I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “La storia di un matrimonio”

“Un romanzo d’autore. Un romanzo con una profonda analisi psicologica. Un romanzo pieno di segreti e di non detti. Un matrimonio come tanti, le cui vicende, vengono narrate dalla devota moglie Pearlie Cook.
Un microcosmo di emozioni, sensazioni ed eventi pubblici e privati vengono narrati e svelati al lettore, ricostruendo un periodo storico, il dopoguerra americano, con una precisione quasi maniacale.
Il racconto, o dramma, si svolge a San Francisco (California), dove la giovane Pearlie incontra il suo primo amore, Holland. Un uomo bellissimo ma malato che accetta di sposarla, nonostante le sue due anziane zie le sconsiglino vivamente il matrimonio. Le sorprese che il romanzo riserva al lettore sono piccole ma continue. Sorprese che hanno un nome e un cognome e che contribuiranno a creare un’immagine inquietante e ipocrita della loro unione.”
@gioallure su instagram (6 aprile 2020)
“Dopo aver adorato Less, ho la conferma che Greer mi piace proprio. Questo libro l’ho divorato. Una storia su come si cada facilmente nel tranello delle nostre stesse illusioni sugli altri.”
@Dreamhunter72 su twitter (4 luglio 2019)
La storia di un matrimonio
Autore: Andrew Sean Greer
Titolo originale: The Story of a Marriage
Traduttrice: Giuseppina Oneto
Editore: Adelphi
Genere: Moderna e contemporanea
Collana: Gli Adelphi
Anno edizione: 2011
Pagine: 224
Cosa scrive l’editore
“Crediamo tutti di conoscere le persone che amiamo”: così Pearlie Cook comincia a raccontarci gli incredibili sei mesi che sono stati, per il suo matrimonio, una sorta di inesorabile lastra ai raggi X.
Siamo nel 1953, in un quartiere appartato e nebbioso di ex militari ai margini di San Francisco, e tutto nella vita dei Cook parla ancora della guerra: la salute cagionevole di Holland, i ricordi tormentati di lei, le loro abitudini morigerate e un po’ grigie. Una vita per il resto normalissima, come sottolinea la voce ammaliante di Pearlie, mentre la sua testa scoppia di pensieri che forse, via via che si disvelano, preferiremmo non ascoltare. Eppure li leggiamo con avidità, rassicurati dal fatto che lei, palesemente, ha intenzione di dirci proprio tutto.
Perché, allora, ci sentiamo invadere da un’ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento, come davanti a certe atmosfere torve di Edgar Allan Poe?
Non solo per il susseguirsi di colpi di scena che ci avvincono a ogni riga sino a condurci all’unico finale davvero imprevedibile. Non solo per l’uomo venuto dal passato, per la lettera che colpisce come un pugno, per i terribili segreti che si dischiudono a uno a uno…
Sarà allora per la dolorosa lucidità con cui la narratrice riesce a indagare la distanza che separa ciascuno di noi dagli altri? O perché a ogni pagina ci chiediamo: come fa Pearlie a sapere tutte queste cose, di noi?