I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Storia dello sport in Italia”
“Tanto per dirlo esplicitamente, non è un libro d’evasione. Va gustato a mente sufficientemente libera e sufficientemente concentrata, perché ha tutte la caratteristiche del trattato, della saggistica più avanzata. In certi punti ricorda un manuale universitario per la ricchezza delle citazioni e dei dettagli, così come la precisione del linguaggio.
Un viaggio attraverso i secoli e attraverso le civiltà che hanno popolato il nostro Paese, che ci porta a scoprire come ai tempi dell’Impero romano le corse delle quadrighe avessero un’organizzazione sorprendentemente simile a quella dell’attuale Formula 1. Ma anche in epoche molto più recenti ci sono storie da scoprire su come la passione per il calcio sia cresciuta fino ai livelli attuali, scavalcando il ciclismo che per lunghi decenni è stato lo sport principe per la passione italica.
Ci sono gli incroci inquietanti tra sport e politica, la ginnasiocrazia teorica del fascismo e il rifiuto iniziale di questo aspetto dell’umanità da parte dei partiti di sinistra. Dalla cultura del corpo al culto del supereroe, dall’ostentazione della virilità fino agli imperi economici, un percorso culturale completo, magari un po’ meno appassionante nell’ultima parte che racconta l’Italia attuale, ma sempre ricchissimo di spunti che magari erano già stati detti e scritti, ma così, tutti di seguito, danno il senso di un fenomeno.”
Enzo Palladini nel gruppo facebook (24 aprile 2020)
Storia dello sport in Italia
Autori: Paul Dietschy, Stefano Pivato
Editore: il Mulino
Genere: Sport
Collana: Le Vie della Civiltà
Anno edizione: 2019
Pagine: 280
Cosa scrive l’editore
L’elevatissimo indice del consumo di sport in Italia ha pochi paragoni.
Il libro racconta le origini di questa particolarità partendo dalle origini del fenomeno, la seconda metà dell’Ottocento, per arrivare ai nostri giorni.
Dalla cultura del corpo coltivata per difendere i confini della patria, il libro passa ad analizzare la nascita del divismo sportivo negli anni Trenta e la funzione dello sport come strumento del consenso durante il fascismo.
Nel dopoguerra lo sport diventa strumento di riscatto di una nazione uscita in macerie dal conflitto: la conquista del K2 o le vittorie di Coppi e Bartali risarciscono il sentimento nazionale.
Dagli anni Settanta e Ottanta lo sport accompagna i nuovi miti di una nazione proiettata nel lancio del Made in Italy: la vittoria della nazionale di calcio ai mondiali del 1982, i trionfi della Ferrari o le imprese di Azzurra paiono certificare l’inserimento dell’Italia nel novero delle economie più avanzate.