A soli 28 anni il messinese Giuseppe Staiti si etichetta come “scrittore mancato” però un libro lo ha già scritto ed è già all’opera col secondo. Quando gli fai notare che forse è un po’ presto per dirlo, corregge il tiro e si definisce “lettore”.
Difatti bisogna essere un buon lettore per prepararsi alla stesura di un libro come La risalita di Colapesce, uscito alla fine del 2019 per La Feluca.
Si tratta di un fantasy distopico in cui Colapesce, personaggio mitologico che fu scelto anche da Italo Calvino per le Fiabe italiane, decide di ritornare sulla terraferma dopo aver sorretto per anni la terza malridotta colonna della Sicilia, impedendole così di sprofondare negli abissi. Decisione che scatena un cataclisma.
LA VOCE DELLO SCRITTORE
Giuseppe Staiti racconta
La risalita di Colapesce
Giuseppe Staiti, com’è nata l’idea di questo libro?
«Il libro nasce dalla domanda più importante di tutte: “e se?”. E se un giorno Colapesce tornasse in superficie? Da lì diventa solo questione di stare a guardare i personaggi e le loro scelte.»
A che tipo di lettore lo consiglierebbe?
«Agli amanti del fantasy, agli appassionati di mitologia, a chi è curioso riguardo la Sicilia e le sue storie, a tutti quelli che vogliono approcciarsi in modo nuovo alle proprie radici.»
Perché il suo libro andrebbe letto?
«Perché ho cercato di raccogliere l’appello di Giuseppe Pitrè, che da massimo studioso di cultura siciliana, oltre 150 anni fa sottolineò come nessuno degli autoctoni avesse attinto a fonti popolari benché avessero innanzi a loro quello che lui definì “il gran libro della tradizione” e potessero a tutto loro agio consultarlo. Pitrè rimarcò anche quanto fosse inspiegabile che la tradizione messinese non avesse avuto un “amoroso raccoglitore” e, come tra tutte le narrazioni storiche della Sicilia, quelle degli scrittori di Messina fossero le meno calde di entusiasmo, prive di originalità e scarse di novità.»
Qual è il messaggio che voleva trasmettere, al di là dell’evidente intento di valorizzazione della cultura popolare siciliana?
«Che le belle storie non finiscono mai e che, proprio lì dove ci sembrano più antiquate, può nascondersi qualcosa di nuovo.»
C’è un personaggio del suo libro in cui si rivede?
«Forse proprio Colapesce perché anch’io sono alla ricerca della mia strada e del mio finale.»
Che tipo di rapporto ha con i luoghi di cui parla?
Ciò che scrivo è della Sicilia e per la Sicilia, e se c’è un qualche merito fra le mie pagine va tutto alle storie della mia terra.
Come si è appassionato alle storie della sua terra?
«Sono sempre stato affascinato dalla mitologia in generale, soprattutto da quella greca e da quella nordica. Però un giorno mi è sorta una domanda paradossale: perché conosciamo tanto di culture così distanti e quasi niente della nostra? Da lì è partita la curiosità: ho iniziato a fare ricerche e ho trovato materiale ricchissimo, anche proveniente da luoghi lontanissimi dalla Sicilia, dove sono confluite moltissime culture nel corso dei secoli. Parlo di fiabe islamiche, leggende greche e latine, racconti spagnoli e francesi, e i testi più remoti di tutti, ovvero i miti autoctoni.»
Ha concepito la trama così com’è stata pubblicata o inizialmente aveva un’altra idea?
«In senso stretto ho concepito solo l’incipit, la risalita appunto, tutto il resto è venuto con le scelte intraprese dai personaggi stessi. Sembra strano, ma credo che come scrittori non si crei nulla e ci si limiti a mettere in ordine le cose, una dietro l’altra.»
Quanto è durata la gestazione del testo e quale è stata la parte della lavorazione più faticosa?
«Si è trattato di un lavoro lungo cinque anni anche se svolto in modo saltuario. Il difficile è stato proprio apprendere un metodo costante di scrittura.»
Prevede un seguito del suo libro?
«La materia dei miti siciliani è davvero vasta, troppa, per un solo libro. Per questo ho pensato alla Risalita di Colapesce come al primo di una trilogia di romanzi. Circolari e non lineari, come la vita dei miti stessi, in cui il tempo gira e rigira per tornare infine al punto iniziale.»
Vuole darci qualche anticipazione?
«Il secondo libro della trilogia potrebbe anche uscire a breve e riguarderà gli antefatti alla Risalita di Colapesce. Il mondo di Trinakria sarà ampliato e una nuova serie di personaggi sarà introdotta.»
Avrebbe cambiato qualcosa dopo che il libro è stato pubblicato?
«Non ci sarebbero dovuti essere refusi.»
Ritiene che i pareri di coloro che lo hanno letto rispecchino il suo lavoro?
«Certamente, nei pregi e nei difetti. Le critiche costruttive dei lettori dovrebbero essere il vero motivo per cui essere letti.»
Come ha espresso la sua personale voce di scrittore nel testo?
Ho sempre cercato di tenermi il più esterno possibile alla narrazione, lasciando vivere i personaggi secondo la trama. Sono convinto che la scrittura sia un’arte sottrattiva: meno è visibile e più è efficace.
Con quale escamotage narrativo è riuscito a sottrarsi?
«Ogni volta che c’era un concetto da sviluppare ho sempre preferito lasciarlo discutere ai personaggi. Temo sempre che le riflessioni personali dell’autore all’interno di un romanzo sappiano troppo di pedanteria.»
Ha un autore o un’autrice di riferimento che lo ha ispirato anche nella stesura di questo libro?
«Il poeta messinese Lino Soraci, recentemente scomparso. A lui ho dedicato un ringraziamento speciale per l’ispirazione sulla poesia popolare siciliana.»
Ci dice tre titoli di libri che consiglierebbe a un suo amico lettore?
«Non credo di poter dare una risposta a una domanda del genere. Consiglierei però qualunque libro che, una volta chiusa l’ultima pagina, ti lascia a fissare il vuoto. Quello sì che è un buon libro.»
Allora quali sono i tre libri che hanno lasciato lei a fissare il vuoto dopo l’ultima pagina?
«Viaggio al termine della notte di Ferdinand Céline, la maggior parte dei libri di Alessandro Baricco e ogni singolo racconto di Jorge Luis Borges.»
7 aprile 2020
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La risalita di Colapesce
Autore: Giuseppe Staiti
Editore: La Feluca
Genere: Fantasy distopico
Collana: La Fantasia
Anno di pubblicazione: 2019
Pagine: 158
Versioni disponibili: Cartaceo, eBook
Il libro sui social: @giuseppestaiti.writer − profilo instagram.
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