I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Ricordati di Bach”
“Bello, bellissimo! Di Alice Cappagli avevo già amato molto il libro d’esordio, Niente caffè per Spinoza, e questo mi è piaciuto forse persino di più. È in parte autobiografico, come spiegato dall’autrice nelle note finali, e narra di come la protagonista, dopo un incidente invalidante da bambina, inizi il lungo percorso per diventare violoncellista, con un maestro molto particolare. Una storia piena di musica e Arte, sulla tenacia di perseguire i sogni e vincere contro ostacoli, dolore, rancori. Lo consiglio vivamente.”
Franca Bersanetti Bucci nel gruppo facebook (24 luglio 2020)
“Circa un anno fa, con Niente caffè per Spinoza, mi innamoravo della scrittura di Alice Cappagli, perciò quando ho saputo dell’uscita di un suo nuovo romanzo l’ho desiderato senza nemmeno sapere nulla della trama.
Mi sono ritrovata tra le mani una storia intensa, la storia di Cecilia Bacci […]. Sul retro di copertina possiamo leggere: “Questa è la mia storia, Cecilia sono io”. Alice Cappagli duque si racconta, consegna al lettore la sua storia d’amore, iniziata per caso e per necessità, con la musica, compagna di una vita nel bene e nel male, una compagna esigente e totalizzante. […]
Attraverso il racconto della vita di Cecilia, Alice Cappagli ci narra una storia iniziata molto tempo fa, tra incomprensioni famigliari, relazioni difficili, successi conquistati con i denti, tragedie e sofferenze, ma anche tanta forza di volontà e perseveranza, che ci sussurra come la musica sia sempre sinonimo di salvezza. […] Se amate le storie intense, di riscatto, e il mondo della musica, questo è il romanzo giusto per voi.
La mia fascetta: la musica rende il brutto più sopportabile, esaltando il bello che ci circonda.”
@duelettriciqp su instagram (16 luglio 2020)
Ricordati di Bach
Autrice: Alice Cappagli
Editore: Einaudi
Genere: Moderna e contemporanea
Collana: I Coralli
Anno edizione: 2020
Pagine: 264
Cosa scrive l’editore
Esistono passioni cosí potenti da cambiarti la vita. Da rovesciarti la testa, i pensieri, lo sguardo. Per Cecilia la musica è esattamente questo: un modo di vivere, il solo che conosce.
“Fai finta di dover parlare di tutto quello che è finito in un abisso, – le dice il suo maestro. – Della gioia e del pianto, della vita e della morte. Fai finta di dovermi raccontare qualcosa che non ha mai avuto parole per essere descritto. Rimane Bach. Tolto tutto rimane solo lui: la lisca del tempo.”
Ma il tempo che cos’è? Cecilia ha otto anni quando un incidente d’auto le lede per sempre il nervo della mano sinistra e si mette in testa d’imparare a suonare il violoncello. E ne ha diciannove quando tenta i primi concorsi. In mezzo, dieci anni di duro lavoro con Smotlak, un maestro diverso da tutti gli altri, carismatico, burbero, spregiudicato. Per arrivare a scoprire qual è il senso di ogni sfida e della sua stessa vita.
Cecilia è ancora una bambina, quando a dispetto di tutto e di tutti – in particolare dei suoi genitori –, entra all’Istituto Mascagni di Livorno, un conservatorio, e di quelli seri. Scoprirà a poco a poco cosa significa segarsi i polpastrelli con le corde, imparare solfeggio e armonia, progredire o regredire, scoraggiarsi o meravigliarsi. Educare la sua mano, sfidarla. E trovare una forza inaspettata, un’energia che sembra sprigionare direttamente dalla fatica.
Il suo insegnante, Smotlak, spirito spericolato e grande scommettitore, capace di perdere a un tavolo da gioco un Goffriller del 1703, punta su di lei come si può puntare su un cavallo, e mira a farla diventare come gli altri, “quelli senza cuciture”.
Intorno a loro, una schiera di personaggi che impareremo a conoscere pagina dopo pagina: Odila, compagna di corso e unica amica, la terribile prof. Maltinti, il “sovietico” Maestro Cini…
Ma “le vere lezioni non sono quasi mai a lezione”, e Cecilia non tarderà a capirlo, scoprendo che una scommessa ben piazzata può portarti lontano e che un vero maestro insegna veramente tutto: perfino a vivere.