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Home » “NOI, BAMBINE AD AUSCHWITZ” DI ANDRA E TATIANA BUCCI

“NOI, BAMBINE AD AUSCHWITZ” DI ANDRA E TATIANA BUCCI

Icona rappresentante una sveglia che viene applicata alle schede di tutti i libri indicati per chi non ha tempo

I commenti del Let’s Book Club

Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Noi, bambine ad Auschwitz”

La copertina del libro "Noi, bambine ad Auschwitz" di Andra e Tatiana Bucci (Mondadori)

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“Le vedete quelle due bambine in copertina?⁣
Avevano solo 5 e 7 anni quando furono deportate ad Auschwitz-Birkenau con quasi tutta la loro famiglia, dopo essere state portate via dalla loro casa a Fiume e chiuse in una piccola cella a Trieste.⁣
⁣Il 4 aprile 1944 furono allontanate dalla loro mamma, videro per l’ultima volta la loro amata nonna e una zia e, insieme al cuginetto Sergio, furono chiuse nel Kinderblock 1, per nove mesi. Poco cibo, squallido, tanto freddo. Un’infanzia negata. Una vita assurda che pian piano diventa una sorta di normalità, nonostante i cumuli di cadaveri intorno a loro, il fumo che sale alto da quel camino da cui usciranno gli ebrei, e quei medici dai camici bianchi che di tanto in tanto portano via con sé dei bambini, compreso il loro cuginetto Sergio… Verso una sorte terribile.⁣
Ecco.⁣ Quando leggo che sempre più italiani non credono che le atrocità naziste e fasciste siano accadute, io provo una rabbia assurda.⁣
⁣Andra e Tatiana sono tra i pochissimi bambini sopravvissuti ai Lager. Forse per fortuna, forse per destino, riuscirono a farcela.⁣ E oggi raccontano la loro storia. Ai ragazzi, durante eventi, ovunque.⁣ E io un anno fa ho avuto la possibilità di sentire Tatiana al Salone del libro di Torino, ritrovandomi in lacrime.⁣
⁣In questa loro testimonianza non si limitano solo ad Auschwitz, bensì cercano di narrare i ricordi della loro vita seguente. Dalla tristezza dell’orfanotrofio di Praga a un periodo felice in Inghilterra, dal ritorno a casa e la possibilità di ritrovare i loro genitori alla crescita. Diventano mogli e madri e a lungo non parlano di quanto accaduto, perché all’epoca nessuno sembrava crederci ed era difficile farlo. Ma poi hanno iniziato a parlare. Perché certi avvenimenti non vanno dimenticati.⁣”
@marta.sognatrice su instagram (4 febbraio 2020)

“Mi ha colpito il cognome di queste sorelle, lo stesso di mia madre. Ho letto il loro breve memoir in un paio d’ore. Doloroso, ovviamente, ma importante, necessario. Davvero toccante e allo stesso tempo pieno di forza e speranza.”
@Dreamhunter72 su twitter (26 giugno 2019)

Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah

Autrici: Andra Bucci, Tatiana Bucci
Curatori: Marcello Pezzetti, Umberto Gentiloni Silveri
Genere: Memoir
Editore: Mondadori
Collana: Strade Blu
Anno edizione: 2019
Pagine: 134

Cosa scrive l’editore

La sera del 28 marzo 1944 i violenti colpi alla porta di casa fanno riemergere negli adulti della famiglia Perlow antichi incubi. La pace trovata a Fiume, dopo un lungo peregrinare per l’Europa cominciato agli inizi del Novecento in fuga dai pogrom antiebraici, finisce bruscamente: nonna, figli e nipoti vengono arrestati e, dopo una breve sosta nella Risiera di San Sabba a Trieste, deportati ad Auschwitz-Birkenau, dove molti di loro saranno uccisi.

Sopravvissute alle selezioni forse perché scambiate per gemelle o forse perché figlie di un padre cattolico, o semplicemente per un gioco del destino, le due sorelle Tatiana (6 anni) e Andra (4) vengono internate, insieme al cugino Sergio (7), in un Kinderblock, il blocco dei bambini destinati alle più atroci sperimentazioni mediche.

In questo libro, le sorelle Bucci raccontano, per la prima volta con la loro voce, ciò che hanno vissuto: il freddo, la fame, i giochi nel fango e nella neve, gli spettrali mucchi di cadaveri buttati negli angoli, le fugaci visite della mamma, emaciata fino a diventare irriconoscibile. E sempre, sullo sfondo, quel camino che sputa fumo e fiamme, unica via da cui “si esce” se sei ebreo, come dicono le guardiane.

L’assurda e tragica quotidianità di Birkenau penetra senza altre spiegazioni nella mente delle due bambine, che si convincono che quella è la vita “normale”. Il solo modo per resistere e sopravvivere alla tragedia, perché la consuetudine scolora la paura.

Finché, dopo nove mesi di inferno, ecco apparire un soldato con una divisa diversa e una stella rossa sul berretto. Sorride mentre offre una fetta del salame che sta mangiando: è il 27 gennaio 1945, la liberazione. Che non segna però la fine del loro peregrinare. Dovrà passare altro tempo prima che Tatiana e Andra ritrovino i genitori e quell’infanzia che è stata loro rubata.

Le sorelline trascorreranno ancora un anno in un grigio orfanotrofio di Praga e alcuni mesi a Lingfield in Inghilterra, in un centro di recupero diretto da Anna Freud, dove finalmente conosceranno la normalità.

Secondo le stime più recenti ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati oltre 230.000 bambini e bambine provenienti da tutta Europa, solo poche decine sono sopravvissuti. Questo è lo struggente racconto di due di loro.

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