di Sabrina Colombo
Amore colpevole
Autrice: Sof’ja Tolstaja
Editore: La Tartaruga
Traduttrice: Nadia Cicognini
Genere: Classici
Anno edizione: 2019
Pagine: 208
Consigliato agli amanti del genere storico e dei classici della letteratura russa.
Anna appartiene a un’agiata famiglia della nobiltà russa. È stata educata secondo le regole del tempo, è romantica e idealizza l’amore sensuale, che non riesce a concepire disgiunto da quello spirituale. Ha un’immagine di se stessa estremamente convenzionale. La sua idea di unione matrimoniale è conservatrice, totalizzante, fatta di sottomissione al marito e stretta osservanza delle regole della buona società.
Di lei si innamora il principe Prozorskij, molto più adulto e già avvezzo alle cose di mondo: “… non era bello, ma estremamente raffinato. La sua erudizione e la sua ricchezza gli avevano aperto tutte le porte. Aveva viaggiato molto e, dopo aver trascorso una giovinezza irrequieta e spensierata, stanco di tutto, aveva deciso di trasferirsi in campagna e s’era dedicato allo studio della filosofia”.
Anna, persa nelle fantasticherie di adolescente, si sente lusingata e accetta d’impeto la proposta di matrimonio. Ben presto si rende conto che la sua visione dell’amore, condizionata dalla formazione religiosa ricevuta, è ben lontana dalla realtà. Il marito è un donnaiolo impenitente e tuttavia − ossessionato dalla bellezza di Anna − soffre di una patologica gelosia per la giovane moglie.
L’amore puro di Anna, cantato dai poeti, viene svilito nella declinazione quotidiana operata da Prozorskij, tramutandosi in possessività: diventa un “amore colpevole”, triviale, asservito ai più bassi impulsi, e come tale è portatore di dolore e sventura.
Anna, spento ogni moto di ribellione in nome del supremo interesse a che i figli crescano sereni, si adatta al proprio ruolo, abbandonando ogni altra nobile passione: la filosofia, la pedagogia, l’organizzazione di una scuola per i figli dei contadini, la pittura, la vita semplice in campagna.
I coniugi si allontanano, in un parossismo di episodi sempre più violenti, al punto che Anna inizia una frequentazione casta ma intensamente sentimentale con un amico di famiglia, Bechmetev, che si concluderà tragicamente per la folle ossessione di Prozorskij.
Sof’ja Tolstaja, moglie del grande letterato Lev Tolstoj, ha scritto diversi libri pur occupandosi principalmente della produzione letteraria del marito, di cui ha curato la pubblicazione anche in qualità di vedova.
Questo piccolo gioiello racconta − con prosa intensa e curata, mai leziosa o sovrabbondante − la condizione della donna nella Russia del XIX secolo e sa essere attuale per la sua attenzione alla tematica del ruolo femminile.
La protagonista è vittima della violenza all’interno del nucleo famigliare ed è costretta a rinunciare alle proprie inclinazioni e aspirazioni più elevate per essere più prosaicamente relegata al ruolo di nume tutelare della famiglia.
Il libro si chiude con una breve autobiografia dell’autrice, che evidenzia quanto di sé Sof’ja Tolstaja abbia messo nell’eroina romantica di questo romanzo: la difficoltà di contemperare il ruolo di moglie, madre e intellettuale, gli aspri conflitti col marito dilaniato da una profonda crisi spirituale, la predilezione per la vita di campagna, i rapporti difficili con la buona società della capitale, le ipocrisie delle conventicole culturali.
Il libro in una citazione
«Sì, questo amore è stato un errore, un inganno dell’immaginazione. Ma che cosa voglio, perché mi sento tanto insoddisfatta? Perché la mia anima è dilaniata? La giovinezza m’impone di vivere, ma la vita vera non esiste. E cos’è il mio, solo un sentimento di compassione verso coloro che sono infelici? Le persone felici sono però tutte egoiste. Da dove scaturisce la felicità degli uomini? Dipende solo dal destino? E che cos’è il destino? Legge naturale, moto degli astri, volontà divina?»
14 aprile 2020
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