di Vincenzo Milani

Lungo petalo di mare
Autrice: Isabel Allende
Editore: Feltrinelli
Traduttrice: Elena Liverani
Genere: Romanzo storico
Anno prima edizione: 2019
Pagine: 352
Consigliato a chi ama le storie ad ampio respiro, che abbracciano un lungo periodo di tempo, una vita intera o anche più; a chi ama cogliere l’evoluzione dei personaggi, i cambiamenti, gli amori, le passioni.
Alla fine degli anni Trenta infuria in Spagna la guerra civile e il franchismo sta per prendere il sopravvento. Victor, un giovane medico spagnolo, e Roser, una pianista, sono tra i tanti che riescono, tra mille difficoltà, a rifugiarsi in Francia. Da lì partono alla volta del Cile a bordo del Winnipeg, la nave organizzata da Pablo Neruda per portare in salvo migliaia di profughi spagnoli. In Cile i due iniziano una nuova vita che procede piuttosto tranquilla per un po’ di anni, fino a quando anche lì, in seguito a un golpe militare, s’instaura una dittatura, quella di Augusto Pinochet, che si macchierà di terribili repressioni. I due sono costretti di nuovo a espatriare, stavolta in Venezuela. Ma tante cose devono ancora accadere.
Ispirata dalla storia vera di Victor Pey, l’ultima fatica di Isabel Allende si snoda lungo un arco temporale di 56 anni, dal 1938 al 1994. Lo sfondo storico è quello della guerra civile spagnola prima e del golpe militare in Cile poi, fatti che inducono i protagonisti a ritrovarsi sempre in fuga da qualcosa. Ciò rende difficile la ricerca e l’affermarsi d’identità ben precise, il consolidamento delle proprie radici, e impedisce anche di apprezzare appieno quello che invece è lì, proprio a portata di mano.
In questo romanzo c’è dunque la Storia e poi ci sono le storie dei personaggi. C’è Victor, che presta la sua opera durante la guerra civile al fianco dei repubblicani. C’è Roser, un’infanzia a dir poco complicata, accolta da ragazza nella famiglia di Victor. C’è Guillem, combattente in prima linea per i repubblicani, fratello di Victor e primo amore di Roser. C’è Aitor, che è la guida nella fuga verso la Francia. Ci sono poi tanti altri personaggi, che spesso, per non dire sempre, denotano una forza e una determinazione tanto più grandi quanto più umili sono le loro origini.
E c’è la figura di Pablo Neruda che, come detto, organizzò questo viaggio della speranza portando in Cile, tra mille contrasti, circa duemila profughi spagnoli in fuga dalla guerra e dalla dittatura e che erano giunti in Francia accolti, si fa per dire, in veri e propri campi di concentramento, spogliati di ogni dignità umana. E qui potremmo trovare molti parallelismi con l’attualità.
Tanti di questi rifugiati, e in seguito i loro discendenti, si sarebbero poi affermati in Cile per competenze in vari campi.
Tutte queste storie s’intrecciano tra loro in mezzo a guerre, fughe, sofferenze, addii, ritorni. E, naturalmente, tanto tanto amore, narrato dalla Allende con tale coinvolgimento emotivo che non puoi fare a meno di lasciarti trasportare e tenere il libro tra le braccia al termine della lettura.
Nelle prime pagine c’è una scena di grande potenza, in cui Victor si trova di fronte al corpo di un soldato con il petto aperto, il cuore in vista che sta dando gli ultimi battiti. Ebbene, Victor prende il cuore tra le dita della sua mano, lo comprime più volte e riesce nel miracolo di farlo tornare a palpitare. E questo sarà un po’ il destino che segnerà la vita di Victor, una ripetuta rinascita dalle macerie che la Storia, quella con la S maiuscola, sta generando.
Sullo sfondo un Paese che, come recita il titolo del libro riprendendo un verso di Pablo Neruda riferito al Cile, è un “lungo petalo di mare e vino e neve…”.
Il libro in una citazione
«La mia vita è stata una serie di navigazioni, sono andato da una parte all’altra di questa terra. Sono stato uno straniero senza sapere che avevo delle radici profonde… Ha navigato anche il mio spirito.»
21 maggio 2020
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