I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “La notte”
“Ogni riga è una pietra, difficile da digerire, tremenda da deglutire. Eppure ogni riga dà la forza per andare avanti, per capire cosa c’è stato dopo, per provare a immaginare a che punto può arrivare la sofferenza, a quale livello di esasperazione può arrivare un figlio per massacrare di botte il proprio padre allo scopo di strappargli di mano un pezzo di pane. Poco più di cento pagine, molto più di cento coltellate al cuore. La notte è una metafora e non lo è, allo stesso tempo. È la notte del genere umano nel periodo del potere nazista, ma è anche la notte prima di qualcosa: prima di una deportazione, prima del trasferimento da un campo di concentramento all’altro, prima di un qualcosa di incerto con la sensazione di una morte sempre pronta ad arrivare. Ma anche la differenza tra notte e notte, tra quelle in cui si dorme senza soluzione di continuità massacrati dal lavoro del giorno e quelle in cui non si chiude occhio con la consapevolezza che l’indomani si andrà incontro a qualcosa di tremendo, qualunque cosa sia.
Wiesel era un ragazzino durante la Seconda guerra mondiale, viveva nella cittadina di Sighet, Transilvania ungherese. Ebreo praticante, coltivava la passione per la cultura e la religione del suo popolo. Non voleva credere a quello che gli raccontavano. Non voleva chiedere che un giorno o l’altro sarebbero arrivati i nazisti, avrebbero separato lui e suo padre dalla madre e dalla sorella. Non voleva credere che il fuoco e quella puzza di carne bruciata volessero dire forni crematori, distruzione di un popolo. Non voleva credere che nel ventesimo secolo fosse possibile lanciare in aria dei neonati e usarli come bersagli per le mitragliatrici. Invece gli è toccato vedere tutto questo, viverlo in prima persona, vedere suo padre resistere all’inverosimile prima di arrendersi. E gli è toccato anche perdere la fede in quel dio che in quelle notti passate a trenta gradi sotto zero senza riscaldamento sembrava proprio averlo abbandonato.”
Enzo Palladini nel gruppo facebook (6 settembre 2020)
“Questo libro mi ha molto scossa dentro. Questo libro mi ha fatto riflettere. Questo libro va letto. Fa male. Ci sono immagini che sono un vero e proprio pugno allo stomaco. Quindi, forse come altre letture sul tema, non è proprio per tutti, ma per me è necessario.
Elie Wiesel era solo un ragazzo quando è stato deportato ad Auschwitz-Birkenau prima, a Buna poi e a Buchenwald infine.
Un ragazzo molto credente, con una forte Fede in Dio. Una Fede che pian piano però muore nella sua anima di fronte a quell’Inferno in terra nel quale si ritrova, in cui deve riuscire a sopravvivere e cerca di proteggere anche suo padre, l’ultimo legame con la sua famiglia. Un padre sempre più anziano, più fragile, che a volte può sembrare un peso, un ostacolo alla sua sopravvivenza. Ci sono pensieri che scuotono dentro, che ti fanno stare male.
Un confine tra quella che è ancora umanità e quello che è egoismo, disumanizzazione. Un libro crudo. Doloroso. Ma che sono stata felice di aver letto.”
@marta.sognatrice su instagram (6 febbraio 2020)
La notte
Autore: Elie Wiesel
Titolo originale: La nuit
Traduttore: Daniel Vogelmann
Editore: Giuntina
Genere: Memoir
Collana: Schulim Vogelmann
Anno edizione: 2007
Pagine: 112
Cosa scrive l’editore
Ciò che affermo è che questa testimonianza, che viene dopo tante altre e che descrive un abominio del quale potremmo credere che nulla ci è ormai sconosciuto, è tuttavia differente, singolare, unica. (…)
Il ragazzo che ci racconta qui la sua storia era un eletto di Dio. Non viveva dal risveglio della sua coscienza che per Dio, nutrito di Talmud, desideroso di essere iniziato alla Cabala, consacrato all’Eterno.
Abbiamo mai pensato a questa conseguenza di un orrore meno visibile, meno impressionante di altri abomini, ma tuttavia la peggiore di tutte per noi che possediamo la fede: la morte di Dio in quell’anima di bambino che scopre tutto a un tratto il male assoluto?
Dalla prefazione di François Mauriac
Citazioni tratte dal libro
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
@marta.sognatrice su instagram (6 febbraio 2020)