I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Tennis”
“Questa è la storia di una partita a tennis che affonda le radici nella vita dei due protagonisti Arthur Ashe e Clark Graebner. Sono l’uno l’opposto dell’altro, a cominciare dal colore della pelle, dallo stile, elegante quello di Ashe e potente quello del biondo wasp Graebner.
Come accade nel tennis, i due si sono incontrati spesso, sono diventati amici: ma hanno vissuto vite diversissime, che questo libro descrive con attenzione, registrando stati d’animo, vittorie e sconfitte, cambiamenti, soprattutto quello dell’America degli anni Settanta.
Un libro che scorre come un film, un vero piacere leggerlo.”
@nivesdelsignore su instagram (9 giugno 2019)
Tennis
Autore: John McPhee
Titolo originale: Levels of the Game
Traduttore: Matteo Codignola
Editore: Adelphi
Genere: Sport
Collana: Piccola Biblioteca Adelphi
Anno edizione: 2013
Pagine: 222
Cosa scrive l’editore
Se c’è un libro in grado di dividere i lettori fra chi rischia di contrarre in una forma o nell’altra il morbo del tennis, e chi invece ne risulta immune, è questo. Dove si rivive, un punto dopo l’altro, la semifinale di Forest Hills 1968 fra Arthur Ashe e Clark Graebner, la prima disputata da un tennista nero agli albori dell’era Open, ma anche e soprattutto la prima partita di tennis raccontata dall’interno del luogo enigmatico e fino ad allora inesplorato che il gioco abita, e spesso devasta: la mente del tennista.
Guardandola per caso alla CBS, John McPhee era subito rimasto incantato dal magnifico arabesco che i colpi dei due protagonisti − diversi in tutto, e in primo luogo nello stile − disegnavano sull’erba. Ma rivedendo il match insieme a Ashe e Graebner, ascoltandone i racconti, trascrivendone le reazioni, McPhee lo ha poi ricostruito, in livelli di gioco. Due soli gli accogimenti adottati: la demoniaca accuratezza descrittiva che ha fatto di lui una leggenda della narrativa americana, e i veri ingredienti del tennis ovvero collera, spavento, esaltazione, freddezza, sconforto, orgoglio.
Gli stessi che qualche mese prima McPhee aveva scoperto vivendo per quindici giorni a pochi centimetri di distanza dal prato su cui il tennis moderno è nato, per ascoltare e poi ritrarre dal vero, nel secondo pezzo che compone questo libro, uno dei suoi personaggi più indimenticabili: Robert Twynam, giardiniere capo di Wimbledon.