I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “La partita”

“La partita − che come si può facilmente intuire è Italia-Brasile del 1982 − è allo stesso tempo il centro e la periferia del racconto. Come è andata più o meno lo sappiamo tutti. Chi l’ha vista dal vivo non può dimenticarla, e i più giovani appassionati di calcio non possono non avere visto almeno una delle mille repliche che sono state trasmesse. Ma il racconto di Trellini la fa diventare un delta meraviglioso, in cui il fiume dell’evento si disperde e si allarga in una serie di rivoli, fino a sfociare nel mare della storia.
Il bello è rileggere tutto quello che precedette quel pomeriggio meraviglioso del Sarrià, la tripletta di Paolo Rossi, il miracolo di Zoff sul colpo di testa di Oscar, il bacio finale di Zoff a Bearzot, ma anche tutto quello che nel pianeta Italia stava succedendo in quel periodo storico. Un lavoro appassionato e attento, con qualche piccolo lapsus (Cesare Maldini viene inserito nel clan dei friulani mentre era di Trieste quindi assolutamente giuliano, la Nazionale brasiliana viene definita ‘carioca’ quando l’aggettivo carioca indica gli abitanti di Rio de Janeiro) ma tanto tanto amore per la materia intesa come calcio e come sfida del secolo. Già, perché più di Italia-Germania 4-3 la vittoria del Sarrià sul Brasile può tranquillamente candidarsi al titolo di ‘partita più bella della storia del calcio'”.
Enzo Palladini nel gruppo facebook (26 marzo 2020)
La partita. Il romanzo di Italia-Brasile
Autore: Piero Trellini
Editore: Mondadori
Genere: Sport
Collana: Strade Blu. Fiction
Anno edizione: 2019
Pagine: 607
Cosa scrive l’editore
Nel pomeriggio più caldo del secolo si incrociano i destini di un arbitro scampato all’Olocausto, un centravanti in attesa di rinascita, un capitano che ha fatto la rivoluzione, un fotoreporter con un dolore al petto, un portiere considerato bollito, un centrocampista con le scarpe dipinte, un commissario tecnico con la pipa e un inviato alla sua ultima estate. Si trovano tutti ai Mondiali di Spagna nel momento in cui l’Italia incontra il Brasile.
È l’ultima partita prima della semifinale. Per arrivarci, ai sudamericani basta un punto. Dalla loro hanno la bellezza, gli elogi e il pronostico. Oltre all’allegria. Per gli azzurri, invece, chiusi nel loro silenzio e in guerra contro il Mondo, è una sfida ai limiti dell’impossibile.
Il sole è ancora alto, lo stadio è pieno, l’epilogo sembra scritto. A farlo sui giornali ci hanno già pensato Gianni Brera e Mario Vargas Llosa. A pochi passi da loro, in tribuna, c’è un bambino di dieci anni, si chiama José e non sa che diventerà un simbolo.
Gli altri, invece, non possono nemmeno immaginare che quella sarà la più grande partita mai giocata su un campo da calcio. Hanno tutti lo stesso sangue e nascondono segreti inconfessabili. Per conoscerli, però, bisogna seguire dal principio i fili che li hanno condotti fino a quel 5 luglio del 1982 dentro lo stadio Sarriá di Barcellona.