I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Macchine come me”
“Londra, un 1982 immaginario dove l’uomo è riuscito a creare androidi perfetti: gli Adam e le Eve. Charlie ne acquista un prototipo. Una storia che mette in crisi la nostra umanità. Stupendo.”
@fabrizioesabri su twitter (4 dicembre 2019)
“Lettura intensa e non facile, appassionante nonostante tutto. Un’intelligenza artificiale e i suoi dubbi morali, la sua curiosità e il riverbero sulla vita umana. Mi ha ricordato Her, bel film passato quasi inosservato, con finale diverso.”
@ziopasquy su twitter (22 novembre 2019)
“Il triangolo amoroso Miranda-Charlie-Adam. Quest’ultimo è un robot con sembianze perfettamente umane in grado di provare sentimenti, tra cui amore e giustizia. Bello e amaro, in perfetto stile McEwan.”
@Ro_Berta_42 su twitter (16 settembre 2019)
Macchine come me
Autore: Ian McEwan
Titolo originale: Machines like Me and People like You
Traduttrice: Susanna Basso
Editore: Einaudi
Genere: Moderna e contemporanea
Collana: Supercoralli
Anno edizione: 2019
Pagine: 296
Cosa scrive l’editore
Con l’eredità che gli ha lasciato sua madre, Charlie Friend avrebbe potuto comprare casa in un quartiere elegante di Londra, sposare l’affascinante vicina del piano di sopra, Miranda, e coronare con lei il sogno di una tranquilla vita borghese. Ma molte cose, in questo 1982 alternativo, non sono andate com’era scritto. La guerra delle Falkland si è conclusa con la sconfitta dell’Inghilterra e i quattro Beatles hanno ripreso a calcare le scene.
E con l’eredità Charlie ci ha comprato una macchina. Bellissima e potente, dotata di un nome e di un corpo, la macchina ha intelligenza e sentimenti e una coscienza propri: è l’androide Adam, creato dagli uomini a loro immagine e somiglianza. La sua stessa esistenza pone l’eterna domanda: in cosa consiste la natura umana?
Londra, un altro 1982. Nelle isole Falkland infuriano gli ultimi fuochi della guerra contro l’Argentina, ma per le vie della città non sventoleranno le bandiere della vittoria. I Beatles si sono da poco ricostituiti e la voce aspra di John Lennon continua a diffondersi via radio. Anche il meritorio decrittatore del codice Enigma, Alan Turing, è scampato alla morte precoce, e i suoi studi hanno reso possibili alcune delle conquiste tecnologiche di questi “altri” anni Ottanta, dalle automobili autonome ai primi esseri umani artificiali.
Fra chi non resiste alla tentazione di aggiudicarsi uno dei venticinque prototipi esistenti nel mondo, dodici Adam e tredici Eve, c’è Charlie Friend. Certo, un grosso investimento per un trentaduenne che si guadagna da vivere comprando e vendendo titoli online. Ma Charlie è convinto che quel suo Adam bellissimo, forte, capace in tutto, “articolo da compagnia, sparring partner intellettuale, amico e factotum” secondo le promesse dei costruttori, gli sarà di grosso aiuto con l’affascinante ma sfuggente Miranda, la giovane vicina del piano di sopra. Per certi versi non ha torto.
Il primo non-uomo ha accesso a tutto quello che si può sapere, dalla soluzione del problema matematico P e NP, all’influenza di Montaigne su Shakespeare, fino al modo di vincere le resistenze di Miranda e penetrarne il segreto. Un segreto complicato e doloroso che, quando emerge, pone ciascuno di fronte a un dilemma etico lacerante.
Ma la legge piú inviolabile dell’androide recita: “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno”. E per un’intelligenza artificiale tanto sofisticata da anteporre la coscienza alla scienza, il concetto di danno può essere piú profondo e micidiale di quel che appare.