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Home » “PENSIERI IMPERFETTI”, LA VERITÀ È DEL LETTORE

“PENSIERI IMPERFETTI”, LA VERITÀ È DEL LETTORE

Amanda Foley scrive romanzi rosa da diversi anni. L’ultimo, uscito a febbraio per i tipi di More Stories con il titolo di Pensieri imperfetti, è quello a cui si sente maggiormente legata.
La protagonista è Samanta, giovane donna che si divide tra il lavoro e la piccola Tess, nata dalla turbolenta relazione con Victor, eclettico pittore di fama internazionale. Eventi imprevedibili mettono in discussione molte delle certezze che Samanta si è costruita, obbligandola a guardarsi allo specchio per affrontare un passato che credeva sepolto.
Proprio a Samanta la 56enne autrice veneta, che per l’anagrafe ha un altro nome e nella vita affianca l’attività di impiegata a quella di scrittrice, ha donato alcuni tratti del suo carattere.  

LA VOCE DELLO SCRITTORE

Amanda Foley racconta
Pensieri imperfetti

La copertina del libro "Pensieri imperfetti" di Amanda Foley accanto alla foto di una ragazza di spalle che guarda lo skyline di New York

Leggi un estratto del libro

Amanda Foley, com’è nata l’idea di questo libro?

«È nata dopo aver ascoltato una giovane donna moldava raccontarmi la sua esperienza di vita, che tuttavia ho romanzato e in alcune parti modificato.»

A che tipo di lettore lo consiglierebbe?

«A chi ama le letture dirette, senza fronzoli, che scavano nei personaggi mettendoli a nudo, ma soprattutto a chi cerca una storia in cui rispecchiarsi, con uomini e donne che riflettono sulle loro fragilità, sulla vita, sull’amore e sull’amicizia.»

Quale escamotage ha usato per far sì che il lettore riesca a mettere a nudo i personaggi?

Ho dato voce a ogni personaggio facendogli esprimere al meglio sentimenti, pensieri e sensazioni, ma la particolarità sta nel fatto che la medesima situazione viene narrata dal punto di vista di tutti coloro che vengono coinvolti. Così accade, per esempio, che Samanta dica qualcosa del tipo ‘da come ha reagito Alesia, era chiaro che secondo lei…’ mentre nel capitolo seguente Alesia, con i suoi pensieri, dimostra che Samanta ha fatto un buco nell’acqua. La cosa interessante è che solo il lettore avrà il quadro completo della storia, sarà lui l’unico detentore della verità. D’altra parte, nella realtà nessuno può leggere i pensieri degli altri e, come dice la frase di apertura del romanzo, ‘la verità è un segreto che il morente porterà con sé’.

Perché il suo libro andrebbe letto?

«Perché aiuta a riflettere su comportamenti comuni, che spesso adottiamo, magari solo per paura di affrontare certe circostanze, talvolta inevitabili.»

Qual è il messaggio che voleva trasmettere?

«Nessuno è veramente capace di guardarsi dentro sino in fondo perché alcuni vicoli della nostra anima sono troppo bui persino per noi stessi, eppure ci erigiamo a giudici degli altri con immensa facilità.»

Cos’è nato prima? La storia o i personaggi?

«Sono nati assieme, a mano a mano che il romanzo prendeva forma. Quando inizio a scrivere ho in mente una bozza che tuttavia viene modificata dai personaggi stessi, che talvolta riescono persino a cambiare il progetto originale. Perché quello che molti lettori ignorano è che, salvo si tratti di una biografia o di una vicenda che già conosciamo in ogni dettaglio, è la storia a condurre lo scrittore e non viceversa. La vera magia dello scrivere è proprio questa: iniziare un percorso senza sapere chi incontreremo e dove approderemo.»  

C’è un personaggio in cui si rivede?

«Per certi tratti Samanta mi rispecchia molto con la sua dinamicità caratteriale, tuttavia anche Alesia, seppur molto diversa dalla sorella, vive situazioni e sensazioni in cui mi sono rivista. La verità è che in ogni personaggio c’è qualcosa di me.»

Dove ha ambientato la storia e perché ha scelto proprio quei luoghi?

«Per quanto riguarda il presente ho scelto New York perché è la città in cui la protagonista avrebbe potuto realizzare più facilmente il suo sogno. Invece i flashback sono ambientati in Moldavia perché la storia che mi ha ispirata è nata lì.»

È mai stata a New York o in Moldavia?

«Non sono mai stata né a New York né in Moldavia.»

Come ha fatto a rendere realistiche le ambientazioni?

«Ho fatto molta ricerca, intervistando persone che in quei luoghi ci sono state e avvalendomi di Internet. Vivere in prima persona un posto è comunque diverso dal vederlo in foto, ma è anche vero che il buon Salgari ha scritto romanzi di avventura senza mai aver mai visitato l’Africa. La fantasia serve a immedesimarsi in quello che leggiamo fino a cogliere persino gli odori dalle pagine, per questo si dice che leggere è viaggiare senza valigia. E il viaggio non vale solo per il lettore, ma anche per lo scrittore durante la stesura.»

Come è arrivata al titolo? Lo ha proposto lei o lo ha scelto la casa editrice?

«Il titolo l’ho scelto io, attingendo a una frase contenuta nel romanzo stesso e, per come è strutturata la storia, penso che non potrebbe essere più adatto. La casa editrice si è limitata a fare l’editing.»

Quanto è durata la gestazione del testo e quale è stata la parte della lavorazione più faticosa?

«La gestazione è stata molto veloce, solo due o tre mesi. Dopo c’è stato il lavoro di rilettura, più e più volte, a cui è seguito qualche anno di riposo prima di riprendere il testo in mano e apportare ulteriori modifiche e tagli per poi consegnarlo all’editore. La seconda parte – quella di rilettura e correzione – è, almeno per me, sempre la più faticosa perché può diventare noiosa fino all’inverosimile, ma va assolutamente fatta prima di inviare un’opera in valutazione.»

Perché ha deciso di lasciar riposare il romanzo per tanto tempo? Quando l’ha tirato fuori dal cassetto?

«Ho scritto il romanzo in una fase della mia vita in cui vivevo quello che solo pochi mesi dopo si è rivelato un periodo di calma apparente. Poi sono stata travolta da gravi eventi personali, improvvisi, che hanno letteralmente sgretolato la mia quotidianità. Ho dovuto iniziare una vita diversa, tutta in salita, e questo ha richiesto un considerevole arco temporale. Tenevo a questo romanzo in modo particolare e quindi mi sono presa il tempo necessario per rivederlo a distanza di anni ed effettuare le opportune modifiche.»

Perché ha deciso di scrivere sotto pseudonimo?

«Il mio primo romanzo, Quando una nave s’incaglia l’ha deciso il mare, uscì nel 2005 per una collana della Mondadori che all’epoca pubblicava per il 95% autrici straniere. Essendo peraltro la storia ambientata in Irlanda, ho pensato che sarei stata più credibile con un nome inglese.»

Perché la sua scelta è caduta su Amanda Foley?

«La scelta è stata casuale. Ho cercato qualcosa che fosse abbastanza semplice sia da scrivere che da pronunciare. Cambiarlo adesso dopo diversi romanzi pubblicati creerebbe confusione, e comunque, un po’ di mistero non guasta mai…»

Prevede un seguito di Pensieri imperfetti?

«Ci ho pensato. La storia è autoconclusiva, ma confesso che i personaggi mi mancano; mi piacerebbe scoprire come si sono evoluti a distanza di anni. Vorrei vedere Samanta alle prese con una Tess in piena adolescenza, vorrei capire se Victor è riuscito a voltare pagina, se l’amico Robert è rimasto a lavorare nei campi profughi in Uganda o è rientrato a New York, ma più di tutto vorrei dare uno sguardo alla parte moldava della famiglia di Samanta. Se il romanzo piacerà al pubblico quanto a me è piaciuto scriverlo, è probabile che ci sia un seguito.»  

Avrebbe cambiato qualcosa dopo che il libro è stato pubblicato?

«Sì, avrei lasciato il finale aperto perché adoro regalare al lettore la possibilità di immaginare come andranno a finire le cose, ma la More Stories è una casa editrice che pubblica soprattutto rosa e romance quindi rischiavo di deludere la maggior parte dei lettori.»

Molti considerano il romanzo rosa un genere di serie B. Ci piacerebbe sapere il suo parere visto che ne ha scritti diversi…

«Credo che nel termine letteratura si debba far rientrare anche il filone rosa togliendo la B. Ci sono scrittori di romanzi rosa che sanno scrivere bene e creare delle belle storie, e molti attraversano periodi in cui desiderano una lettura leggera, non impegnativa, e che magari faccia anche sorridere. Di certo un saggio o un thriller non può soddisfare queste esigenze. Quello che non dovrebbe mai accadere è fossilizzarsi su un genere. La lettura deve aiutarci a crescere, pensare, riflettere. Se mi voglio sensibilizzare sui problemi di discriminazione devo leggere Primo Levi e non certo Rosamunde Philcher. Non è il genere rosa a essere di serie B, spesso siamo noi scrittori a non saper trattare una storia rosa in maniera da renderla qualcosa di veramente buono pur affrontando un tema leggero. Ovviamente, anche se ben fatto, il rosa non potrà mai piacere a tutti, ma questo vale per ogni genere. Grazie al cielo abbiamo gusti diversi.»

Ritiene che i pareri di coloro che hanno letto il libro rispecchino il suo lavoro?

«Assolutamente sì. A oggi hanno colto appieno il senso e il messaggio del romanzo e questa è la soddisfazione più grande.»  

Come ha espresso la sua personale voce di scrittrice nel testo? In che modo lo ha reso “suo”?

A fatti realmente accaduti ho aggiunto situazioni e personaggi ai quali ho dato la mia voce, i miei pensieri, le mie incertezze, le mie paure e il mio coraggio. Una confessione: gli alterchi al giornale li ho vissuti personalmente, come veri sono tutti gli aneddoti che riguardano la piccola Tess, presi a prestito dalla mia esperienza di mamma.

Ha un autore o un’autrice di riferimento che l’ha ispirata anche nella stesura di questo romanzo?

«Oriana Fallaci è la scrittrice che più amo, e in questo romanzo ho spesso immaginato a come avrebbe fatto parlare i miei personaggi. Mi piace il suo modo di scrivere, pulito, schietto, diretto e soprattutto sincero, anche quando rischia di essere scomodo.»  

Ci dice tre titoli di libri che consiglierebbe a un suo amico lettore?

«Niente e così sia di Oriana Fallaci, Il cappotto di Nikolaij Gogol e Jane Eyre di Charlotte Brontë.»        

31 marzo 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pensieri imperfetti

La copertina del libro "Pensieri imperfetti", scritto da Amanda Foley e pubblicato da More Stories

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Autore: Amanda Foley
Editore: More Stories
Genere: Romanzo rosa
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 231
Versioni disponibili: Cartaceo, eBook
Altri libri dell’autore: Quando una nave si incaglia l’ha deciso il mare (Mondadori, 2005); La voce del vento (Rizzoli, 2014); Il mio abito dei sogni ha il velo bianco (Rizzoli, 2016); Una mail di troppo & C’era una volta… ma anche no (2018, autopubblicato); Amore, bugie e altri guai (More Stories, 2019).
Il libro sui social: Amanda Foley − profilo facebook; Amanda Foley page − pagina facebook; @amanda_foley63 − profilo instagram; Amanda Foley − profilo Pinterest.

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