A volte gli scrittori si affezionano talmente tanto ai personaggi che creano da non riuscire più ad abbandonarli. Lo sa bene Salvatore Scalisi, 61enne siciliano, che nel 2012 ha creato il detective John Parker e lo ha reso protagonista di una serie di ben venti episodi, l’ultimo dei quali pubblicato lo scorso gennaio. Nel primo giallo breve, Parker deve risolvere il caso di George Giacchetti − losco individuo alle prese con uno sporco giro d’affari camuffato dalla gestione di un ristorante raffinato − e riprendere in mano la sua vita insieme alla figlia Kate dopo la morte della moglie. Sin dalle avventure narrate in John Parker, il detective, l’investigatore è diventato per Scalisi una sorta di caro amico con cui confidarsi, quasi avesse vita propria.
LA VOCE DELLO SCRITTORE
Salvatore Scalisi racconta
John Parker, il detective
Salvatore Scalisi, l’idea del libro John Parker, il detective e quella della relativa serie sono arrivate insieme?
«No, inizialmente non avevo in programma una serie. A un certo punto, come spesso accade in queste situazioni, mi sono lasciato prendere la mano. Dopo aver scritto tre, quattro libri di diverso genere, mi sono detto: perché non riprendere Parker? Così è stato. Senza volerlo, nel primo episodio avevo lasciato una piccola finestra aperta che faceva intravvedere un’altra avventura. Devo ammettere che questa tecnica l’ho messa in pratica in molti episodi, tant’è vero che ai lettori raccomando sempre di rispettare l’ordine cronologico.»
A che genere di lettore consiglierebbe il suo libro?
«È il classico libro adatto a qualsiasi fascia di lettori.»
Perché andrebbe letto?
«Le caratteristiche di un buon libro sono fondamentalmente due: non deve annoiare e al contempo deve essere intrigante. Credo che Parker abbia queste qualità.»
Qual è il messaggio che voleva trasmettere?
«Si tratta di un libro d’azione, un thriller, e come tale non ha la pretesa di trasmettere chissà quale messaggio, se non di infondere il valore della giustizia. Parker ne è l’eroico paladino.»
Come ha scelto il nome del suo protagonista?
«È la prima cosa che ho scritto, senza perdere tempo in ricerche o quant’altro. Sapevo che il protagonista era americano, il classico detective americano, e questo richiedeva un nome di forte impatto. Sarà dovuto alla mia passione per un certo genere di letture o di film, fatto sta che il nome John Parker mi è apparso come d’incanto. Credo che non avrei potuto fare scelta migliore.»
C’è un personaggio di John Parker, il detective in cui si rivede?
Parker, naturalmente. È il mio alter ego. È un uomo buono, sensibile e altruista, che possiede valori importanti, come l’onestà, l’amore e il coraggio. Sfido chiunque a non immedesimarsi in lui.
Dopo venti episodi pensa di essere giunto a una conclusione o vuole proseguire?
«Al momento non penso minimamente a porre la parola fine alle storie di Parker, anzi. Credo che non avverrà mai: sono troppo affezionato per abbandonare il mio detective.»
In generale, da dove ha tratto ispirazione per i suoi personaggi?
«Tutti i personaggi della serie sono frutto della mia fantasia, e in nessun modo riconducibili a fattori esterni. Credo che si possano equiparare a pennellate di un pittore naïf.»
Che ruolo riveste l’ambientazione nel suo testo?
«La serie è ambientata in California, ed esattamente a Los Angeles, ma potrebbe svolgersi in qualsiasi altro Stato o città. L’ambientazione non è poi così rilevante ai fini della storia, come invece lo sono i personaggi. Non ho quasi alcun legame coi luoghi che fanno da sfondo alle vicende dei miei scritti, fatta eccezione per Nelle mani di nessuno, secondo volume della Trilogia dei senza fissa dimora, che è ambientato a Catania, la mia città.»
Quali tecniche narrative predilige per alimentare la suspense?
«Nessuna tecnica particolare. Scrivo sempre di getto, a prescindere dal genere di libro: mi siedo alla scrivania e inizio a seminare inchiostro su un quadernone, senza avere un barlume di idea, e successivamente batto il testo al computer. È la scrittura a prendere per mano me e non viceversa.»
Come ha costruito la scena del delitto? Si è ispirato a qualche fatto di cronaca realmente accaduto?
«Anche in questo caso cerco di dare sfogo alla mia immaginazione, però è vero che la cronaca di tutti i giorni in qualche modo influenza la scrittura. È così, inutile negarlo, e vale per tutti gli autori. La differenza la fa l’impostazione della trama, il modo di raccontare la storia che, per quanto possibile, deve avere sempre un tocco di originalità.»
Ha concepito il libro così com’è stato pubblicato o inizialmente aveva un’altra idea?
«Sono un appassionato di cinema, e questo inizialmente mi ha portato a scrivere storie che in qualche modo potessero avere a che fare col grande schermo. In origine, il primo episodio di Parker era un racconto, molto vicino a un soggetto cinematografico; in seguito, ho voluto ampliarlo a tal punto da farne un romanzo. Si è trattato di un bel lavoro, una specie di spartiacque, che mi ha permesso di cambiare il mio modo di scrivere.»
Quanto è durata la gestazione di John Parker, il detective e quale è stata la parte della lavorazione più faticosa?
«Abbinando le due stesure, cioè il soggetto cinematografico e il romanzo, credo di non aver impiegato più di quattro, cinque mesi. In perfetta linea con i miei tempi di lavoro. La parte più faticosa, comunque nulla di che, è stato proprio il passaggio da un metodo di scrittura all’altro.»
Avrebbe cambiato qualcosa del primo libro dopo che è stato pubblicato?
«No. Ogni lavoro rispecchia un determinato periodo della propria vita; modificarlo o cancellarlo sarebbe poco rispettoso verso se stessi.»
Ritiene che i pareri di coloro che lo hanno letto rispecchino il suo lavoro?
«In linea di massima, sì. Ma ci sarà sempre qualcuno che la penserà diversamente, è così in tutte le cose. Io comunque vado avanti per la mia strada. Se mi vengono rivolte critiche costruttive, le accetto ben volentieri.»
Come ha espresso la sua personale voce di scrittore nel testo? In che modo lo ha reso “suo”?
Il libro può piacere o meno, ma sono convinto di aver maturato nel tempo uno stile tutto mio, per certi versi inconfondibile. Ho iniziato a scrivere ancor prima di essere un buon lettore, quindi non ho scopiazzato da nessuna parte. La passione per la scrittura l’ho avuta – e può sembrare un paradosso – ancor prima che sapessi tenere la penna in mano. Tutto mi è stato naturale, nulla artificioso, e lo si può riscontrare nei miei lavori di narrativa.
Se dovesse considerare tutti i libri della serie, qual è stato il più difficile da scrivere?
«Non definirei più difficili, bensì più complessi, gli episodi dal primo all’undicesimo. Sono storie più articolate, che si avvalgono anche di un maggior numero di pagine rispetto alle altre, che sono a tutti gli effetti racconti, seppur mantengano sempre la struttura del romanzo.»
Al di là della trama, nel suo modo di scrivere riscontra differenze sostanziali tra John Parker, il detective e l’ultimo episodio, Un complicato accordo?
«Lo stile di scrittura è sostanzialmente lo stesso. A seconda della trama, varia l’impostazione del testo, ma si tratta di piccole e inevitabili sfumature, senza le quali avrei rischiato di far calare l’attenzione del lettore.»
Lei è un autore molto prolifico e ha quasi esclusivamente pubblicato in self. Perché questa scelta? Pro e contro?
«Ho iniziato a pubblicare con piccole case editrici, in tutto sei o sette, non ricordo bene, e sinceramente non è che io ci tenga più di tanto. In quel preciso momento, pensavo che potessero essermi d’aiuto, ma non è stato così. L’unica nota positiva è che, a un certo punto, ho capito che non era quella la strada che dovevo percorrere. Perseverare avrebbe significato brancolare nel buio. L’autopubblicazione è una valida alternativa, che preferisco di gran lunga alle piccole case editrici. Nella stragrande maggioranza, queste non ti assicurano un bel niente: né un buon editing né adeguata promozione, né introiti. Se scegli il self, sai di assumerti ogni responsabilità: sei padrone del tuo lavoro, nel bene e nel male.»
Una volta conclusa la prima stesura, per lei come procede la lavorazione da self publisher?
«Fino ad alcuni anni fa scrivevo direttamente al computer, poi ho cambiato impostazione di lavoro. Ora preferisco scrivere una, due scene sul quadernone, di solito la mattina, e il pomeriggio le batto al computer. Vado avanti così sino alla fine. A lavoro ultimato mi concedo qualche giorno di riposo, dopodiché rileggo il testo per eliminare le imperfezioni.»
Consiglierebbe a un giovane autore di pubblicare in self?
«Sicuramente sì. Il risultato dipende dall’impegno profuso, che deve essere notevole. Poi, è ovvio, ogni caso è diverso dall’altro. Ognuno ha il proprio bagaglio culturale e il proprio obiettivo da raggiungere. Comunque, il mio consiglio è di crederci e non mollare mai.»
Ha un autore o un’autrice di riferimento che lo ha ispirato anche nella stesura di John Parker, il detective?
«No, non credo. Inconsciamente è probabile, ma non posso affermarlo con certezza. A questo punto, considerando la natura originaria del libro, potrebbe essere anche un film.»
Ci dice tre titoli di libri che consiglierebbe a un amico lettore?
«Il talento di Mr. Ripley di Patricia Highsmith, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde e L’assassino che è in me di Jim Thompson.»
20 luglio 2020
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John Parker, il detective
Autore: Salvatore Scalisi
Libro autopubblicato nel 2017 (CSA Editrice, 2012)
Genere: Gialli & Noir
Pagine: 178
Versioni disponibili: Cartaceo, eBook
Il libro sui social: @salvatorescalisiautore – pagina facebook.
Sito web: https://salvatorescalisi.wordpress.com
Altri libri autopubblicati della serie di Parker: Scene da un probabile inferno (2017), Indagini parallele (2017), Liza (2017), Mai voltare le spalle al passato (2017), Caso Amber (2017), Incubi notturni e diurni (2017), La mansarda (2017), La moglie del gioielliere (2017), Passione fatale (2017), Inquietanti presenze (2017), Amicizie poco raccomandabili (2017), La memoria calpestata (2017), Una coppia di topi cattivi (2017), La prova del reato: un cumulo di cenere (2017), Una questione di matematica (2018), Il mistero dei due clochard scomparsi (2018), Soggiorno mortale (2018), Tutto in un solo giorno (2019), Un complicato accordo (2020).
Trilogie autopubblicate: La trilogia dei senza fissa dimora (L’uomo dei piccioni, 2017; Nelle mani di nessuno, 2017; Lo strano caso dell’invisibile scomparso, 2017); La trilogia di Athena (Athena, “Il sistema”, 2019; Athena, la vendetta, 2020; Athena, la resa dei conti, 2020).
Altri libri autopubblicati: Nulla succede per caso, 2017; Tempesta d’estate, 2017; Evanescente depressione, 2017; La disfatta, 2020; Quel meraviglioso lato B, 2019; Una giornata particolare, 2018; Verità nascoste, 2018; Lo specchio dell’anima, 2017; Notti insonni, 2017; Visioni distorte, 2017; La lunga notte, 2017; La mente del diavolo, 2017; Il misterioso giustiziere, 2017; La sfida, 2017; Relazione di sangue, 2017; Il mondo perfetto di Elisa, 2018; L’ispiratrice, 2017; Linea 429, 2017; Il giorno più lungo, 2017; Week end da sogno, 2017.
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