto momento in cui ha deciso di iniziare a scriverne la storia?

«Quando Davide mi ha lasciata, il 21 aprile 2019, è iniziato un periodo molto difficile e triste. Un giorno − era giugno − mi trovai a confidare a mia figlia Angelica il mio dispiacere nel considerare che, tra alcuni anni, solo poche persone si sarebbero ricordate di lui. Se mia figlia avesse avuto bambini, non avrebbero mai conosciuto nulla della vita dello zio. Avrebbero saputo che era stato un uomo malato, non molto di più. Angelica, a questo punto, mi ha suggerito di iniziare a scrivere la sua storia. Perché niente andasse perduto.»

Ha subito pensato a un libro da pubblicare?

No, inizialmente ho pensato di raccogliere i ricordi in un manoscritto destinato soltanto alla famiglia e agli amici. Poi ho considerato che l’esperienza di mio figlio avrebbe potuto essere di conforto e aiuto anche per altre persone. Troppe “cose belle” non potevano essere trattenute ma dovevano essere donate a tutti.

Com’è avvenuto l’incontro con la casa editrice?

«ITL Libri è la casa editrice della diocesi di Milano, dunque la voce della mia comunità cristiana. Possiedo decine di libri pubblicati da ITL partendo dalle lettere dell’arcivescovo. Siccome il libro tratta  − in gran parte −  dell’importanza che la Chiesa locale di Melzo ha ricoperto nell’esistenza di Davide e considerando che ci sono molti riferimenti ai Vangeli e alla catechesi, ho ritenuto naturale inviare il manoscritto proprio a ITL. Sapevo che avrei incontrato persone che avrebbero compreso il testo in tutte le mie intenzioni, e ho avuto ragione.»

Com’è arrivata al titolo? Lo ha deciso lei o l’editore?

«Il titolo richiama l’ultima frase del libro, quando Angelica dice: “Siediti al computer e scrivi tutte le cose belle”. L’ho proposto ed è stato mantenuto.»

Qual è il messaggio che voleva trasmettere?

«Anzitutto, il mio libro voleva essere una dichiarazione d’amore rivolta a entrambi i miei figli. Poi, desideravo che il lettore comprendesse che la vita di una persona disabile può essere bella, piena, ricca di eventi speciali. Infine, il messaggio più importante: le persone disabili hanno bisogno, secondo me, di essere aiutate a conoscere il Vangelo. “Chi ha Dio, ha tutto”, mi disse una volta un sacerdote, e da allora mi sono impegnata per accompagnare Davide verso Gesù. Questo ha fatto di lui un uomo speciale, felice. Ha dato un senso alla sua e alla nostra vita. Vorrei che tutte le comunità cristiane si impegnassero nell’accoglienza dei disabili.»

Per chi ha scritto Tutte le cose belle?

«Ho scritto anzitutto per me stessa, avevo bisogno di mettere ordine nei miei ricordi. Solo in seguito ho pensato che anche altre persone avrebbero potuto trovare conforto nel mio libro. Alla fine l’ho dedicato a mia figlia Angelica perché le voglio immensamente bene.»

Perché il suo libro andrebbe letto?

«Perché è un libro sincero. In ogni pagina ho messo tutta me stessa. Mentre scrivevo a volte mi ritrovavo a piangere a dirotto, in altri momenti ridevo. Penso che sia una lettura che può emozionare.»

Quanto è durata la gestazione del testo e quale è stata la parte più faticosa della lavorazione?

«Ho iniziato a scrivere il 3 luglio 2019 e a Natale il manoscritto era pronto. La difficoltà è stata soprattutto emotiva perché mi sono resa conto di avere raccontato davvero tutto di me.»

Per lei la scrittura è stata terapeutica?

«Sì, mi ha aiutato a mettere in fila i pezzettini della nostra vita, mi è servito a guardare tutti gli avvenimenti da una prospettiva diversa, più imparziale. Mi è servito anche per perdonare a me stessa alcuni errori, come quando mi capitava di perdere la pazienza con Davide e poi mi sentivo in colpa per ore e ore. Adesso mi rendo conto di essere stata, in quegli attimi, semplicemente umana. Gli errori non hanno cancellato la bellezza di altri momenti.»

Nel narrare l’accaduto ha rispettato pedissequamente la realtà oppure il ricordare l’ha spinta a sfumarne talvolta i contorni?

«Mi sono imposta di essere completamente sincera. Ho evitato però di approfondire il giorno della morte di mio marito perché è un evento ancora troppo doloroso da rivivere per mia figlia. Mi ha chiesto di non parlarne, così ho descritto il momento solo brevemente, per rispetto dei suoi sentimenti.»

Ha concepito subito il testo così com’è stato pubblicato oppure ha fatto cambiamenti strutturali nel corso della lavorazione?

«Il racconto degli ultimi mesi di vita di Davide si interrompe spesso per lasciare spazio ad alcuni flashback che ripercorrono la storia della mia famiglia e, in particolare, di mio figlio, dalla sua nascita in poi, prendendo in considerazione gli aspetti più toccanti del suo percorso di bambino disabile. Si racconta della sua patologia, della scuola, della famiglia e del suo stupendo percorso nella comunità cristiana. Sin dall’inizio ho concepito il testo in tre linee temporali e ho mantenuto questa struttura. Il libro è impaginato in modo tale da far individuare molto chiaramente i vari momenti del racconto.»

Avrebbe cambiato qualcosa dopo che il libro è stato pubblicato?

«Devo ammettere che sono molto soddisfatta. Non cambierei nulla.»

Ritiene che i pareri di coloro che lo hanno letto rispecchino quelle che erano le sue intenzioni?

«Credo di sì. Naturalmente ogni lettore “prende” dal libro qualcosa di diverso, anche considerando la propria esperienza di vita. C’è chi dà più rilievo alla fede, altri sono più colpiti dall’aspetto della scuola, dello sport o della musica. Mi pare che tutti siano coinvolti dalla parte finale.» 

Nello scrivere questo libro, si è sentita più mamma o scrittrice?

«Più scrittrice. Per affrontare alcune pagine molto intense ho dovuto mettere da parte il mio ruolo di madre, altrimenti non sarei riuscita a portare a termine la scrittura perché sarei stata sopraffatta dal dolore.»

Cosa direbbe se dovesse spiegarci come ha espresso la sua personale voce di scrittrice nel testo? In che modo lo ha reso “suo”?

Tutto il testo è in prima persona. Parlo direttamente al lettore, pertanto tutto lo scritto mi rappresenta al cento per cento. Ci sono anche alcune battute sul mio sovrappeso e sulla mia passione per la serie “Il trono di spade“. Ho voluto chiarire che io sono una donna normale. Non ho niente di speciale, solo che il Signore mi ha scelta per essere la mamma di un ragazzo eccezionale… forse non meritavo questo dono ma ho fatto del mio meglio.

Lei è da tempo una lettrice fortissima della nostra community. Che valore attribuisce alla lettura?

«Da sempre la lettura è il mio rifugio. Mi nascondo nei libri per un po’ e poi riesco meglio ad affrontare il mondo reale. La lettura mi arricchisce e mi rende migliore. Non potrò mai rinunciarvi.»

Leggeva anche insieme a Davide?

«Sì, certamente. Da piccoli i miei bambini adoravano venire nel “lettone” per leggere insieme le fiabe. Spesso inventavo io stessa dei racconti per loro. Davide amava storie di “paura” (per esempio la collana Piccoli Brividi). Angelica preferiva le storie di fate e principesse. Davide amava che gli leggessi le filastrocche dai libri cartonati perché, vista la sua spasticità, non riusciva a girare le pagine sottili. I libri cartonati invece gli davano una grande soddisfazione perché, mentre io leggevo ad alta voce, lui voltava la pagina. Quando è stato più grandicello abbiamo letto ad alta voce alcuni classici per ragazzi: La fabbrica di cioccolato, Il piccolo principe. Davide era molto intelligente, non aveva problemi di comprensione, così alla fine ci siamo spinti anche a leggere i libri sui miti greci. Non aveva i miei stessi gusti, non si faceva condizionare da me nella scelta delle sue letture. Non ha apprezzato Harry Potter e nemmeno Le cronache di Narnia.»

Immagina un altro libro nel suo futuro?

«Io ho sempre scritto, fin da ragazza: racconti, favole per bambini. Sono tutti raccolti e “nascosti” nel computer, nessuno li ha mai letti. Solo con la storia di Davide mi sono fatta coraggio e ho mostrato il mio scritto. Non so cosa accadrà in futuro. Mi piacerebbe mettere a disposizione tutti i giochi e le catechesi per ragazzi disabili che ho descritto accuratamente. Vedremo.»

Si sente di dare un consiglio a genitori che stanno affrontando un’esperienza uguale o simile a quella che ha affrontato lei come madre di Davide?

«Consigliare altri genitori forse sarebbe un po’ presuntuoso da parte mia. Chiederei ai genitori giovani di accogliere il proprio figlio come un dono, di non smettere mai di riempire la vita del bambino con esperienze belle e intense. Mi sento però di consigliare di riservare grande importanza all’inserimento dei loro figli nella comunità cristiana, perché vi si possono trovare risorse inaspettate.»

Se la mamma di un ragazzo o di una ragazza con le stesse difficoltà di Davide le chiedesse un consiglio di lettura, cosa proporrebbe?

«Ci sono molti libri che trattano il tema della disabilità. Personalmente ho amato tantissimo Sotto l’occhio dell’orologio di Cristopher Nolan perché spiega la grande importanza della comunicazione e la bellezza di poter esprimere il proprio parere anche se non si è in grado di parlare. Per la mia famiglia è stato molto importante comprendere questo concetto perché poi abbiamo iniziato Davide al percorso di “comunicazione aumentativa-alternativa”.»

Ci dice infine tre titoli di libri che consiglierebbe a chiunque?

«Domanda difficilissima, ci sono troppi libri belli! Scelgo tre autrici. Un libro per sognare: Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen; un libro che mi ha emozionata: Il tempo è un dio breve di Mariapia Veladiano, e un libro che mi ha incantata da giovane: Se il sole muore di Oriana Fallaci.»

24 luglio 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tutte le cose belle. La storia di Davide

La copertina del libro "Tutte le cose belle. La storia di Davide" di Sabrina Bergamini Vitali (ITL Libri)

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Autrice: Sabrina Bergamini Vitali
Editore: ITL Libri
Genere: Storie vere
Collana: IPL – Piume
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 184
Versioni disponibili: Cartaceo
Il libro sui social: @sabrina_melzo – profilo twitter.

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