I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Lena e la tempesta”
“Gli inizi sono sempre la fine di qualcosa: di un percorso, di un cambiamento, di una speranza che diventa realtà o abbandono. Un inizio è sempre la fine di qualcosa, per esempio di un libro. La sua fine, con quel che ti lascia, le sue riflessioni, le decisioni dei suoi personaggi, altro non è che l’inizio di nuovi pensieri. Stimoli. Umori.
Quindi cos’è un inizio se prima non vi è stata una fine? Ma qualcuno conosce una fine che non sia intrisa di dolore o di pensieri confusi che si rincorrono? Quattro lettere che fai fatica a scrivere sino a quando, un giorno dopo l’altro, ti accorgi di averle messe in fila. Sì, proprio tu.
Ed è proprio una questa la storia di Lena: la fine di un circolo di ricordi, peraltro errati, con l’avvio di qualcosa di nuovo e indefinito, una nuova avventura. Mi è dispiaciuto che l’autrice abbia corso verso la chiusura non sciogliendo tutti i nodi […].
È un po’ un romanzo non concluso nonostante rappresenti una fine. A ogni modo lo definisco bello, leggero e serio al tempo stesso.
La descrizione di Levura mi ha ricordato molto Pantelleria, e perdersi in quel mare immaginario, in questo autunno, è ancora più magico sebbene accada solo nella fantasia.
[Questo libro mi è stato regalato in occasione del mio compleanno, da amici che hanno dimostrato di sostenere ogni nostra fine incitandoci ad avere il coraggio di vivere nuovi inizi. È anche grazie a loro se le gambe sono tremate un pochino di meno e questo non potrò mai dimenticarlo.]”
@a_giulia_piace_leggere_ su instagram (21 ottobre 2019)
“Lena torna sull’isola della sua adolescenza custodendo un trauma che l’ha segnata: affronterà i fantasmi del passato e si aprirà al futuro grazie all’acquisita consapevolezza di sé. Catartico. Buona la prosa.”
@Sabri_book su twitter (19 maggio 2019)
Lena e la tempesta
Autrice: Alessia Gazzola
Editore: Garzanti
Genere: Moderna e contemporanea
Collana: Narratori Moderni
Anno edizione: 2019
Pagine: 192
Cosa scrive l’editore
Si dice che ciascuno di noi, nel corso della propria vita, accumuli in media tredici segreti. Di questi, cinque sono davvero inconfessabili. Lena ne ha soltanto uno, ma si fa sentire dentro come se ne valesse mille. E per quanto si sforzi di dimenticarlo, è inevitabile per lei ripensarci mentre dal traghetto scorge l’isola di Levura, meta del suo viaggio.
Levura, frastagliata e selvaggia, dove ha passato le estati indimenticabili della sua giovinezza. Dove non ha più rimesso piede da quando aveva quindici anni. Da quando ogni cosa è cambiata.
Ora suo padre le ha regalato la casa di famiglia e lei ha deciso di affittarla per dare una svolta alla sua esistenza. Perché si sente alla deriva, come una barca persa tra le onde. Perché il suo lavoro di illustratrice, che ama, è a un vicolo cieco.
Lena non sarebbe mai voluta tornare a Levura, non sarebbe mai voluta tornare tra quelle mura. Ma è l’unica possibilità che ha. Mentre apre le finestre arrugginite e il vento che sa di mare fa muovere le tende, i momenti dell’ultima vacanza trascorsa lì riaffiorano piano piano: le chiacchierate, gli schizzi d’acqua sul viso, le passeggiate sulla spiaggia. E insieme il ricordo di quel giorno impresso a fuoco nella sua mente.
Il suo progetto è quello di stare a Levura il tempo di trovare degli affittuari per poi ricominciare altrove tutto quello che c’è da ricominciare. Eppure nulla va come aveva immaginato.
Lena non sa che quella stagione che abbronza il suo viso chiaro e delicato sarà per lei molto di più. Ancora non sa che l’isola sarà luogo di incontri inaspettati come quello con Tommaso, giovane medico che dietro un’apparente sicurezza nasconde delle ombre.
Giorno dopo giorno, Lena scopre che la verità ha mille sfumature. Che niente è davvero inconfessabile. Perché spesso la colpa cela solo una profonda fragilità.
Citazioni tratte dal libro
Ho molta difficoltà a dare un nome a quel che sento.
@IlariaBaiardini su twitter ( 26 maggio 2019)
La mia analista junghiana sosteneva che l’acuto simbolismo del mio linguaggio fosse conseguenza indiretta di un magma emotivo.
[…] credo che audacia espressiva non debba diventare sinonimo di dover stupire a tutti i costi, o si finisce con il perdere autenticità.
@Sabri_book su twitter (18 maggio 2019)