di Marta Peroni
Il diritto di opporsi. Una storia di giustizia e redenzione
Autore: Bryan Stevenson
Editore: Fazi Editore
Traduttore: Michele Zurlo
Genere: Memoir
Anno edizione: 2020
Anno prima edizione: 2014 (Usa)
Pagine: 446
Consigliato a chi crede nella giustizia e ha voglia di scoprire realtà che, per quanto strazianti, non devono essere nascoste o dimenticate
Georgia (Stati Uniti), 1983. Bryan Stevenson ha solo ventitré anni quando incontra per la prima volta un condannato a morte destinato alla sedia elettrica. Da quel momento comprende quale sia la sua strada, il suo scopo nella vita: rappresentare e difendere gli ultimi, le persone più deboli e vulnerabili. Le parole della nonna gli risuonano nelle orecchie: per comprendere le cose importanti della vita devi avvicinarti, non guardarle da lontano. Sulla base di questo principio Bryan, una volta laureatosi alla facoltà di legge di Harvard, decide di trasferirsi a Montgomery, in Alabama, e di fondare la Equal Justice Initiative, un’organizzazione non profit orientata a fornire rappresentanza legale a tutti i prigionieri condannati ingiustamente, privi di avvocato, o a quanti non hanno potuto avere un processo equo e sono destinati alla pena di morte.
Nel Diritto di opporsi Bryan esamina da vicino le incarcerazioni di massa, le punizioni estreme negli Stati Uniti, e porta in superficie anche numerosi casi di ingiustizia razziale ed economica nonché la facilità con cui le persone sono giudicate e condannate. Un sistema giudiziario che prende forma da una visione distorta della razza e della povertà e che fa in modo che sia la ricchezza, e non la reale colpevolezza, a determinare un risultato.
In questo memoir, da cui è stato tratto il film omonimo con Michael B. Jordan, Jamie Foxx e Brie Larson, si focalizza l’attenzione sul caso di Walter McMillian, un afroamericano della contea di Monroe, in Alabama, luogo scelto anche da Harper Lee per ambientare il suo famosissimo romanzo Il buio oltre la siepe. McMillian viene incriminato ingiustamente per l’omicidio di una giovane donna bianca. Nonostante l’assenza di prove concrete, le forze dell’ordine locali, guidate dallo sceriffo Tom Tate, avvalendosi di minacce e testimonianze false, spediscono l’uomo direttamente nel braccio della morte.
Di questo perfetto caso di ingiustizia e illegalità si interessa subito Bryan Stevenson che, con l’aiuto dei suoi collaboratori, farà di tutto per rimettere l’uomo in libertà. Anche se la vita, una volta fuori, non potrà più essere la stessa.
McMillian è la cavia perfetta. Lavoratore indipendente nell’industria del legname, è visto da un lato con ammirazione e rispetto, dall’altro con sospetto e disprezzo. Reputato anche un Don Giovanni per la relazione con una donna bianca sposata, in un’epoca in cui i matrimoni interrazziali sono ancora vietati, è il capro espiatorio utile per risolvere un caso complesso e mettere a tacere il mormorio della comunità contro l’inaffidabilità della polizia locale.
Alla vicenda McMillian Stevenson ne alterna moltissime altre: storie vere di emarginati, persone accusate ingiustamente solo perché povere o con la pelle di colore diverso, o ancor peggio disabili mentali, minorenni abbandonati e vittime di abusi, veterani di guerra con la psiche compromessa da traumi molto gravi, donne povere ritenute incapaci di essere buone madri dagli uomini di legge.
Tutti i casi narrati sono corredati da numerose note con riferimenti web per approfondire ciò che è veramente accaduto. Decisamente dolorose sono le descrizioni dei minorenni e dei disabili mentali, le categorie più vulnerabili. Condannati all’ergastolo senza condizionale, spesso abbandonati da avvocati non competenti, e processati come se fossero adulti, nelle carceri vanno incontro a nuove forme di abusi e violenza, anziché trovare aiuto e comprensione.
Pagine strazianti, scritte con uno stile asciutto, diretto, semplice, che possono far emergere in chi legge una forte sensazione di rabbia, di condanna, di incredulità. Allo stesso tempo, però, possono dare adito a una riflessione più profonda sulla necessaria capacità di provare empatia, comprensione, compassione e un forte senso di pietà, anziché condannare subito l’altro senza mai mettersi nei suoi panni, come anche Atticus Finch cerca di spiegare alla piccola Scout nel Buio oltre la siepe.
L’autore dà molta enfasi al rispetto della dignità umana, all’importanza di non voltarsi dall’altra parte, perché nessuno deve essere giudicato solo dalle cose peggiori che ha commesso senza neanche avere la possibilità di redimersi, di comprendere gli errori.
Stevenson e coloro che lottano per permettere che la legge sia effettivamente uguale per tutti, e non compromessa da soldi e potere, sono anche portatori di speranza, coraggio e commozione. Individui che, nonostante a volte possano sentirsi avviliti e distrutti da un sistema giudiziario così corrotto, poi si rialzano perché con il loro impegno possono contribuire a salvare vite umane, dando voce a chi non ne ha.
Se c’è una difficoltà nella lettura di questo libro, sta nel continuo alternarsi di casi e nomi che potrebbero creare un po’ di confusione. Eppure sono tutti ugualmente importanti per analizzare con attenzione il tema principe del testo: il diritto di opporsi all’ingiustizia.
Non è un romanzo, non è un capolavoro della letteratura, ma è un’importante testimonianza vera. Non è solo una mera cronistoria di fatti realmente accaduti, ma anche un libro-denuncia: contro la corruzione di un sistema di giustizia che non funziona, che getta nelle carceri persone senza un corretto processo, e spesso lo fa in maniera illegale.
Un libro che insegna a comprendere prima di condannare, a guardare il mondo delle carceri da un diverso punto di vista. Una lettura che invita a provare un maggior senso di speranza, pietà, giustizia.
Il libro in una citazione
«Il contrario della povertà non è la ricchezza, il contrario della povertà è la Giustizia.»
3 aprile 2020
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[…] loro sito trovate la mia prima recensione al libro “Il diritto di opporsi” di Bryan Stevenson, pubblicato di recente da Fazi Editore. Ve ne ho già parlato, in forma diversa e più personale, […]