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Home » ARTUSI, UNA BIOGRAFIA BELLA E BUONA

ARTUSI, UNA BIOGRAFIA BELLA E BUONA

La copertina del libro "Artusi. Il bello e il buono" di Ketty Magni (Cairo)

Artusi. Il bello e il buono
Autrice: Ketty Magni
Editore: Cairo
Genere: Romanzo storico, Biografie, Cucina
Anno prima edizione: 2020
Pagine: 250

Consigliato agli amanti del genere storico e della gastronomia.

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di Sabrina Colombo

In occasione del bicentenario della nascita, esce questo gustoso romanzo sulla vita di Pellegrino Artusi (1820-1911), che ci svela il lato privato e meno conosciuto del famoso letterato gastronomo.

Nato a Forlimpopoli da una famiglia di commercianti, Pellegrino Artusi, già avanti con gli anni, dopo un paio di tentativi poco riusciti come autore di testi di critica poetica, decide di riunire in un unico volume tutta la sua esperienza in campo gastronomico, trascrivendo ricette delle principali tradizioni regionali e dando alle stampe una raccolta che va sotto il nome di La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene.

Il titolo di per sé è una dichiarazione d’intenti in chiave positivistica: Artusi è un cultore della scienza in cucina, sperimenta e riproduce tutto ciò che inserisce nella sua raccolta, annotando con attenzione certosina le dosi, i tempi di preparazione e corredandola con curiosità tratte dalla sua esperienza. Non solo. È un propugnatore dell’idea (così moderna) di “benessere a tavola”: l’alimentazione corretta per Artusi è uno stile di vita, un prezioso aiuto alla salute e alla longevità.

Il neonato Regno d’Italia, scaturito dalle sommosse risorgimentali che lungo tutto il XIX secolo hanno scosso la Penisola e l’Europa intera modificandone i delicati equilibri, vede nell’opera di Artusi uno strumento di unificazione culturale; fatta l’Italia, si dovevano fare gli Italiani, e il suo manuale − summa gastronomica del Paese dei campanili − ha contribuito sia alla diffusione della lingua italiana, con la sua prosa elegante e un po’ affettata, che all’affermazione del nascente concetto d’italianità. 

L’autrice ci racconta un Artusi istrionico, uomo irruente ma anche spiritoso, colto, intraprendente, con un complesso d’inferiorità per non aver condotto studi classici ed essere stato avviato al commercio fin da ragazzo, amante della femminilità ma determinato a mantenere la propria autonomia, più incline alla seduzione del gentil sesso che al matrimonio. Un uomo inconsueto e dotato di fascino, ma anche schivo e sentimentale, che ha vissuto la seconda parte dell’esistenza accudito da due domestici, il cuoco Francesco e la governante Marietta.

Come numi tutelari, Marietta e Francesco hanno vegliato sull’anziano scrittore, imparando a conoscerne le zone d’ombra e gli improvvisi scoppi d’ira, contribuendo fattivamente alla creazione del compendio grazie ai numerosi tentativi di riprodurre le pietanze di ogni parte del Regno, realizzati fra le mura della sua casa fiorentina di Piazza D’Azeglio.

Bella la scelta dell’autrice di intitolare ogni periodo della vita del Maestro con il nome di un albero, simbolo del momento e dello stato d’animo vissuto dallo stesso. Il linguaggio è curato e catapulta il lettore nell’Italia postunitaria che ha Firenze per capitale, fra caffè letterari, sedute del parlamento, vacanze nelle più rinomate località termali.

Sono significativi i passi in cui Pellegrino ripensa alla sua infanzia, alla durezza dell’educazione impartitagli, allo shock procurato dall’aggressione subita nel 1851 a opera del bandito detto Il Passatore, da cui scaturì la decisione di lasciare la natia Romagna per la più sicura vita nella capitale dell’allora Granducato di Toscana, agli anni passati a gestire gli affari, istruendosi da autodidatta e tralasciando le proprie legittime aspirazioni letterarie.

Con indomita passione, giunto a un’età in cui ben avrebbe potuto riposarsi dalle fatiche di un’esistenza lunga e avventurosa, Artusi s’imbarca in un’opera in cui pochi al momento credettero, prova ne sia la difficoltà a trovare un editore disposto a investire denaro nel progetto e la conseguente scelta di autofinanziarsi e di promuovere il volume direttamente presso i librai, dando vita a un passaparola che ha fatto grande il suo ricettario, tramutandolo in uno dei testi di cucina più noti di tutti i tempi, un’opera fortemente identitaria e educativa, al pari di Cuore di De Amicis o del Pinocchio di Collodi.

Da segnalare in appendice al libro un estratto di ricette artusiane fra le più note, ancora molto attuali e di realizzazione relativamente semplice, corredate da interessanti curiosità sull’etimologia dei nomi o sull’origine degli ingredienti, nonché un breve richiamo allo schema tipico di un pranzo secondo Artusi, con esatta indicazione dell’ordine di uscita delle portate dalla cucina.

Il libro in una citazione
«Da patriota qual era, il suo manuale avrebbe dovuto ben rappresentare l’Italia ed era fermamente convinto della necessità di adottare una lingua comprensibile a tutti. Al contrario, le diversità culinarie regionali avrebbero arricchito il patrimonio gastronomico ed evidenziato l’Unità.»

25 giugno 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  1. "IL BORGHESE PELLEGRINO" - M. MALVALDI • Let's Book - Recensione ha detto:
    Settembre 7, 2020 alle 10:01 am

    […] e benché il decesso appaia, a prima vista, naturale, vengono subito sollevati dubbi. Pellegrino Artusi, con la sua insaziabile curiosità, non può fare a meno di partecipare alle […]

    Rispondi

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